Quasi 5 miliardi per un giochino destinato a pochi eletti (ricchi, per di più) e sottratti alle categorie che storicamente spingono in alto il Pil dell'
Italia, ma che dalla pandemia usciranno con le ossa rotte a causa di restrizioni poco scientifiche e di aiuti statali ridotti al lumicino. Il giochino è stato ribattezzato
cashback ed è stato introdotto dal
Governo Conte con l'intento di "regalare" agli italiani qualche centinaio di euro a fronte di miglia di euro di spese sostenute con
pagamenti elettronici. Le categorie ko che subiscono questa formula sono soprattutto i
ristoratori che, increduli, stanno a guardare l'omicidio delle proprie attività (e di molte famiglie che vivono grazie a quelle attività).
La scelta di Gramaglia
Qualcuno però, stanco di stare a guardare, ha deciso di fare i bagagli e andarsene, destinazione Dubai. È il caso dello chef stellato
Paolo Gramaglia (membro Euro-Toques) del ristorante
President di Pompei (Na) che, proprio mentre in Senato ci si appresta a discutere sulla possibilità di cancellare il
cashback per destinarlo alle categorie più colpite dalla crisi, fa i bagagli e si imbarca verso gli
Emirati per
lavorare, essere pagato, sostenuto ed apprezzato, tanto dalla gente quanto dalle istituzioni, dai manager, da chi mette i soldi e traccia le linee politiche insomma.
La mozione in Senato sul cashback
Prima di raccontare il perchè della sua "
fuga" è necessario aprire le porte del
Senato e capire cosa stia succedendo da quelle parti. Da una parte c'è l'ala destra della maggioranza appoggiata da
Fratelli d'
Italia (opposizione) che ha presentato in Senato una mozione per ottenere la cancellazione del cashback per
destinare quei fondi ai ristori. Un'idea sostenuta fin dal primo giorno di vita del meccanismo anche da Italia Viva. La questione è politica perchè sarà il primo crash-test per il
Governo Draghi: si misurerà la solidità della maggioranza e bisognerà evitare al massimo le frizioni che potrebbero avere strascichi al momento di prendere decisioni importanti sulle norme anti-Covid.
Ma la questione è anche
economica: in ballo ci sono 3 miliardi stanziati per il 2022 che si aggiungono ai 223 milioni di euro messi a referto per il 2020, più 1,75 miliardi per il 2021. L'ala che contrasta il cashback sostiene che il gettito non sia facilmente recuperabile e che manchi la proporzionalità della misura rispetto al pagamento in
contanti. E poi c'è la tesi per cui il cashback sosterrebbe maggiormente i clienti con maggiori disponibilità economiche, premiando dunque chi ha meno bisogno di altri.
I numeri riferiti alla
Camera dal ministro all'Economia,
Daniele Franco, parlano tuttavia di uno strumento che sta prendendo piede. Gli aderenti erano 6 milioni a dicembre 2020 e sono oltre 8 ora con le
transazioni passate da 2,9 a 4,1 milioni di euro (dato di febbraio). Ma il cashback ha già dimostrato tante falle, tra cui quella dei mini frazionamenti dei pagamenti di qualche furbetto che non ha voluto perdere tempo per imbrogliare. E poi il ritardo sul
versamentodei "premi" da destinare a chi si era meritato la paghetta. Insomma, in un momento come questo c'era bisogno di tante iniziative, ma non di questa; a maggior ragione in un momento in cui effettuare pagamenti per acquistare qualcosa è sempre più difficile, intermittente.
Gramaglia: Dispiaciuto e offeso
E allora qualcuno, appunto, se ne va. «Ho con me tre valige rosse, sto partendo per Dubai - ha detto Paolo Gramaglia - perchè in Italia non cambierà mai nulla. Il cashback è un
regalino che potevano risparmiarsi, che si aggiudica qualche furbetto. Io non ho aderito all'iniziativa pur utilizzando carta di credito sempre come del resto fa la gran parte degli
imprenditori, i 150 euro non li guardo proprio. Sono dispiaciuto e offeso, non posso più reagire qui per stanchezza e allora metto in atto una
rivoluzione positiva e parto per andare a lavorare a Dubai dove a dicembre hanno già
vaccinato tutti e lo spirito imprenditoriale che li contraddistingue li ha spinti ad investire tanto per mettere in sicurezza il Paese per essere pronti ora per ripartire, prima di tutti».
Gramaglia non è certo nuovo a girare il
mondo. Proprio a Dubai ci è già stato per lavorare come consulente ed ora ha trovato lo spiraglio giusto per rinnovare il menu del ristornate italiano
Bice all'interno dell'hotel
Hilton. High restaurant per un hotel super lusso nel cuore degli Emirati che amano, cercano e investono per portare sulla loro terra le delizie italiane. A Dubai inoltre è periodo di Dubai Food Festival, un evento per mettersi in mostra ancora di più; ma a Dubai lo attende anche tutta la comunità vegana che ha proprio in Gramaglia uno dei "guru" di quel tipo di cucina.
«Sono orgoglioso di essere
italiano, ma deluso da chi mi rappresenta - ha proseguito Gramaglia - per questo vado fuori dall'Italia ma portando i nostri sapori. Io mi piego, ma non mi spezzo, so che a questo punto bisogna salvarsi da solo e io voglio
salvare la mia attività di chef e la vita del President che, comunque, non chiuderà. Sarà il primo a
riaprire quando ce lo consentiranno, ma avrà una veste nuova e noi una mentalità nuova perchè non possiamo più pensare di ripartire da dove ci eravamo lasciati prima del Covid. Ripeto: alla base di tutto questo c'è che non possiamo più permetterci di
aspettare le decisioni del Governo e sottostare a continue aperture e chiusure».
Il rischio di un'emigrazione di massa
Un allarme concreto, una scelta che deve far
riflettere perchè può essere l'inizio di un'emigrazione all'estero dei nostri artigiani della Cucina più capaci e sapienti. Il loro cuore li tiene legati ancora all'Italia, c'è la speranza di non perderli per sempre: ma bisogna invertire la
rotta, altrimenti non ci resteranno che le grandi catene internazionali.