Bergamo, guerra e caro prezzi non hanno ucciso il commercio

Dopo un 2020 che non aveva evidenziato grossi contraccolpi sul tessuto commerciale della città e un 2021 dal segno positivo, c’era molta attenzione sul 2022, vista la situazione economica legata a guerra, inflazione e caro prezzi

03 febbraio 2023 | 18:32
di Nicholas Reitano

A Bergamo, il numero di attività commerciali registrate in città al 31 dicembre 2022 è sostanzialmente invariato rispetto all’anno 2021, consegnando un quadro, per quel che riguarda il capoluogo, ben diverso e decisamente più positivo rispetto alle aree dell’hinterland e della provincia. Dopo un 2020 che non aveva evidenziato grossi contraccolpi sul tessuto commerciale della città - che, anzi, aveva dimostrato la propria solidità – e un 2021 che aveva evidenziato un confortante segno positivo per quel che riguarda il numero di imprese attive in città, molta attenzione c’era sul 2022, vista la delicata situazione economica legata alle incognite della guerra in Ucraina, all’inflazione e al boom dei costi di energia e gas.

A Bergamo, invece, secondo i dati di fine anno 2022, non solo è stabile il numero di imprese attive nell’area urbana (-0,1%), ma si segnala la sostanziale tenuta dei negozi di vicinato (calano quelli non alimentari, crescono quelli alimentari e misti), la forte crescita delle attività di accoglienza extra-alberghiere e il calo delle attività di vendita online, cresciute durante i mesi del periodo pandemico. Il numero complessivo delle attività commerciali si attesta quindi a quota 6.733, solo 11 unità sotto il record della storia recente della città. Incide la crescita delle attività ricettive non alberghiere, che fanno registrare un importante +113 (erano crollate a -50 nel 2021, un calo più contenuto rispetto al disastroso 2020, con i flussi turistici azzerati dall’emergenza covid19) rispetto all’anno precedente in risposta alla ripresa del turismo nazionale e internazionale, dei negozi di vicinato alimentari e misti: la possibile chiusura di molte attività, paventata anche per la delicata situazione economica legata al conflitto in Ucraina e alla corsa dei prezzi, non sembra essersi verificata nel capoluogo.

 

A Bergamo crescono gli esercizi di vicinato

Oltre all’incremento delle attività ricettive extralberghiere,  la notizia principale è rappresentata proprio dall’incremento degli esercizi di vicinato (+3), sia di vendita di prodotti alimentari (+18) sia di prodotti misti (+27), che colmano ampiamente il calo (-42) di attività di vicinato non alimentari. Complessivamente si contano quindi 403 negozi di alimentari, 1516 non alimentari, 274 attività cosiddette miste. Le imprese di vendita online sono quelle che subiscono il maggior calo (-90 rispetto allo scorso anno), un calo dovuto alla ripartenza dopo il lungo periodo pandemico e alle relative restrizioni decise per contenere i contagi. Il numero di queste attività si attesta a quota 790, un dato ancora inferiore a quello del 2019, ultimo anno prima della comparsa del Covid19 (furono 831). Aumenta il numero di commercianti ambulanti attivi in città (+6), di attività di somministrazione di alimenti e bevande (+4, dopo il calo di -10 registrato a fine 2021). Calano le rivendite di giornali e riviste (si parla di punti vendita non esclusivi, quindi non parliamo di edicole, -5). Crescono (+18) invece le attività di somministrazione di bevande e alimenti collegate ad associazioni e circoli o che si configurano come mense.

Interessanti anche altri dati: cala di una unità il numero delle medie strutture di vendita, sempre -1 anche il numero delle grandi strutture di vendita in città. Invariati i mercati in città (18), crescono le attività legate a cataloghi online o al telefono (+32), crollano le vendite di generi di monopolio (-57).

Gori: «La vivacità di Bergamo nel reinventarsi come meta culturale e turistica consente al tessuto commerciale di resistere»

Soddisfatto il sindaco della città, Giorgio Gori, che ha così dichiarato: «La rete commerciale della città tiene e si rigenera: questa mia sembra la notizia che emerge dai dati 2022 sul commercio a Bergamo. L’impennata dei prezzi legata all’aumento delle materie prime e dell’energia ha certamente influito sui comportamenti delle famiglie, ma la vivacità di Bergamo nel reinventarsi come meta culturale e turistica consente al tessuto commerciale di resistere e a sua volta di adattarsi al nuovo contesto. A questo contribuisce certamente la diffusa imprenditorialità e l’efficacia delle reti associative, prima tra tutte il Distretto Urbano del Commercio. Confidiamo che l’Anno della Cultura porti ulteriori benefici alle attività commerciali della nostra città».

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Alberto Lupini


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