Centri commerciali, serrande giù per protesta. Zoia (Cncc): Weekend è essenziale per il food&beverage

Martedì 11 maggio, per 15 minuti, si abbasseranno le saracinesche di 30mila negozi in circa 1.200 strutture. Il motivo? La richiesta di aprire anche nel fine settimana che vale il 70% del fatturato per la ristorazione

06 maggio 2021 | 12:17
di Nicola Grolla
Le chiusure non piacciono a nessuno. Men che meno quelle nel weekend. A ribadirlo è il mondo dei centri commerciali che per martedì 11 maggio ha indetto una manifestazione a livello nazionale che coinvolgerà 30mila fra negozi, supermercati e punti vendita del Food&Beverage. Motivo? La norma che, anche in zona gialla, conferma la serrata delle gallerie durante i fine settimana sconfessando, di fatto, le regole per l'accesso ai punti vendita che valgono dal lunedì al venerdì.



Serrande abbassate per 15 minuti in 1.200 strutture

L'iniziativa è promossa dalle associazione del commercio come Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione, che chiedono «l'immediata revoca delle misure restrittive che da oltre 6 mesi impongono la chiusura dei negozi nei giorni festivi e pre-festivi». Per dare un segnale inequivocabile, i player del settore abbasseranno le saracinesce per 15 minuti in modo coordinato in circa 1.200 strutture sparse sul territorio italiano.


Zoia (Cncc): «I weekend valgono il 70% dl fatturato dei punti vendita Food&Beverage»

Interpellato sulle motivazioni che hanno spinto le varie associazioni ad aderire alla manifestazione che punta a dare voce agli oltre 780mila lavoratori impegnati nel settore, Roberto Zoia, presidente del Cncc, ribadisce la totale sicurezza delle gallerie commerciali che, in oltre 14 mesi di pandemia, «non hanno registrato alcun caso di focolaio».

Dopo la battaglia sui canoni d’affitto, quella sulle riaperture. Come nasce l’idea di manifestare?
L’idea nasce dopo mesi di appelli, di proposte di collaborazione non accolte per confrontarsi su eventuali protocolli di sicurezza ancora più stringenti qualora necessari e, da ultimo, della richiesta inascoltata di un incontro con il Governo, per ricevere una spiegazione in merito alla recente decisione del tutto inattesa di non far riaprire le strutture 7 giorni su 7. Alla luce di tutto questo, abbiamo deciso che la manifestazione di protesta era necessaria: non per noi, ma per gli oltre 780mila lavoratori del settore.

La chiusura dei centri commerciali nel weekend quanto pesa in termini di perdita di fatturato? E per il solo settore F&B?
Il weekend sono i giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato. Per il settore F&B stiamo parlando di circa 70%. Quello che ci preoccupa più di tutto è che non c’è davvero più tempo da perdere: un’ulteriore perdita del 40% media del fatturato, causato dalla chiusura nei fine settimana, che si somma a oltre 12 mesi già in pesante contrazione, per molte aziende significa non avere la sostenibilità economica per reggere. La chiusura di negozi e attività di ristorazione non sono solo serrande abbassate e un posto sfitto, bensì significa crisi occupazionale.

Protocolli e misure di sicurezza sono state ampiamente implementate. Cosa cambia nel weekend? Maggiore rischio assembramento? C’è spiegazione scientifica?
Da mesi cerchiamo di far passare questo ragionamento: potendo aprire tutti i giorni della settimana e con orari prolungati, si contribuisce ad evitare assembramenti dando maggiori possibilità di scelta alle persone. Non solo: se le misure di sicurezza sono ritenute efficaci per la tutela della salute di dipendenti, fornitori e clienti così da consentire l’apertura delle attività nei centri commerciali da lunedì a venerdì, non ci riusciamo a capacitare del perché risultino non adeguate nel fine settimana, pur garantendo la medesima sicurezza nella gestione degli accessi e degli afflussi.

Il servizio pranzo/cena in zona gialla solo all’aperto non potrebbe essere esteso anche alle grandi food hall/food court dei centri commerciali?
La mia risposta non può che essere affermativa. E non si tratta di una semplice presa di posizione a favore del settore, parlano i fatti. Ci tengo a ricordare che nelle 1.200 strutture che rappresentiamo, non è stato registrato alcun caso di focolaio in oltre un anno di pandemia. E questo grazie agli investimenti che sono stati fatti su controllo numero ingressi, obbligo mascherine, sanificazioni, potenziamento impianti aereazione, servizi di security, ecc. e all’attenzione e alla disciplina con cui tutti gli operatori del settore lavorano ogni giorno.


 

La disponibilità a ospitare gli hub vaccinali

Dall'inizio dell'emergenza, inoltre, il settore dei centri commerciali si è impegnato in un dialogo costruttivo con il Governo, anche mettendo volontariamente e gratuitamente a disposizione 160 strutture sul territorio nazionale per la creazione di hub vaccinali. Per questo, ora, l'auspicio è quello di poter avere dalle istituzioni risposte certe e tempestive, «per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa», si legge nel comunicato diramato dalle associazioni.



La risposta della politica

E una prima risposta dalla politica è arrivata il 5 maggio per bocca del senatore Pd, Stefano Collina, vicepresidente della Commissione Industria, Commercio e Turismo: «Credo che sia possibile ragionare di riaprire in sicurezza i centri commerciali nel week end. I protocolli di sicurezza ci sono, i centri commerciali possono farli rispettare. Le istanze di chi impiega in tutta Italia quasi un milione di lavoratrici e lavoratori e che ha sofferto un calo drastico del fatturato vanno ascoltate e valutate in relazione ai dati della pandemia e all'andamento della curva dei contagi. Auspichiamo dunque che il governo possa prendere in considerazione a breve la riapertura dei centri commerciali nei giorni festivi e pre-festivi, stabilendo un calendario certo per il riavvio delle attività».


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Alberto Lupini


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