Il Cacio vince sul Pecorino: potrà continuare a usare il marchio “romano”

La Cassazione ha stabilito che non c'è il rischio che i consumatori confondano Cacio romano e Pecorino Dop, ma per il Consorzio del Pecorino e Origin Italia la sentenza indebolisce la tutela delle Indicazioni Geografiche

22 marzo 2023 | 10:23

Nella battaglia tra il Cacio Romano (prodotto nel Lazio, con latte laziale) e il Pecorino Romano Dop (prodotto quasi interamente con latte sardo), l’ha spuntata il primo. Secondo la Cassazione non c’è, infatti, rischio di confusione: i due formaggio sono diversi, come diversa è la loro denominazione, quanto al termine romano che li accomuna è solo l’indicazione della provenienza senza alcun carattere distintivo. Quindi il Cacio Romano può continuare ad essere commercializzato con questo nome. Inoltre il Cacio Romano, dice la Suprema Corte, è stato registrato nel 1991 mentre la Dop del Pecorino Romano è stata riconosciuta dalla Commissione Europea solo nel 1996. Per questi motivi è stato respinto il ricorso del Consorzio del Pecorino Romano Dop, sostenuto dai produttori di latte ovino sardo, contro la Formaggi Boccea che produce il Cacio Romano, supportata dalla Regione Lazio e dalla Coldiretti del Lazio. Con il verdetto 7937, la Cassazione ha confermato la Corte di Appello di Roma che nell'agosto 2018 ribaltò il primo grado che - invece - aveva inibito l'uso del marchio Cacio Romano in una “guerra” senza esclusione di colpi che portò anche al sequestro delle forme in giacenza e vendute dal caseificio della capitale.

Il Consorzio del Pecorino: La politica deve intervenire anche sui casi di evocazione nazionali

«Una decisione che ovviamente ci lascia molto amareggiati. Si vanificano così tutte le attività dedicate a spiegare al mondo il valore delle nostre eccellenze e il loro impatto sulle filiere, con una sentenza frettolosa che butta via anni di sacrifici e di duro lavoro - dichiara Gianni Maoddi, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano - La politica non può interessarsi soltanto a quello che succede fuori dai confini nazionali, ma deve apprendere che i problemi seri di evocazione avvengono in casa nostra e pertanto non può girarsi dall’altra parte e ignorare quanto avviene».

Origin Italia: La sentenza indebolisce la tutela delle Indicazioni Geografiche riconosciute

«I problemi sulla difesa delle denominazioni ad Indicazione Geografica riguardano anche casa nostra, come dimostra la sentenza della Cassazione sul Pecorino Romano Dop - commenta Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia - Tanto più grave se pensiamo alla battaglia legale europea ancora in corso sul Prozek e sull’aceto balsamico della Slovenia. Come se non bastasse, mentre è in fase di approvazione il nuovo quadro normativo comunitario sulle Indicazioni Geografiche, che sta vedendo il nostro Paese e la nostra Organizzazione battersi per una più incisiva tutela verso le emulazioni. Origin fa un appello quanto mai urgente, visto il gravissimo fatto accaduto, alla politica affinché emani norme adeguate e precise contro le evocazioni dei prodotti Dop e Igp che non consentano più interpretazioni così dannose per il sistema food di qualità nazionale da parte dei tribunali italiani».

 

La sentenza degli ermellini scardina così tutti i progressi fatti nella protezione delle Indicazioni Geografiche che quotidianamente combattono con prodotti che sfruttano la loro notorietà e traggono in confusione i consumatori. Tale decisione rischia pertanto di indebolire l’intero sistema, già oggetto di continui attacchi da parte di imitazioni estere

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Alberto Lupini


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