Carne coltivata, dall'Europa via libera ai divieti dell'Italia

A rivelarlo a Italia a Tavola, il ministro Lollobrigida: per la Commissione Ue non ci sarà nessuna procedura di infrazione, né richiesta all'Italia di abrogare la legge. Niente produzione o commercio . «La Commissione - conclude Lollobrigida - ora chiede solo di essere informata sull'applicazione della legge da parte dei giudici nazionali»

01 febbraio 2024 | 11:59
di Nicholas Reitano

Carne coltivata in Italia, atto finale. Il divieto di produzione e commercio carne coltivata in Italia non verrà abrogato e al nostro Paese non verrà applicata nessuna procedura d'infrazione. A rivelarlo a Italia a Tavola, il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «La Commissione europea ha chiuso la procedura Tris, avviata a seguito della notifica della legge sulla carne coltivata. La chiusura comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto dell'Ue in tema di mercato interno. Diversamente, la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica. Non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all'Italia di abrogare la legge».

«La Commissione - continua il ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - ora chiede solo di essere informata sull'applicazione della legge da parte dei giudici nazionali. Come per tutti i provvedimenti che entrano in vigore in Italia, spetta ai giudici nazionali, in sede di applicazione, l'ulteriore vaglio di compatibilità con il diritto unionale».

In Europa una forte alleanza anti-carne coltivata

Insomma, si chiude un capitolo importante per il governo, che da tempo era in attesa di una decisione definitiva dell'Unione europea, dopo che la stessa Italia insieme ad Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna (con Repubblica Ceca, Malta e Romania pronte a dare sostegno) aveva presentato alla Commissione comunitaria le preoccupazioni relative alle produzioni di alimenti in laboratorio. Una vittoria, dunque, che potrebbe aprire nuovi scenari in Europa, con alcuni Paesi membri che potrebbero seguire la strada tracciata da Lollobrigida.

Carne coltivata, la situazione nel mondo

E se in Europa ben 17 nazioni sono titubanti sulla produzione e sul commercio di carne coltivata, nel resto del mondo alcuni Paesi - come IsraeleRegno Unito, Singapore e Usa - hanno già autorizzato da tempo la vendita di carne da laboratorio. Lo Stato ebraico, per esempio, è il primo al mondo ad aver autorizzato la vendita di carne coltivata da cellule bovine. L'autorizzazione riguarda il prodotto messo a punto da Aleph Farms, una start up di Rehovot e il ministero della Salute locale ha rivelato che la decisione è stata presa «in considerazione della crescente domanda globale di proteine e dell'importanza di produrre prodotti di origine non vivente come fonti alimentari alternative».

Ma anche nella stessa Eurozona, nonostante la maggioranza di Paesi contrari, ci sono governi che hanno avviato politiche in contrasto con l'approccio adottato dall'Italia: vedi la Germania, che ha seguito l'esempio di Danimarca e Paesi Bassi, impegnandosi a finanziare progetti per sviluppare un'industria di proteine sintetiche. Il governo tedesco, infatti, sta puntando su diverse iniziative, tra cui un maggiore sostegno alla ricerca sulla carne coltivata e agli alimenti a base vegetale con fondi da 38 milioni di euro per progetti di transizione proteica sostenibile nel 2024, oltre a programmi volti a trasformare gli agricoltori in produttori di proteine alternative.

Procedura Tris in Europa: che cos'è?

Con la comunicazione finale dell'Ue si chiude anche la procedura Tris, che, ricordiamo, è l'acronimo di "Technical regulations information system" e rappresenta un meccanismo nel contesto del diritto europeo che mira a garantire la trasparenza e la notifica preventiva di normative tecniche da parte degli Stati membri dell'Unione europea. Questa procedura è disciplinata dalla Direttiva 2015/1535/Ue e si applica a progetti di legge e regolamenti nazionali che possono avere un impatto sul commercio di beni e servizi all'interno del mercato unico europeo. Gli Stati membri sono tenuti a notificare alla Commissione europea qualsiasi progetto di normativa tecnica prima della sua adozione nazionale, consentendo così una revisione preliminare da parte dell'organo comunitario. Tale procedura tris mira a evitare ostacoli non giustificati al libero scambio di merci e servizi tra gli Stati membri, promuovendo la coerenza e la compatibilità delle normative tecniche nell'ambito del mercato interno europeo. In caso di obiezioni da parte della Commissione o di altri Stati membri entro un determinato periodo, gli Stati interessati sono tenuti a riesaminare la proposta e ad apportare eventuali modifiche al fine di risolvere le preoccupazioni sollevate.

L'Italia “chiude” alla carne coltivata: le conseguenze per l'economia secondo i contestatori

Con il triplice fischio di questa lunghissima partita, infine, cadono anche le speranze dei contestatori, che da tempo esprimevano la loro contrarietà nei confronti della scelta Lollobrigida. Per esempio, secondo Good Food Institute, con questa scelta si creerà uno svantaggio competitivo nei confronti di altre economie mondiali (citate poc'anzi) che già investono nella ricerca di proteine complementari.

Inoltre, il divieto costituirebbe anche una mancata tutela degli interessi dei consumatori italiani, perlomeno di coloro che si dicono favorevoli ad alternative alimentari del genere. Poi, ne uscirebbe danneggiata anche la ricerca scientifica: il divieto del Governo avrebbe favorito un clima di incertezza in cui gli studiosi si ritrovano a dover agire, con pochi fondi a disposizione, arrivando a valutare l'idea di trasferirsi all'estero pur di poter approfondire in modo adeguato e libero da condizionamenti esterni.

L'indagine di Coldiretti: gli italiani sono favorevoli alla carne coltivata?

Detto tutto ciò, cosa ne pensano gli italiani della carne coltivata? Secondo un'indagine della Coldiretti datata 21 gennaio, sette persone su dieci (70%) hanno detto "no" alla messa in commercio del cibo artificiale prodotto in laboratorio, dalla carne di pollo fino a quella bovina, per le perplessità sugli effetti a lungo termine sulla salute umana e sull'ambiente.

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Alberto Lupini


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