Bufale sul web, i medici contro Grillo «La scienza non è democratica»

05 gennaio 2017 | 11:07
di Federico Biffignandi
Libertà di informazione, democrazia e dialogo tra chi ha punti di vista diversi. Bello, corretto, stimolante, moderno, ma fino a che non si toccano certi argomenti i quali non sono accessibili a tutti perché richiedono certe conoscenze e perché mettono a repentaglio la salute delle persone. Ecco, appunto la salute. Quando si parla di salute, e quindi scienza, i dibattiti devono seguire delle regole ben precise e non ci si può permettere di giocare a chi la spara più grossa perché la sensibilità dei lettori è soggetta proprio alle “bombe” dell’espertone di turno.



Il tema si inserisce alla perfezione nella polemica che ha chiuso il 2016 e aperto il 2017 relativa alle post-verità in rete che ha riguardato principalmente la politica dando vita ad un Grillo contro tutti, contro i media tradizionali soprattutto. Su questo filone non poteva passare inosservato il post di Roberto Burioni, 54 anni, il virologo dell’ospedale San Raffaele che sul proprio profilo Facebook nell’ultimo pomeriggio dell’anno ha scritto: «Preciso che questa pagina non è un luogo dove della gente che non sa nulla può avere un “civile dibattito” per discutere alla pari con me. Qui ha diritto di parola solo chi ha studiato, e non il cittadino comune. La scienza non è democratica».

Lo sfogo è arrivato dopo che lo stesso medico ha letto in rete i post di alcuni profili che additavano gli immigrati come responsabili dell’ “epidemia” di meningite in Italia. «Tanto per cambiare - scrive il virologo - è una menzogna senza senso. In Europa i tipi predominanti di meningococco sono B e C, ed in particolare i recenti casi sono stati dovuti al meningococco di tipo C; al contrario, in Africa i tipi di meningococco più diffusi sono A, W-135 ed X. Per cui è impossibile che gli immigrati abbiano qualcosa a che fare con l’aumento di meningiti in Toscana. Per cui chi racconta queste bugie è certamente un somaro ignorante. Qualche lettore ha iniziato a inserire link di diversi documenti nei quali veniva descritta la presenza del ceppo C in Africa, avendo esso causato un’epidemia in Niger. Purtroppo, però, questi lettori avevano forse letto il contenuto del link, ma non lo avevano capito».


Roberto Burioni

Burioni attacca portando tesi scientifiche, ma nei mesi scorsi si era anche affidato a casi concreti come quello di Faye Burdett, una bimba di due anni colpita da meningite fatale. «La vedete poco prima della festa di San Valentino - spiega ai lettori il medico postando due foto della piccola scattate a pochi giorni di distanza, una in perfetta salute e una in fin di vita - giorno in cui è morta uccisa da una meningite causata dal meningococco di tipo B. Le lesioni che vedete nella sua cute sono provocate da questa terribile infezione. È una foto molto cruda, ma - come ho detto - questa è la malattia terribile che causa il meningococco e questa è una bambina che se fosse stata vaccinata verosimilmente sarebbe ancora viva». Sostanzialmente in questo caso si parla dei vaccini, una discussione che si è aperta già tempo fa e che ha spaccato in due l’opinione pubblica.

La stragrande maggioranza dei medici si è schierata a favore degli stessi mentre il popolo, stuzzicato da qualche post virale e fuorviante, ha iniziato a pensare che i vaccini fossero il male dell’umanità improvvisandosi “dottoroni” e volendo giocarsela alla pari con medici veri in discussioni palesemente impari. Un segno dei tempi causato dalla facilità di accesso alla rete che tutto sa e a cui tutto risponde, ma in modo spesso superficiale o con articoli che vanno analizzati e visti con occhi esperti. Fermare questo delirio di onniscienza del popolo che travolge diversi settori forse non sarà possibile, ma come sempre bisogna combatterlo e mettere dei paletti, delle regole, degli argini entro cui stare altrimenti tutti dicono tutto, sempre di più e senza freni mentre la gente muore per colpa di una bufala. Il contagio da bufale è un virus micidiale, occorre un vaccino: non facciamolo diventare la malattia del secolo.

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Alberto Lupini


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