Bottura e la mancetta da 865 euro, duro attacco ai rimborsi governativi

Lo chef ha svelato la cifra riconosciuta per aver adeguato il ristorante a suon di «mascherine, gel, saturimetri, scanner e purificazione dell'aria». Aiuti con cui non paga «neanche gli stipendi»

18 novembre 2020 | 16:24
di Marcello Pirovano
Un intervento passionale e pieno di enfasi, come l'ha definito lui stesso. Ma quello dello chef Massimo Bottura, in collegamento con l'assemblea di Fipe-Confcommercio, è stato anche un attacco diretto alla "mancia" elargita dal governo ai ristoratori in difficoltà per colpa delle restrizioni anti-coronavirus. Le sue infatti sono state le parole più accorate di tutta la tavola rotonda organizzata dal mondo dei pubblici esercizi.

«Parole piene di burocrazia, coi ristori non ci pago neanche gli stipendi»
«Ho sentito frasi piene di burocrazia. Noi dopo esserci adeguati tra mascherine, gel, saturimetri, scanner e purificazione dell'aria e misure di sicurezza ci siamo visti riconoscere solo 865 euro. Di cosa stiamo parlando? Ci sentiamo abbandonati a noi stessi. Non abbiamo alcun appoggio. Coi ristori non pago neanche gli stipendi, non vado da nessuna parte».


Massimo Bottura

«Cassa integrazione in ritardo e prima rata delle tasse non cancellata»
Se non altro è arrivata la cassa integrazione. Anche se «con ritardi mostruosi, infatti l'ho dovuta anticipare io ai miei ragazzi». Quello che è stato fatto dal governo insomma non è stato giudicato sufficiente: «Abbiamo ottenuto la sospensione della seconda rata di tasse, ma la prima l'abbiamo già pagata».

E non è ovviamente tanto un problema della sua Osteria Francescana, che «può andare avanti», anche perché Bottura, che rappresenta un marchio dal valore stimato di 200 milioni di euro, lavora nel mondo, «a Dubai, a Las Vegas», come ha detto il diretto interessato. «Ma chi si occupa di tutti gli altri? La ristorazione è il primo turismo per cui gli americani vengono in Italia, ma è una questione di qualità, non di quantità. Siamo diventati delle botteghe rinascimentali dove facciamo cultura».

Secondo Bottura, che aveva scritto anche una lettera al premier Giuseppe Conte chiedendo di rispettare la categoria, «vanno divise le categorie: bar e ristoranti. Portiamo la ristorazione a un certo livello. Siamo l'asse portante della nostra identità. La politica è fatta di coraggio e di sogni, è simile alla poesia, e deve cercare di proteggerci e di valorizzarci».

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Alberto Lupini


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