Calenda contro la “morale” di Santanchè sul reddito di cittadinanza

Secondo la ministra del Turismo, quella misura «ha fatto tanto male», ma per il fondatore di Azione la Santanchè non dovrebbe fare la moralizzatrice visto le indagini per falso in bilancio e bancarotta delle sue società

05 agosto 2023 | 16:04

È stato per anni al centro di polemiche, confronti, dibattiti e discussioni, anche legate a coloro che, pur non avendone diritto sono riusciti, nel tempo, a percepirlo: stiamo, naturalmente, parlando del reddito di cittadinanza. Reddito che il Governo ha deciso di togliere. Con conseguenza (sembrerebbe) dell’immediato ritorno dei lavoratori stagionali nelle località turistiche. Soddisfatta la ministra del Turismo Daniela Santanchè per la quale il reddito di cittadinanza «abbia fatto tanto male: hanno dato soldi a chi era occupabile». Immediata la risposta del fondatore e segretario di Azione, Carlo Calenda che, seppur contrario al Reddito di cittadinanza, ha affermato via Twitter di non «accettare la morale» della Santanchè, riferendosi alle indagini della procura di Milano per falso in bilancio e bancarotta, legate alla società Visibilia Editore spa, di cui la ministra è stata presidente dal 2016 fino allo scorso 23 gennaio.

Calenda e la polemica su Twitter con la Santanchè

Calenda ha scritto su Twitter: «Anche non pagare i lavoratori, pagarsi stipendi non sostenibili, mandare all’aria società, usare impropriamente la cassa integrazione e rimanere serenamente ministro, sono tutte cose che fanno molto ma molto male».

Santanchè: Putare su giovani e formazione

In ogni caso la ministra Santanchè ha sottolineato come «dobbiamo mettere in condizione i giovani di lavorare. Chi dà lavoro sono le imprese e bisogna aiutarle nel poter assumere con un cuneo fiscale che abbiamo già messo». Inoltre, secondo la senatrice serve lavorare anche sulla formazione: «Poi c’è un tema di professionalizzazione e un problema che dobbiamo affrontare di preparazione di questi lavoratori. Urge anche invogliarli con stipendi che siano adeguati».

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Alberto Lupini


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