Buoni pasto, si cambia: commissioni al 5%. Bar e ristoranti risparmiano 150 milioni?
L'annuncio della viceministra dell'Economia Castelli, che ha incontrato i rappresentanti delle associazioni che il 15 giugno avevano scioperato per chiedere la riforma del settore. Soddisfatto il presidente Fipe Stoppani
Dopo le proteste, uno spiraglio di luce: il Governo sembra pronto a modificare il sistema dei buoni pasto, mettendo le commissioni al 5% e lavorando poi a una completa riforma del settore. «Nel primo provvedimento utile inseriremo una norma che ristabilisce equità, ed evita le storture di un settore che, di fatto, penalizzavano solo gli esercenti. In un momento di particolare crisi del settore, dovuto anche agli effetti negativi della pandemia e della guerra in Ucraina, assicuriamo un sostegno concreto con minori commissioni, a carico degli esercenti, che si possono stimare in quasi 150 milioni di euro, per le sole gare di prossima emanazione. Risorse che rimarranno quindi agli esercenti». Così si è espressa Laura Castelli, viceministro dell'Economia, al termine dell’incontro tenutosi questa mattina con i rappresentanti Fipe - Confcommercio, Fida, Fiepet - Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad, le organizzazioni di categoria che riuniscono la maggior parte di bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati che quotidianamente accettano i buoni pasto e che, il 15 giugno, avevano deciso di non ritirare i buoni pasto.
Provvedimento ponte e poi riforma
«Si tratta di un provvedimento ponte, perché gli incontri di queste due settimane con le organizzazioni di categoria, e le riflessioni fatte con il Gabinetto e gli Uffici del Ministero, mi hanno, anzi ci hanno convinto, dell’esigenza di arrivare, entro fine anno, ad una riforma complessiva del settore dei servizi sostitutivi di mensa - ha aggiunto Castelli - Anche per questo il tavolo tecnico continuerà a riunirsi e probabilmente verrà allargato anche ad altri attori».
Commissioni al 5% per i buoni pasto
«Prima dell’introduzione della norma - ha proseguito Castelli - su cui interveniamo, il meccanismo delle gare pubbliche registrava valori della commissione applicata agli esercenti non superiori al 5%, negli ultimi anni invece hanno visto lievitare notevolmente questa commissione. Se guardiamo all’esperienza delle procedure bandite da Consip lo sconto offerto, e quindi la commissione praticata agli esercenti, nelle ultime edizioni della procedura di gara ha avuto valori ricompresi fra il 21% e il 14%. Nella gara BP9 la media ponderata delle commissioni/sconti ottenuti è stata di 16,55%. La disciplina transitoria, che resterà in vigore fino a fine anno, permetterà alle centrali di committenza, e più in generale a tutte le stazioni appaltanti, di bandire procedure di gara per l’acquisizione di questi servizi con modalità che consentono di ridurre la misura della commissione applicata agli esercenti, in particolare svincolando l’entità della commissione dallo sconto praticato alla pubblica amministrazione. È una misura che fissa anche un tetto massimo alla Commissione, riportandolo ai valori precedenti che, peraltro, sono in linea con quello di molti Paesi europei».
Le associazioni di settore: «Un passo importante per una riforma del sistema»
Positivo il parere di Fipe - Confcommercio, Fida, Fiepet - Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad al termine dell'incontro: «Il passo in avanti che registriamo oggi sulla questione dei buoni pasto è estremamente positivo e apre la strada a una soluzione che auspichiamo, una volta approvata, ponga fine al più presto ad una situazione ormai insostenibile per le nostre aziende, che pagano commissioni eccessive a fronte di un prezioso servizio erogato ogni giorno a milioni di lavoratori. Diamo atto dell’impegno con cui il viceministro, che ringraziamo, ha raccolto le istanze delle imprese, sostenendo una proposta di intervento che rimarca l’importanza di tutelare il sistema dei buoni pasto, introducendo un principio di equità tra il servizio offerto e le commissioni applicate alle aziende della distribuzione e della ristorazione. L’auspicio è che la soluzione individuata, che andrà adesso all’esame delle aule parlamentari, sia il primo tassello di un percorso che porti alla necessaria riforma strutturale del sistema dei buoni pasto, ormai non più procrastinabile».
Lino Stoppani (presidente Fipe): «Fondamentale intervenire sui meccanismi di gara»
«È un passaggio politico assolutamente importante che arriva da una carica importante come un viceministro al Mef - commenta Lino Stoppani, presidente della Federazione italiana dei pubblici esercizi - e che va nella direzione voluta da Fipe insieme agli altri gruppi che rappresentano la quasi totalità dei luoghi commerciali e dei pubblici esercizi in cui vengono spesi i buoni pasto. Il nostro obiettivo era duplice, uno a medio termine e uno a lungo termine. Da un lato l’esigenza di avere una moralizzazione in vista della prossima gara Consip, sulla quale l’impegno della viceministra Castelli conforta, dà speranza che il settore possa essere rimesso in equilibrio: un messaggio di moralizzazione indirizzato alla Consip, che ha un ruolo importante come benchmark del settore e come strumento di emanazione pubblica, lo abbiamo avuto ponendo un limite accettabile oggi rispetto alla degenerazione di queste gare d’appalto».
«Dall’altro lato, invece, l’obiettivo a lungo termine di Fipe - prosegue Stoppani - è intervenire sui meccanismi di gara rivedendo quei criteri che hanno portato alla degenerazione attuale che porta alla insostenibilità della filiera e ad altre patologie, come il fallimento di una società emettitrice, Qui Ticket, che ha lasciato debiti per circa 400 milioni di euro, con possibilità di recupero da parte dei creditori approssimativamente del 15%. Un debito che in sostanza è stato pagato dai pubblici esercizi. C’è bisogno di regole e correttezza nel mercato e in questo la Consip deve essere di esempio».
«Ci auguriamo che in Italia si possa fare quello che si fa all’estero - conclude il presidente di Fipe - vale a dire che il valore facciale del buono pasto venga mantenuto lungo tutta la filiera e chi richiede il servizio sia colui che lo paga e non colui che lo rende, cioè i pubblici esercizi, come sta succedendo in Italia. Ringraziamo in ogni caso la viceministra Castelli per averci ascoltato: quello che abbiamo portato avanti in queste settimane aveva proprio questo obiettivo per cui siamo contenti che una bella iniziativa sindacale abbia ottenuto un riscontro di questa portata. È chiaro che non si deve cantare vittoria prima troppo presto, ma quello della viceministra è già un impegno importante perché probabilmente avrà ottenuto le coperture necessarie e avrà rilevato che sono importanti: si parla di circa 150 milioni di euro di onere aggiuntivo per lo Stato per moralizzare e sanificare la gara».
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Alberto Lupini
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