Caffè scontato a chi prende l'asporto, polemiche sulla barista no vax

Il provvedimento in vigore dal 10 gennaio col Green pass rafforzato. La titolare di un bar di Ventimiglia: «Lo faccio a tutti»; ma l'associazione di categoria la rimprovera: «Sbagliato incentivare chi non si vaccina»

04 gennaio 2022 | 18:14

Caffè scontato a tutti i clienti che lo prenderanno d'asporto. Questa la decisione di Sonia Oliverio, barista di Ventimiglia. La promozione sarà attiva nel suo locale dal 10 gennaio, giorno in cui entrerà in vigore il Super green pass, che impedisce di fatto ai non vaccinati di poter consumare il caffè anche al bancone. «Non c'è nessuna discriminazione, lo sconto vale per tutti», ha dichiarato. Ma l'iniziativa inevitabilmente strizza l'occhio ai non vaccinati e non è piaciuta alla Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe).

Polemiche sul caffè scontato della barista no vax

«Visto che dal 10 gennaio saranno in molti a dover far colazione in piedi fuori al freddo, quindi privati di molti “comfort” è giusto anche che paghino un po’ meno». Così Sonia Oliverio, titolare di un bar di Ventimiglia, ha motivato la decisione di ridurre il costo di una tazzina di caffè espresso, portandolo da un euro a ottanta centesimi (ma anche del cappuccino e del caffè latte). Una decisione che ha inetivabilmente scatenato polemiche, dato che di fatto strizza l'occhio ai no vax. E non è nemmeno piaciuta ai vertici della Fipe, l'associazione di categoria, che ha subito voluto prendere le distanze.

«Nessuna discriminazione, applicherò lo sconto a tutti» 

«Il mio non è un provvedimento discriminatorio, applicherò gli sconti a tutti», ha dichiarato Oliverio, classe 1968, che da trentaquattro anni gestisce il suo bar pasticceria. Non si è ancora vaccinata, ma non si definisce una no vax. «Sono pronta a farlo se il provvedimento diventerà obbligatorio. Del resto in passato l'ho fatto per altre tipologie di siero, ma in questo caso non ho voluto farlo - ha detto - In ogni modo, tre volte la settimana, nel rispetto della normativa sanitaria, effettuo il tampone per poter lavorare.  Il virus esiste;  al tempo stesso so che molti clienti, per motivi di salute o per paura, non si sono vaccinati. Vaccinati e non, mi sono stati vicini durante il lockdown e durante l'alluvione (avvenuta nell'ottobre del 2020, ndr). Mi hanno sostenuto comprando i prodotti del mio locale e quindi quando ho saputo dell'introduzione del Super green pass mi è dispiaciuto per quelli che inevitabilmente ne sarebbero stati sprovvisti. Il mio lo considero un gesto di umanità, una sorta di sconto fedeltà per chi mi è stato vicino».

 

L'associazione di categoria prende le distanze

A prendere subito le distanze dal gesto di Sonia Oliviero è stata la Fipe, l'associazione di categoria . «Ricordo che il Super green pass non serve per l'asporto o per il delivery, ma in ogni caso chi prende un prodotto non potrà per legge consumarlo nelle vicinanze del locale - ha dichiarato Roberto Calugi  -  Il mio consiglio è di vaccinarsi. E' l'unico modo affinché queste regole un giorno possano sparire e che  si torni alla normalità. Non è infatti con questi gesti che salviamo la categoria».  E alle sue parole sono seguite quelle del vicario nazionale Aldo Cursano. «Le azioni governative come quelle che hanno portato all'introduzione del Super green pass sono dei sacrifici necessari atti a risolvere il problema del contagio - ha premesso - Servono quindi gesti di condivisione e responsabilità e non forme incentivanti, come quella proposta in questo caso, che strizzano l'occhio a chi finora non si è vaccinato. Potrebbe infatti trasformarsi in un boomerang. Mi rendo conto che in questo caso si tratta di una iniziativa personale che va inquadrata nel contesto di un momento complicato come quello che stiamo vivendo. Bisogna però sempre mettere al centro la salute, che è il bene più prezioso. Urge un maggior senso civico, tutti dobbiamo remare nella stessa direzione e chi ha un esercizio pubblico deve essere il primo a dare un buon esempio».

 

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Alberto Lupini


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