Il catering chiede aiuti e ristori. «Servono per placare il disagio. No a riaperture illecite»
Il presidente dell'associazione nazionale di categoria, Paolo Capurro boccia l'idea di proteste che portano all'apertura dei locali nonostante i divieti, ma chiede al Governo interventi subito per sostenere le aziende
14 gennaio 2021 | 13:15
Anche l’associazione banqueting e catering si è espressa sulle tante iniziative di protesta che stanno nascendo in forma autonoma in tutta Italia e che stanno spaccando il mondo dell’Horeca tra chi è convinto che sia l’ora di agire e chi continua a sperare in trattative più istituzionali. Parere negativo quello di Paolo Capurro, presidente dell’associazione, il quale non fatica a comprendere la vessazione dei ristoratori, ma invita al rispetto della legalità.
Difficoltà comprensibile, ma non si vada contro la legge
«Comprendiamo perfettamente - ha detto Capurro - il profondo disagio e la disperazione che stanno animando la protesta di alcuni imprenditori della ristorazione, eppure la nostra associazione non può non prendere le distanze da ogni tipo di manifestazione illegale. La riapertura forzata è destinata ad avere ripercussioni pesanti e molto negative dal punto di vista penale, mediatico, sociale e reputazionale. Con questo modo di fare si mette a rischio anche la sicurezza dei propri clienti, passando dalla parte del torto quando si hanno in realtà tutte le ragioni per protestare nei modi e nelle sedi giuste!».
Aiuti subito per placare il disagio
«Tuttavia - prosegue - ribadendo il valore imprescindibile della legalità, non posso fare a meno di notare le grandi responsabilità dell’esecutivo che dovrebbe rispondere alle richieste di aiuto con provvedimenti programmati, coerenti, tempestivi e supportati da evidenze scientifiche. Servono quindi, per non dare adito a proteste incontrollate, interventi urgenti su più fronti: ristori ben più corposi da calcolare sul delta fra il fatturato del 2020 e quello del 2019, la proroga del credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021 e, sempre per tutto l’anno appena iniziato, la proroga della cassa integrazione, con anche vantaggi fiscali per quelle aziende che ne interrompono l’utilizzo per i propri collaboratori. Tutte misure necessarie anche e soprattutto per il nostro settore, quello degli eventi e delle cerimonie, fermo da febbraio scorso e con prospettive a dir poco preoccupanti, con un rischio sempre più concreto di dover fare i conti con una raffica di chiusure e licenziamenti».
Il settore del catering ha sofferto, soffre e soffrirà ancora la crisi da pandemia considerando lo stop a tutti gli eventi aggregativi. Il bilancio dell'intero anno è drammatico con un dicembre senza cene aziendali che ha causato il 100% di riduzione del fatturato. Andando a ritroso e ripercorrendo mese per mese quanto e come si è potuto lavorare, emerge che i mesi in cui si è fatturato sono stati solo 3 su 12. «Come possiamo andare avanti in queste condizioni? - si chiede il presidente - ci siamo impegnati a fare il massimo per offrire un servizio in totale sicurezza, adottando protocolli ancora più rigidi di quelli previsti dalla legge stessa, eppure dall’inizio della pandemia siamo riusciti a riprendere l’attività solo a settembre, e comunque lavorando a regimi più che ridotti con perdite del 70%. Dopo settembre ancora uno stop. Se guardiamo indietro abbiamo potuto lavorare solo 3 mesi su 12. Una sciagura che impone sostegno maggiore da parte delle istituzioni, che finora hanno purtroppo fatto troppo poco. Ricordiamo a tutti che il nostro comparto, per cui abbiamo chiesto lo stato di crisi senza ricevere peraltro alcuna risposta, conta 1.400 imprese per 135mila addetti e 2,5 miliardi di fatturato stimato. Possiamo permetterci di abbandonarlo così? Io non lo credo».
L’allarme cresce con la crisi di Governo in atto la quale però non deve diventare una scusa per venire meno ad accordi o promesse precedenti: «La crisi di Governo in atto in queste ore - chiude Capurro - non può e non deve assolutamente mettere in discussione tutte le misure promesse per attenuare la crisi economica che le nostre aziende soffrono da ormai un anno e di cui, purtroppo, non si vede ancora la fine».
Catering ko per la crisi
Difficoltà comprensibile, ma non si vada contro la legge
«Comprendiamo perfettamente - ha detto Capurro - il profondo disagio e la disperazione che stanno animando la protesta di alcuni imprenditori della ristorazione, eppure la nostra associazione non può non prendere le distanze da ogni tipo di manifestazione illegale. La riapertura forzata è destinata ad avere ripercussioni pesanti e molto negative dal punto di vista penale, mediatico, sociale e reputazionale. Con questo modo di fare si mette a rischio anche la sicurezza dei propri clienti, passando dalla parte del torto quando si hanno in realtà tutte le ragioni per protestare nei modi e nelle sedi giuste!».
Aiuti subito per placare il disagio
«Tuttavia - prosegue - ribadendo il valore imprescindibile della legalità, non posso fare a meno di notare le grandi responsabilità dell’esecutivo che dovrebbe rispondere alle richieste di aiuto con provvedimenti programmati, coerenti, tempestivi e supportati da evidenze scientifiche. Servono quindi, per non dare adito a proteste incontrollate, interventi urgenti su più fronti: ristori ben più corposi da calcolare sul delta fra il fatturato del 2020 e quello del 2019, la proroga del credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021 e, sempre per tutto l’anno appena iniziato, la proroga della cassa integrazione, con anche vantaggi fiscali per quelle aziende che ne interrompono l’utilizzo per i propri collaboratori. Tutte misure necessarie anche e soprattutto per il nostro settore, quello degli eventi e delle cerimonie, fermo da febbraio scorso e con prospettive a dir poco preoccupanti, con un rischio sempre più concreto di dover fare i conti con una raffica di chiusure e licenziamenti».
Paolo Capurro
Il settore del catering ha sofferto, soffre e soffrirà ancora la crisi da pandemia considerando lo stop a tutti gli eventi aggregativi. Il bilancio dell'intero anno è drammatico con un dicembre senza cene aziendali che ha causato il 100% di riduzione del fatturato. Andando a ritroso e ripercorrendo mese per mese quanto e come si è potuto lavorare, emerge che i mesi in cui si è fatturato sono stati solo 3 su 12. «Come possiamo andare avanti in queste condizioni? - si chiede il presidente - ci siamo impegnati a fare il massimo per offrire un servizio in totale sicurezza, adottando protocolli ancora più rigidi di quelli previsti dalla legge stessa, eppure dall’inizio della pandemia siamo riusciti a riprendere l’attività solo a settembre, e comunque lavorando a regimi più che ridotti con perdite del 70%. Dopo settembre ancora uno stop. Se guardiamo indietro abbiamo potuto lavorare solo 3 mesi su 12. Una sciagura che impone sostegno maggiore da parte delle istituzioni, che finora hanno purtroppo fatto troppo poco. Ricordiamo a tutti che il nostro comparto, per cui abbiamo chiesto lo stato di crisi senza ricevere peraltro alcuna risposta, conta 1.400 imprese per 135mila addetti e 2,5 miliardi di fatturato stimato. Possiamo permetterci di abbandonarlo così? Io non lo credo».
L’allarme cresce con la crisi di Governo in atto la quale però non deve diventare una scusa per venire meno ad accordi o promesse precedenti: «La crisi di Governo in atto in queste ore - chiude Capurro - non può e non deve assolutamente mettere in discussione tutte le misure promesse per attenuare la crisi economica che le nostre aziende soffrono da ormai un anno e di cui, purtroppo, non si vede ancora la fine».
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Alberto Lupini
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