Bill Jilla ingannato da Sacha Baron Cohen Assaggia tre improbabili piatti e apprezza

Quando si dice “prendere per la gola”. Il poliedrico comico Sacha Baron Cohen è riuscito a convincere il critico gastronomico Bill Jilla ad assaggiare… carne umana. È piaciuta tanto (e ha fatto pure sorridere)

21 agosto 2018 | 15:48
Lo sketch vede Sacha Baron Cohen nei panni di uno chef, Rick Sherman, che ha affinato le tecniche culinarie in un carcere di massima sicurezza. Lui era tra i detenuti. Tre le portate sottopose al critico di Dinnerreviews.com.


Sacha Baron Cohen e Bill Jilla

Il primo piatto ad arrivare in tavola è Fagioli su pane tostato, un singolo fagiolo su del cheddar croccante, il tutto condito da una meravigliosa storia passata di imparare a cucinare in carcere con risorse limitate e conoscenze limitate. Primi apprezzamenti.

Poi è la volta del Vitello cotto nel preservativo. Cohen-Sherman “condisce” il servizio con una lunga, commovente e poetica storia circa il confezionamento di questo piatto. Vi risparmiamo i dettagli, ma è certo che le capacità affabulatorie di Cohen abbiano in questo caso raggiunto livelli altissimi, altrimenti nessuno avrebbe mangiato un piatto così. La vittima, guarda un po’ storto l’impiattamente, ma non appena taglia il primo boccone si illumina. Altri applausi.


Vitello cotto nel preservativo

Ma il clou è la terza e ultima portata. Cohen convince il critico che assaggia carne umana “allevata” in una fattoria in Cina. Bill Jilla dopo un’altra leggera esitazione, si lancia nell’assaggio del Dissidente cinese vegetariano con purea di cavolfiore. La reazione? «Butter, who needs a knife? It’s melting on my palate» («Burro, non serve nemmeno il coltello, si scioglie in bocca»).

Con tanto di sguardo rivolto fisso in camera, il critico ringrazia il cinese che ha donato la sua carne. La figuraccia è epocale e il suo sito, oltre al suo profilo Facebook, risultano al momento disattivi.


Dissidente cinese vegetariano con purea di cavolfiore

Ma non è certo colpa sua, bensì merito di Cohen che negli anni è riuscito nell’intento di convincere un legislatore repubblicano a ottenere un programma per armare i bambini nelle scuole, e un altro a prendere parte a quelle che possono essere descritte come le sue stesse dimissioni.

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Alberto Lupini


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