Belle parole e pochi fatti: per ristoranti e turismo i Sostegni sono ancora insufficienti
C’è amarezza tra le associazioni, da Fipe a Confcommercio ad Assoturismo, che «si aspettavano un deciso cambio di passo» ma rischiano di trovarsi con ristori che saranno ancora una volta insufficienti
20 marzo 2021 | 14:52
All’Italia piegata dal Covid arrivano i circa 32 miliardi di euro del decreto Sostegni, di cui un terzo alle imprese e oltre un decimo agli enti locali. In parricolare, 1,7 miliardi vanno al turismo, fra cui 700 milioni per le zone danneggiate dalla chiusura degli impianti di sci e 900 milioni per gli stagionali.
Mentre per le filiere più colpite dalla crisi (anche commercianti e ristoratori dei centri storici) c'è un fondo da 200 milioni. E ancora ci sono 200 milioni in più per imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, 100 milioni per la cancellazione di fiere e congressi e 150 per le fiere internazionali.
Le partite Iva e le imprese possono, invece, accedere a contributi a fondo perduto, se hanno un fatturato fino a 10 milioni e nel 2020 perdite medie mensili del 30% rispetto al 2019: gli aiuti vanno da mille euro per le persone fisiche (2mila per le giuridiche) a 150mila euro Per le imprese ci sono 5 fasce di ricavi con percentuali differenziate dei sostegni, dal 60% per le più piccole al 20% per le più grandi.
Ma basteranno? C’è amarezza tra le associazioni che «si aspettavano un deciso cambio di passo» ma rischiano di trovarsi con ristori che saranno ancora una volta insufficienti.
Fipe: Coperta troppo corta e fragile stampella
La risposta della Fipe-Federazione Italiana pubblici esercizi è chiara e lampante: «I sostegni? Una fragile stampella».
E i calcoli, secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, sono, infatti, presto fatti: con il decreto Sostegni il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro.
Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media mensile.
«Il decreto Sostegni era certamente necessario, ma è evidente quanto non possa essere considerato sufficiente. Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte - ha dichiarato il presidente della Fedazione, Lino Enrico Stoppani - Innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare: settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia. Bastano due esempi: ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni; e ancora: si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella».
Confcommercio: Rafforzare decisamente gli stanziamenti per i ristori
Per Confcommercio occorre rafforzare decisamente - entro e oltre il perimetro del decreto “Sostegni” - le risorse dedicate ai ristori che verranno riconosciuti a imprese e partite Iva a fronte delle perdite di fatturato medio mensile registrate nel 2020 rispetto al 2019.
Il provvedimento assunto dal Consiglio dei Ministri stanzia, infatti, per tali interventi circa 11 miliardi sui 32 complessivi mobilitati dal decreto. Ma, specfica Confcommercio, la platea degli interessati è nell’ordine dei 3 milioni di soggetti (tenendo conto dei filtri di accesso agli indennizzi costituiti da un ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi inferiore nel 2020 di almeno il 30% rispetto al 2019, e dal tetto di 10 milioni di euro per i ricavi o compensi) e le imprese si trovano a fronteggiare l’impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro.
Servono, dunque, ristori più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d’accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi.
Stesse considerazioni per le misure dedicate a turismo, montagna e cultura. Inoltre, gli interventi per i trasporti non dovrebbero riguardare il solo trasporto pubblico locale, fornendo invece un sostegno efficace all’intero sistema dell’accessibilità. Restano poi urgentissimi gli interventi in materia di moratorie creditizie e di sostegno della liquidità delle imprese.
Bene, per Confcommercio, le proroghe della Cassa Covid (ferma restando la necessità di assicurare la copertura anche per tutti i periodi antecedenti al 1 aprile) e delle deroghe per i contratti a termine sino alla fine dell’anno, nonché l’ulteriore finanziamento del fondo per il parziale esonero contributivo di lavoratori autonomi e professionisti istituito in Legge di Bilancio.
In continuità con quelli passati con ristori insufficienti
«Dal nuovo governo ci aspettavamo un deciso cambio di passo soprattutto nell'aiutare settori che sono il motore economico del Paese e oggi soffrono l'incertezza di un futuro ancora buio – aggiunge il segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri – Il nuovo drecteto sembra però essere un elemento di continuità con i precedenti decreti che hanno stanziato ristori del tutto insufficienti per le attività costrette a chiudere».
«È ormai un anno - ha aggiunto Barbieri - che chiediamo sostegni concreti, tempestivi e inclusivi per tutte quelle imprese, soprattutto quelle legate all'attrattività e alla ricettività, che si sono viste azzerare i propri bilanci e anzi, hanno messo mano alle riserve personali per fare fronte ai costi e in alcuni casi anticipare stipendi e cassa integrazione ai propri collaboratori».
Per Barbieri, «il tempo è scaduto, dire che una impresa su tre nel territorio milanese è a rischio chiusura non è più solo un pericolo da scongiurare, ma si sta trasformando in una reale emergenza irreversibile».
È davvero “whatever it takes”?
Lapidario anche il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni: «La montagna ha partorito il topolino». E continua: «Avevamo apprezzato le parole di Draghi quando diceva che questo non è il momento di chiedere alle imprese, ma di dare, e che non è il momento per pensare al bilancio dello Stato - quello verrà dopo – ma di mettere in sicurezza le imprese. Tuttavia, con una media di ristori praticamente pari a 3.700 euro ad impresa, il provvedimento non ha certo l’efficacia che ci aspettavamo. Se le risorse dello Stato sono così poche, insufficienti a tenere in piedi le nostre aziende, la strada è una sola e passa per due considerazioni: 1) bloccare immediatamente ogni voce di costo che grava sulle imprese (imposizione fiscale, gli affitti, le varie contribuzioni) 2) ma soprattutto adottare un piano vaccinale serio, intenso, che metta in sicurezza il Paese e ci consenta di ricominciare a lavorare il prima possibile. Non c’è altra via di uscita».
«Il cambio di passo promesso dal Governo e da noi tanto sperato non si è concretizzato di certo con questo Decreto - aggiunge la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini - siamo chiusi e i ristori sono insufficienti. Le nostre attività sono ferme o quasi e nonostante questo aumentano i contagi, aumentano i morti, chiudono le imprese, chiudono i negozi, le strade restano buie e deserte senza le nostre vetrine ad illuminarle. L’unica cosa che aumenta, oltre ai contagi, pare essere la criminalità organizzata, che si impadronisce delle attività in difficoltà e tenta di impossessarsi del controllo dei territori. E il governo che fa? Di sicuro non “whatever it takes” per salvare il Paese dal disastro…».
Assoturismo Confesercenti: In questo modo le attività del turismo rischiano di non ripartire
Stessa linea anche per il settore turismo: «Ci aspettavamo molto di più. Il decreto Sostegni approvato dal Governo non segna alcun cambio di passo rispetto al passato. Le risorse restano esigue e chiaramente insufficienti per dare respiro ad imprese ferme ormai da oltre un anno – commenta Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti - Le restrizioni imposte dall’emergenza Covid hanno segnato la chiusura definitiva di migliaia di imprese del turismo, mettendo in ginocchio un’intera filiera, fatta di fatta di agenzie di viaggio, alberghi, stabilimenti balneari, guide turistiche, animatori, ecc».
«Il nuovo governo ha detto tante parole in favore del turismo ma i fatti tardano ad arrivare ed anche i pochi aiuti previsti dal Dl Sostegni non saranno disponibili prima di qualche settimana. Se gli interventi a favore delle imprese non saranno maggiormente adeguati, e ci auguriamo davvero che lo siano con il prossimo scostamento di bilancio, molti di noi non saranno presenti al momento della ripartenza».
«Il turismo, più di altri comparti, può dare un contributo decisivo alla ripresa dell’economia italiana. L’unico obiettivo di governo e istituzioni deve essere quello di sostenere le imprese in questa fase, accelerando sulla campagna di vaccinazione e garantendo liquidità e indennizzi ad un settore che vale il 13% del Pil italiano», conclude Messina.
Bianchini (Mio Italia): Fare subito nuovo scostamento di bilancio
Sulla stessa linea Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento Imprese Ospitalità che spiega: «Serve un nuovo scostamento di bilancio da fare subito in Parlamento. Subito, non tra un mese. La manciata di euro, pari al 5% delle perdite del 2020, prevista per il comparto dell’ospitalità a tavola, infatti, qualcosa di simile a una elemosina di Stato, non fermerà lo stillicidio di fallimenti e di sfratti esecutivi all’interno del settore, che vale il 30% del Pil».
Per il mondo del catering una delusione
Delusione e preoccupazione anche per il mondo del catering: «Il primo Dl del nuovo Governo Draghi, sul quale abbiamo riposto tanta fiducia, si è rivelato fonte di cocente delusione - Paolo Capurro, Presidente di Anbc, Associazione Nazionale Banqueting e Catering - In questo decreto ci sono solo da salvare l’estensione del sostegno alle imprese fino a 10 milioni di fatturato e il prolungamento degli ammortizzatori sociali. Questi sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione. Ma gli elementi positivi si fermano qui: il sostegno economico è ampiamente insufficiente a fronte di aziende ferme da 12 mesi e con perdite fatturato del 90%. Le nostre imprese hanno bisogno che sia prolungato il credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021, che sia applicata anche per i finanziamenti fino a 800mila euro la possibilità di ammortamento a 15 anni e 48 mesi di preammortamento come già fatto per i finanziamenti fino a 30mila euro. Inoltre, il calcolo del sostegno basato sulla perdita di fatturato fra 2019 e 2020 sulla mensilità media è assolutamente ridicolo, almeno che sia calcolato sull’intero anno e che tenga conto dei costi fissi!».
Centinaio: Ccambio di passo che taglia il costo del lavoro agricolo con chiarezza e velocità
All’altro settore chiave dell’ecomonia italiana, l'agricoltura, dovrebbero anadre, secondo quanto si apprende dall’Ansa “un mese di decontribuzione e 150 milioni per il fondo filiere. In totale 450 milioni di euro per il settore agricoltura.
Soddisfatto Gian marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, che ha commentato: «Il decreto Sostegni segna il cambio di passo del governo Draghi che accelera i tempi e supera i codici Ateco che tanta confusione hanno generato nel corso della gestione precedente della pandemia. Con questo decreto si taglia il costo del lavoro agricolo attraverso l’esonero del versamento dei contributi previdenziali. Una misura importante per gli operatori agricoli che hanno sofferto le ricadute del comparto Horeca durante questi mesi di lockdown».
Confagricoltura: Bene gli stanziamenti aggiuntivi, ma auspichiamo snellezza e velocità delle procedure
«Prendiamo atto favorevolmente della dotazione aggiuntiva per il settore primario, che accoglie il nostro appello dei giorni scorsi, in cui chiedevamo uno sforzo ulteriore del Governo per fare fronte all’impatto economico delle nuove misure restrittive necessarie per affrontare la pandemia – aggiunge il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti»
Da quanto si apprende, per il settore primario si tratta, in particolare, di misure che prevedono un nuovo esonero parziale dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali delle aziende agricole, e del rifinanziamento Fondo del Mipaaf per le filiere dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura, istituito dalla Legge di Bilancio, ma ancora in attesa del decreto attuativo.
Oltre agli interventi specifici, Confagricoltura commenta positivamente l’accelerazione che il premier Draghi intende dare all’erogazione dei sostegni, superando l’impasse burocratico che ha rallentato il meccanismo di elargizione dei ristori, lasciando alcune filiere ancora senza gli aiuti deliberati dai precedenti provvedimenti legislativi.
«Seguiremo con attenzione il dibattito – conclude Giansanti – per apportare, laddove possibile, ulteriori miglioramenti al testo licenziato ieri sera dal Consiglio dei Ministri e che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento per la conversione in legge».
Mentre per le filiere più colpite dalla crisi (anche commercianti e ristoratori dei centri storici) c'è un fondo da 200 milioni. E ancora ci sono 200 milioni in più per imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, 100 milioni per la cancellazione di fiere e congressi e 150 per le fiere internazionali.
Le partite Iva e le imprese possono, invece, accedere a contributi a fondo perduto, se hanno un fatturato fino a 10 milioni e nel 2020 perdite medie mensili del 30% rispetto al 2019: gli aiuti vanno da mille euro per le persone fisiche (2mila per le giuridiche) a 150mila euro Per le imprese ci sono 5 fasce di ricavi con percentuali differenziate dei sostegni, dal 60% per le più piccole al 20% per le più grandi.
Ma basteranno? C’è amarezza tra le associazioni che «si aspettavano un deciso cambio di passo» ma rischiano di trovarsi con ristori che saranno ancora una volta insufficienti.
Fipe: Coperta troppo corta e fragile stampella
La risposta della Fipe-Federazione Italiana pubblici esercizi è chiara e lampante: «I sostegni? Una fragile stampella».
E i calcoli, secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, sono, infatti, presto fatti: con il decreto Sostegni il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro.
Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media mensile.
«Il decreto Sostegni era certamente necessario, ma è evidente quanto non possa essere considerato sufficiente. Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte - ha dichiarato il presidente della Fedazione, Lino Enrico Stoppani - Innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare: settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia. Bastano due esempi: ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni; e ancora: si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella».
Confcommercio: Rafforzare decisamente gli stanziamenti per i ristori
Per Confcommercio occorre rafforzare decisamente - entro e oltre il perimetro del decreto “Sostegni” - le risorse dedicate ai ristori che verranno riconosciuti a imprese e partite Iva a fronte delle perdite di fatturato medio mensile registrate nel 2020 rispetto al 2019.
Il provvedimento assunto dal Consiglio dei Ministri stanzia, infatti, per tali interventi circa 11 miliardi sui 32 complessivi mobilitati dal decreto. Ma, specfica Confcommercio, la platea degli interessati è nell’ordine dei 3 milioni di soggetti (tenendo conto dei filtri di accesso agli indennizzi costituiti da un ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi inferiore nel 2020 di almeno il 30% rispetto al 2019, e dal tetto di 10 milioni di euro per i ricavi o compensi) e le imprese si trovano a fronteggiare l’impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro.
Servono, dunque, ristori più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d’accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi.
Stesse considerazioni per le misure dedicate a turismo, montagna e cultura. Inoltre, gli interventi per i trasporti non dovrebbero riguardare il solo trasporto pubblico locale, fornendo invece un sostegno efficace all’intero sistema dell’accessibilità. Restano poi urgentissimi gli interventi in materia di moratorie creditizie e di sostegno della liquidità delle imprese.
Bene, per Confcommercio, le proroghe della Cassa Covid (ferma restando la necessità di assicurare la copertura anche per tutti i periodi antecedenti al 1 aprile) e delle deroghe per i contratti a termine sino alla fine dell’anno, nonché l’ulteriore finanziamento del fondo per il parziale esonero contributivo di lavoratori autonomi e professionisti istituito in Legge di Bilancio.
In continuità con quelli passati con ristori insufficienti
«Dal nuovo governo ci aspettavamo un deciso cambio di passo soprattutto nell'aiutare settori che sono il motore economico del Paese e oggi soffrono l'incertezza di un futuro ancora buio – aggiunge il segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri – Il nuovo drecteto sembra però essere un elemento di continuità con i precedenti decreti che hanno stanziato ristori del tutto insufficienti per le attività costrette a chiudere».
«È ormai un anno - ha aggiunto Barbieri - che chiediamo sostegni concreti, tempestivi e inclusivi per tutte quelle imprese, soprattutto quelle legate all'attrattività e alla ricettività, che si sono viste azzerare i propri bilanci e anzi, hanno messo mano alle riserve personali per fare fronte ai costi e in alcuni casi anticipare stipendi e cassa integrazione ai propri collaboratori».
Per Barbieri, «il tempo è scaduto, dire che una impresa su tre nel territorio milanese è a rischio chiusura non è più solo un pericolo da scongiurare, ma si sta trasformando in una reale emergenza irreversibile».
È davvero “whatever it takes”?
Lapidario anche il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni: «La montagna ha partorito il topolino». E continua: «Avevamo apprezzato le parole di Draghi quando diceva che questo non è il momento di chiedere alle imprese, ma di dare, e che non è il momento per pensare al bilancio dello Stato - quello verrà dopo – ma di mettere in sicurezza le imprese. Tuttavia, con una media di ristori praticamente pari a 3.700 euro ad impresa, il provvedimento non ha certo l’efficacia che ci aspettavamo. Se le risorse dello Stato sono così poche, insufficienti a tenere in piedi le nostre aziende, la strada è una sola e passa per due considerazioni: 1) bloccare immediatamente ogni voce di costo che grava sulle imprese (imposizione fiscale, gli affitti, le varie contribuzioni) 2) ma soprattutto adottare un piano vaccinale serio, intenso, che metta in sicurezza il Paese e ci consenta di ricominciare a lavorare il prima possibile. Non c’è altra via di uscita».
«Il cambio di passo promesso dal Governo e da noi tanto sperato non si è concretizzato di certo con questo Decreto - aggiunge la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini - siamo chiusi e i ristori sono insufficienti. Le nostre attività sono ferme o quasi e nonostante questo aumentano i contagi, aumentano i morti, chiudono le imprese, chiudono i negozi, le strade restano buie e deserte senza le nostre vetrine ad illuminarle. L’unica cosa che aumenta, oltre ai contagi, pare essere la criminalità organizzata, che si impadronisce delle attività in difficoltà e tenta di impossessarsi del controllo dei territori. E il governo che fa? Di sicuro non “whatever it takes” per salvare il Paese dal disastro…».
Assoturismo Confesercenti: In questo modo le attività del turismo rischiano di non ripartire
Stessa linea anche per il settore turismo: «Ci aspettavamo molto di più. Il decreto Sostegni approvato dal Governo non segna alcun cambio di passo rispetto al passato. Le risorse restano esigue e chiaramente insufficienti per dare respiro ad imprese ferme ormai da oltre un anno – commenta Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti - Le restrizioni imposte dall’emergenza Covid hanno segnato la chiusura definitiva di migliaia di imprese del turismo, mettendo in ginocchio un’intera filiera, fatta di fatta di agenzie di viaggio, alberghi, stabilimenti balneari, guide turistiche, animatori, ecc».
«Il nuovo governo ha detto tante parole in favore del turismo ma i fatti tardano ad arrivare ed anche i pochi aiuti previsti dal Dl Sostegni non saranno disponibili prima di qualche settimana. Se gli interventi a favore delle imprese non saranno maggiormente adeguati, e ci auguriamo davvero che lo siano con il prossimo scostamento di bilancio, molti di noi non saranno presenti al momento della ripartenza».
«Il turismo, più di altri comparti, può dare un contributo decisivo alla ripresa dell’economia italiana. L’unico obiettivo di governo e istituzioni deve essere quello di sostenere le imprese in questa fase, accelerando sulla campagna di vaccinazione e garantendo liquidità e indennizzi ad un settore che vale il 13% del Pil italiano», conclude Messina.
Bianchini (Mio Italia): Fare subito nuovo scostamento di bilancio
Sulla stessa linea Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento Imprese Ospitalità che spiega: «Serve un nuovo scostamento di bilancio da fare subito in Parlamento. Subito, non tra un mese. La manciata di euro, pari al 5% delle perdite del 2020, prevista per il comparto dell’ospitalità a tavola, infatti, qualcosa di simile a una elemosina di Stato, non fermerà lo stillicidio di fallimenti e di sfratti esecutivi all’interno del settore, che vale il 30% del Pil».
Per il mondo del catering una delusione
Delusione e preoccupazione anche per il mondo del catering: «Il primo Dl del nuovo Governo Draghi, sul quale abbiamo riposto tanta fiducia, si è rivelato fonte di cocente delusione - Paolo Capurro, Presidente di Anbc, Associazione Nazionale Banqueting e Catering - In questo decreto ci sono solo da salvare l’estensione del sostegno alle imprese fino a 10 milioni di fatturato e il prolungamento degli ammortizzatori sociali. Questi sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione. Ma gli elementi positivi si fermano qui: il sostegno economico è ampiamente insufficiente a fronte di aziende ferme da 12 mesi e con perdite fatturato del 90%. Le nostre imprese hanno bisogno che sia prolungato il credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021, che sia applicata anche per i finanziamenti fino a 800mila euro la possibilità di ammortamento a 15 anni e 48 mesi di preammortamento come già fatto per i finanziamenti fino a 30mila euro. Inoltre, il calcolo del sostegno basato sulla perdita di fatturato fra 2019 e 2020 sulla mensilità media è assolutamente ridicolo, almeno che sia calcolato sull’intero anno e che tenga conto dei costi fissi!».
Centinaio: Ccambio di passo che taglia il costo del lavoro agricolo con chiarezza e velocità
All’altro settore chiave dell’ecomonia italiana, l'agricoltura, dovrebbero anadre, secondo quanto si apprende dall’Ansa “un mese di decontribuzione e 150 milioni per il fondo filiere. In totale 450 milioni di euro per il settore agricoltura.
Soddisfatto Gian marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, che ha commentato: «Il decreto Sostegni segna il cambio di passo del governo Draghi che accelera i tempi e supera i codici Ateco che tanta confusione hanno generato nel corso della gestione precedente della pandemia. Con questo decreto si taglia il costo del lavoro agricolo attraverso l’esonero del versamento dei contributi previdenziali. Una misura importante per gli operatori agricoli che hanno sofferto le ricadute del comparto Horeca durante questi mesi di lockdown».
Confagricoltura: Bene gli stanziamenti aggiuntivi, ma auspichiamo snellezza e velocità delle procedure
«Prendiamo atto favorevolmente della dotazione aggiuntiva per il settore primario, che accoglie il nostro appello dei giorni scorsi, in cui chiedevamo uno sforzo ulteriore del Governo per fare fronte all’impatto economico delle nuove misure restrittive necessarie per affrontare la pandemia – aggiunge il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti»
Da quanto si apprende, per il settore primario si tratta, in particolare, di misure che prevedono un nuovo esonero parziale dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali delle aziende agricole, e del rifinanziamento Fondo del Mipaaf per le filiere dell’agricoltura, della pesca e dell’acquacoltura, istituito dalla Legge di Bilancio, ma ancora in attesa del decreto attuativo.
Oltre agli interventi specifici, Confagricoltura commenta positivamente l’accelerazione che il premier Draghi intende dare all’erogazione dei sostegni, superando l’impasse burocratico che ha rallentato il meccanismo di elargizione dei ristori, lasciando alcune filiere ancora senza gli aiuti deliberati dai precedenti provvedimenti legislativi.
«Seguiremo con attenzione il dibattito – conclude Giansanti – per apportare, laddove possibile, ulteriori miglioramenti al testo licenziato ieri sera dal Consiglio dei Ministri e che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento per la conversione in legge».
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Alberto Lupini
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