Caffè al bancone, una necessità per i fatturati e la sostenibilità
Secondo Fipe, il divieto di consumo al banco sta impattanto sulle casse dei bar (-40% di fatturato) e sul pianeta (30 tonnellate di rifiuti di plastica al giorno). La ripresa del servizio è legata al dossier riaperture
11 maggio 2021 | 18:32
Il pressing per un accelerazione sul dossier riaperture non si ferma. La partita decisiva non dovrebbe giocarsi prima di venerdì 14, data del prossimo monitoraggio. Eppure, sopratutto dal centrodestra al Governo, si spinge per una revisione in tempi rapidi delle restrizioni. A partire dal coprifuoco e passando per la riapertura dei centri commerciali nel weekend, il via libera alle cerimonie, il ritorno negli stadi, la riattivazione di palestre e piscine al chiuso per finire alla questione del servizio al bancone del bar (possibile in zona gialla dal 17 maggio?). Un tema, quest'ultimo, che potrebbe risolvere due effetti negativi: il mancato incasso dei bar e la riduzione dello spreco di plastica.
Una restrizione che secondo Fipe sta provocando «un disastro in cui a essere maggiormente penalizzati sono i ristoranti». Sempre secondo il Centro Studi Fipe, infatti, lo slittamento del coprifuoco alle 23.00 porterebbe un beneficio per le casse dei locali pari al 10% dei fatturati giornalieri mentre arrivando alle 24.00 si aggiungerebbe un ulteriore recupero del 7%. «In totale - spiega la Federazione - queste due ore in più di lavoro garantiscono un incremento di volumi di affari per i pubblici esercizi di 10 milioni di euro al giorno. Una boccata d’ossigeno importante ma ancora più importante è la ripresa al più presto dell’attività al chiuso. Non dimentichiamoci che, non solo il 46% dei locali italiani, 116mila bar e ristoranti, è sprovvisto di spazi all’aperto, ma la perturbazione che interesserà per tutta questa settimana buona parte del nostro Paese, sta determinando un nuovo lockdown di fatto anche per le altre attività. Anche per questo non si può più attendere oltre».
Niente servizio al bancone? Calano i fatturati e aumenta la plastica
A sottolineare il doppio livello della discussione è stata la Fipe-Confcommercio, associazione datoriale dei pubblici esercizi, che ha fatto notare come il divieto di consumare il caffè al banco, da un lato, ha fatto crollare del 40% i fatturati dei bar e, dall'altro, «sta mettendo in circolazione un mare di bicchierini di plastica». Secondo un'analisi dell'Ufficio Studi di Fipe, «il divieto di consumo al banco da solo, ovvero escludendo l’asporto, genera 30 tonnellate di rifiuti di plastica al giorno». Dato che, se unito alla mancanza di evidenze scientifiche che leghino il consumo al banco al propagarsi della pandemia, fa emergere la necessità di un ripensamento delle regole di ingaggio con il cliente.La battaglia sul coprifuoco
In questa direzione, inoltre, si pone anche il tema del coprifuoco. La cabina di regia convocata a Palazzo Chigi per discutere del decreto Sostegni Bis non ha potuto evitare il tema. A intestarsi la battaglia è innanzitutto il centrodestra, Lega e Forza Italia. Mariastella Gelmini, ministro agli Affari regionali ha richiamato lo stesso Governo a mantenere la promessa di un tagliando a metà mese del divieto di circolazione notturna. L'ipotesi è che dal 17 maggio qualcosa possa cambiare (anche per la consumazione al banco). E non si tratterebbe di una modifica di poco conto per bar e ristoranti attualmente costretti al servizio solo all'esterno.Una restrizione che secondo Fipe sta provocando «un disastro in cui a essere maggiormente penalizzati sono i ristoranti». Sempre secondo il Centro Studi Fipe, infatti, lo slittamento del coprifuoco alle 23.00 porterebbe un beneficio per le casse dei locali pari al 10% dei fatturati giornalieri mentre arrivando alle 24.00 si aggiungerebbe un ulteriore recupero del 7%. «In totale - spiega la Federazione - queste due ore in più di lavoro garantiscono un incremento di volumi di affari per i pubblici esercizi di 10 milioni di euro al giorno. Una boccata d’ossigeno importante ma ancora più importante è la ripresa al più presto dell’attività al chiuso. Non dimentichiamoci che, non solo il 46% dei locali italiani, 116mila bar e ristoranti, è sprovvisto di spazi all’aperto, ma la perturbazione che interesserà per tutta questa settimana buona parte del nostro Paese, sta determinando un nuovo lockdown di fatto anche per le altre attività. Anche per questo non si può più attendere oltre».
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Alberto Lupini
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