Centri commerciali in crisi, ingressi giù del 60% ogni giorno

In tutta Italia le limitazioni imposte dal Dpcm fanno male ai centri commerciali. Molti negozi sono chiusi e centinaia di migliaia di lavoratori rischiano il posto. Intanto le spese di gestione sono le stesse

18 novembre 2020 | 19:03
I centri commerciali stanno pagando a caro prezzo il lockdown italiano, nonostante le tre fasce e qualche limitazione leggera in alcune regioni. «Io fino a 3-4 settimane fa parlavo di qualche decina di migliaia di posti di lavoro a rischio, oggi purtroppo devo ammettere che siamo alle centinaia di migliaia anche perché finito il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione sarà veramente un bagno di sangue». L'allarme lo lancia il presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali, Roberto Zoia, lancia intervistato da Adnkronos Labitalia.


Ingressi a picco

Zoia: situazione grave e drammatica
«Oggi viviamo una situazione paradossale - rimarca Zoia - con centinaia di migliaia di persone che perderanno il posto di lavoro se andiamo avanti così e c'è chi sta vivendo, come ha detto Confesercenti questa mattina, in un regime di monopolio come nell'online. È una situazione grave e drammatica non solo per i centri commerciali ma per il Paese. Chiudere le aziende di commercio fisico, senza aver posto delle limitazioni sulla possibilità che gli acquisti di Natale siano fatti attraverso altre forme mette tutti in ginocchio».

Proposte fatte, si attendono risposte
Le proposte sono state fatte, come in tutti gli altri settori. «Noi - prosegue Zoia - abbiamo presentato delle richieste al governo sia per il breve periodo sia per una politica di ripresa dei consumi che è chiaro che deve essere fatta. Vedremo se ci saranno risposte adeguate che potranno mitigare la situazione ma ad oggi è nera».

Ingressi giù del 60% ogni giorno
I dati parlano di un -50/-60% ingressi tutti i giorni. Con un aggravante: comunque i centri commerciali stanno mantenendo aperti a beneficio dei cittadini i servizi essenziali. Ma tenere aperto un centro commerciale perché c'è il supermercato significa sanificarlo, pulirlo, vigilarlo. Quindi le spese fisse ci sono ma per tenere aperto una piccola parte del centro commerciale stesso. Di fatto, non ci sono i clienti, i negozi sono chiusi, ma bisogna pagare la vigilanza e le pulizie come se tutto fosse a pieno regime».

Mancano decisioni strutturali per salvare il futuro
I centri commerciali sono chiusi tutti i giorni nelle zone rosse, e solo nel week end nelle zone gialle e arancioni, tranne appunto i servizi essenziali. «Le incognite in questo momento - spiega Zoia - sono tantissime. Quel che è certo è che ogni giorno che passa sono danni che difficilmente si recupereranno nel 2021. Capisco il governo, capisco che c'è un problema di salute pubblica ma non mi sembra che ci siano i paracadute adeguati per salvare un comparto come quello del commercio che è in ginocchio. È un problema dell'intero settore del commercio fisico. Una quota enorme di aziende produttive del Paese che sono in ginocchio e non riesco a capire cosa si stia facendo per aiutarle».

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Alberto Lupini


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