Boom cicloturismo: 4,6 miliardi di ricavi. Ma il potenziale è da 20, servono ciclabili!

Uno studio di Banca Ifis ha rilevato che il business della bicicletta vale 9 miliardi e che il turismo ne trae notevole vantaggio. Mercato trainato dall'e-bike. Resta il problema di ciclovie assenti o poco valorizzate. A livello regionale è il Trentino Alto Adige quello che riesce a fare meglio, ma modelli come quello delle Marche devono fare scuola

20 settembre 2021 | 15:59

Il turismo da febbraio 2020 sta soffrendo più di ogni altro settore a causa della pandemia. Di contro ce n'è un altro che è andato fortissimo rispetto a tutti proprio "cavalcando" l'onda della pandemia ed è la bicicletta. E se apparentemente i due sembra che non abbiano nulla a che fare, se non per essere i due estremi, c'è invece un legame che può rilanciare proprio il turismo: il cicloturismo.

 

Il business della bici vale 9 miliardi di euro

Secondo uno studio di Banca Ifis e del suo osservatorio Market Watch, il business della bicicletta vale oggi 9 miliardi di ricavi all'anno con 633 milioni di euro di export. Questo genera un indotto molto ampio che sconfina, appunto, nelle scelte delle vacanze degli italiani: infatti i cicloturisti al momento spendono 4,6 miliardi di euro l’anno in Italia, ma secondo la stessa Banca Ifis investire in servizi lungo le ciclovie nazionali (uno dei talloni d'Achille più dolenti di tutto il Sistema Italia) potrebbe quadruplicarne i ricavi. Si potrebbero ottenere 20 miliardi di euro in Italia se si applicassero le best practice del Trentino Alto Adige, che ottiene 338mila euro di ricavi per chilometro.

L'investimento varrebbe la candela se si considera che il ciclismo in Italia da sempre è uno sport (e un modo di muoversi) assolutamente popolare e se si intercetta il fatto che questa passione (che sta diventando una necessità per via di pandemia, distanziamenti e attenzione al clima) sta crescendo ulteriormente il gioco è fatto. Gli italiani amanti della bicicletta sono circa 10,7 milioni di cui 4 milioni praticanti a livello amatoriale. Sul podio delle regioni più attive sui pedali ci sono la Lombardia, l'Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto.

 

Trentino-Alto Adige in cima alle destinazioni

A livello di promozione cicloturistica il Trentino Alto Adige ha sicuramente nelle sue corde le frecce migliori e non solo per il fatto che dispone di territori patrimonio Unesco (come le Dolomiti), ma anche per la capacità di promuoverle. Basti pensare alla manifestazione della Maratona delle Dolomiti che ogni anno dal 1987 chiama a sè migliaia di cicloamatori da tutto il mondo per gareggiare nella Gran Fondo attorno al Gruppo del Sella. Non solo: due giornate all'anno in cui lo stesso percorso, di collegamento tra diverse valli, viene interamente chiuso al traffico e lasciato solo ai ciclisti.

 

A ruota ci stanno provando altre località: succede sul Passo Gavia che collega la Val Camonica alla Valtellina, ma anche sullo Stelvio solo per citare le scalate più mitiche.

 

Alle Marche la palma come migliore promozione turistica

Come promozione regionale invece le Marche hanno messo in campo ormai da diverso tempo un piano d'attacco molto efficace a cominciare da una comunicazione forte che ha coinvolto il più grande ciclista italiano del 2000: Vincenzo Nibali. Gli spot televisivi col suo volto hanno generato sicuramente un indotto importante favorito, non potrebbe essere altrimenti, anche in questo caso da un territorio che fa "gola" (in tutti i sensi) al cicloturista.

 

Sulle due ruote si muove una filiera di 2.900 aziende

Tutto questo significa dare lavoro a delle famiglie. L’intera filiera della bicicletta conta 2.900 aziende e occupa 17mila addetti. Il settore, come anticipato, si è rivelato anticiclico: nel 2020, complice anche la pandemia che ha ridotto l'utilizzo dei mezzi pubblici e aumentato il bisogno di distanziamento sociale, il 90% dei produttori ha aumentato o confermato gli investimenti. Senza contare le potenzialità del cicloturismo, che potrebbe valere 20 miliardi di indotto.

 

E-bike vero volano di crescita: nel 2020 +44% di vendite

Il driver di mercato è senza dubbio la bici elettrica, sempre più utilizzata da chi ha voglia di fare fatica ma non troppo o di raggiungere in modo "green" un passo alpino o il supermercato per fare la spesa: nel 2020 le vendite sono salite del 44% e l’81% dei distributori stima un trend in crescita anche per il biennio 2021-22. In tutto, le bici vendute nel 2020 sono state oltre 2 milioni (+17%): si tratta del miglior risultato degli ultimi 22 anni. Dal 2000 in poi la quota di import è cresciuta, ma negli ultimi cinque anni ha ridotto la sua incidenza soddisfando il 35% della domanda rispetto al 41% del quinquennio precedente.

 

 

Sveltire i tempi di attesa per mettere in sella più cicloturisti

Il grande problema che affligge il mercato, al momento, è la componentistica, dai cambi ai telai, che scarseggia. Alluminio, acciaio, ferro e carbonio sono le materie prime maggiormente importate dai produttori e nel 2020 hanno risentito di rincari e reperibilità. L’aumento dei prezzi è da attribuirsi principalmente alla crisi sanitaria, che ha reso più difficili i trasporti e ridotto le attività estrattive. Nel 2020, ad esempio, sono stati circa 300 giorni i tempi di attesa delle forniture di componentistica per la filiera europea.

Oggi le forniture estere mostrano una grande concentrazione nei mercati asiatici, con circa il 36% dell’import di provenienza dalla Cina. Secondo la Confederation of the European Bicycle Industry (Conebi), però, la filiera europea, che oggi produce componentistica per 2 mld (di cui il 25% in Italia), vuole riorganizzarsi con l’obiettivo di incrementare la propria autonomia e arrivare nel 2025 a un valore prodotto di 6 miliardi.

 

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Alberto Lupini


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