Il caro petrolio spegne le serre di ortaggi e fiori

Coldiretti segnala che il balzo dei prezzi di benzina e gasolio sta mettendo in ginocchio l’intera filiera. Chi non riesce e far fronte agli aumenti è così costretto a spegnere le serre e riconvertire la produzione

01 febbraio 2022 | 15:40

L’aumento record dei costi energetici spegne le serre e mette a rischio il futuro di alcune delle produzioni più tipiche del florovivaismo nazionale e degli ortaggi. Lo rivela la Coldiretti in un’indagine. «Se in altri settori si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica, le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte delle piante o la mancata fioritura», ha spiegato l'associazione.

Il caro petrolio mette in ginocchio le serre

Chi non riesce e far fronte agli aumenti è così costretto a spegnere le serre e cercare di riconvertire la produzione. Un trend, che secondo Coldiretti, pesa gravemente su un settore cardine per l’economia agricola nazionale che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati.

 

Anche il settore della pesca è in crisi

D’altronde il petrolio è arrivato a sfiorare i 90 dollari al barile. I prezzi dei carburanti sono ormai a livelli record e tra chi deve fare i conti con il caro gasolio, aumentato del 67% in un anno, c'è anche la flotta dei pescherecci italiani. A lanciare l'allarme nei giorni scorsi è stata Impresapesca Coldiretti, che parla di barche costrette a navigare in perdita o in alternativa a ridurre le uscite in mare. Una situazione grave, che rischia di portare a un doppio rivolto. Da un lato l'aumento del prezzo del pesce per ristoranti e consumatori, dall'altro l'aumento della presenza sul mercato di pesce straniero a scapito di quello italiano. Un'emergenza che si aggiunge al già critico nodo della riduzione delle giornate di pesca imposta dall'Unione Europea.

In crisi anche il trasporto merci

Ma in un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento di benzina e gasolio ha un effetto valanga sulla spesa di famiglie e sui costi delle imprese. «A subire gli effetti dei rincari è infatti l’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione - sottolinea la Coldiretti - Per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le lavorazioni dei terreni – spiega la Coldiretti – Senza dimenticare che l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%)». L’aumento dei costi, secondo Coldiretti, riguarda anche l’alimentazione del bestiame e i costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica (+72%) per i vasetti dei fiori alla banda stagnata per i barattoli (+60%), dal vetro (+40%) per i vasetti fino alla carta (+31%) per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.

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Alberto Lupini


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