Bar e ristoranti solo per vaccinati, ma si scia anche in zona rossa. Così il nuovo decreto?

Settimana prossima il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare le nuove regole. Si va verso la linea rigorista, ma si punta a salvare la montagna, falcidiata dal Covid: ok di Regioni e Cts allo sci in ogni caso . La validità del green pass con il vaccino si abbasserà a 9 mesi. Sui tamponi è dibattito: molecolari per 48 ore e antigenici per 24 le ipotesi

19 novembre 2021 | 10:55

Bar, ristoranti, cinema, teatri dovrebbero diventare inaccessibili ai non vaccinati mentre sulle piste da sci l’ipotesi è che si possa accedere anche in zona rossa e arancione (con maggiori limiti però). Queste sono alcune delle principali novità che potrebbero comparire nel prossimo decreto. Da un lato, dunque, la linea rigorista del ministero della Salute si sta facendo largo; dall’altro però c’è la volontà di non mettere ko settori già falcidiati dal Covid, come quello della montagna. L’obiettivo del Governo è di non vanificare gli sforzi fatti sin ad ora e di limitare nuovamente la vita a chi si è vaccinato.

 

 

Fipe: L'unico obiettivo è quello di non chiudere

La posizione degli addetti ai lavori dei pubblici esercizi è chiara e pienamente in linea con il Governo. Il direttore generale di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Roberto Calugi aveva spiegato a Italia a Tavola: «La priorità e la speranza è di non chiudere sarà banale ma è fondamentale. Il punto oggi non è se vaccinarsi o meno, ma se lavorare o meno, se sopravvivere o morire di povertà. Cerchiamo di ricondurre la discussione a questa fase reale, di economia reale. Oggi c'è la totale evidenza che i vaccini funzionano, nessuno di noi è virologo, ci affidiamo ai professionisti che con i numeri dimostrano che la strategia funziona. Ecco perchè siamo d'accordo sulla possibilità di aprire bar e ristoranti solo ai vaccinati e ai guariti».

Nel corso dell’assemblea tenutasi a Roma nella giornata di giovedì, anche il presidente Lino Stoppani gli aveva fatto eco - sostenuto dall’invitato Bruno Vespa - appellandosi al Governo affinchè «bar e ristoranti non chiudano nemmeno per un minuto».

 

Regioni e Cts d'accordo: sì allo sci anche in zona rossa

Per quanto riguarda lo sci invece, sono le Regioni che stanno portando avanti la battaglia in “difesa” della montagna, con il pressing al Governo che si alzerà definitivamente nelle prossime ore. Le linee guida sulle riaperture delle attività economiche appena riviste dalle Regioni e validate dal Comitato tecnico scientifico ampliano la possibilità di accedere agli impianti. Il documento apre alla possibilità di consentire lo sci anche in zona rossa e arancione prevedendo “qualora sia prevista l'apertura degli impianti di risalita - si legge nelle linee guida - di limitare il numero massimo di presenze giornaliere mediante l'introduzione di un tetto massimo di titoli di viaggio vendibili, determinato in base alle caratteristiche della stazione/area/comprensorio anche sciistico, con criteri omogenei per Regione o Provincia Autonoma o comprensorio anche sciistico, da definire sentiti i rappresentanti di categoria e delle strutture ricettive e concordati con le Aziende Sanitarie Locali competenti per territorio”.

 

Sempre in zona arancione e rossa, “il tetto massimo di skipass giornalieri vendibili - si legge ancora nelle nuove linee guida - deve tenere conto non solo delle quote giornaliere ma anche di quelle settimanali e stagionali. A tale scopo, i gestori dovranno adottare sistemi di prenotazione che siano in grado di consentire una gestione strutturata del numero di utenti che possono effettivamente accedere agli impianti di risalita per ciascuna singola giornata, coordinandosi con le Aziende Sanitarie Locali e con le strutture ricettive. Nei comprensori che si estendono oltre i confini regionali e/o provinciali, le Regioni e/o le Province autonome confinanti devono coordinarsi per individuare misure idonee di prevenzione per la gestione deflussi e delle presenze”.

La domanda tuttavia sorge spontanea: il Governo dovrebbe rivedere anche le regole di ogni zona sugli spostamenti? Se al momento è previsto che in zona arancione e rossa non si possa uscire dal proprio comune di residenza, come si può pensare che sia vantaggioso per i gestori aprire gli impianti? Chi andrà a sciare? Solo i residenti delle minuscole località sciistiche?

 

 

Il decreto è atteso settimana prossima

Il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi la prossima settimana per rendere ufficiale il decreto. L’ultimo scoglio per percorrere una vita più dura era rappresentato proprio dal presidente del Consiglio, Mario Draghi che fino ad ora era stato molto cauto sulla possibilità di far pagare un prezzo più alto, in termini di libertà negate, ai non vaccinati. Ma il virus in alcune regioni sta correndo e così anche Draghi si starebbe convincendo che possa essere la via più indolore, come del resto chiedono compatti i governatori, sia pur di schieramenti opposti. Nelle ultime giornate, Luca Zaia (Veneto) si era detto perplesso sulla possibilità di limitare solo i non vaccinati, affidandosi ad una persuasione più da “dialogo” piuttosto che da imposizione. Di parere simile anche Giovanni Toti (Liguria): «Credo che il Governo stia evitando di acuire la tensione sociale, ma sono certo che ha ben chiaro che non possiamo richiudere il Paese quando il 90% delle persone corre una porzione di rischio molto inferiore all’anno scorso. Tra i vaccinati in ospedale la percentuale è minima», ha detto a Raio 1.

 

Regole più rigide per ottenere il green pass

Queste novità saranno inserite in un decreto prossimo all’approvazione che dovrebbe prevedere anche l’eliminazione del tampone per ottenere il green pass. Antigenici e molecolari dovrebbero essere utilizzati soltanto per chi non ha il vaccino ma deve andare al lavoro. Ma anche qua si sta lavorando per stringere sempre di più la cinghia: i molecolari dovrebbero rimanere validi per 48 ore invece che per 72, mentre gli antigenici solo per 24 ore invece che 48.

 

Ottenere il green pass, tuttavia, sarà meno semplice anche per i vaccinati. Gli ultimi studi dell’Istituto superiore di sanità dimostrano che la copertura vaccinale comincia a scemare dopo i 6 mesi, aspetto che convince tutti a intervenire al più presto. Il decreto stabilirà che il green pass non è più valido un anno, ma 9 mesi dall’ultima inoculazione. E in questo senso va la decisione presa dal ministro Roberto Speranza di anticipare al 22 novembre l’avvio della campagna di richiamo per la fascia di età tra i 40 e i 60 anni. Entro il 29 novembre l’Ema dovrebbe dare il via libera al vaccino per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. Subito dopo l’Italia avvierà la campagna anche per i più piccoli.

Il decreto inoltre confermerà l’obbligo per il personale sanitario e per i lavoratori delle Rsa di sottoporsi al richiamo del vaccino. Le valutazioni più concrete sono sorte giovedì sera quando il ministro della Salute Roberto Speranza ha incontrato il sottosegretario Roberto Garofoli, con il quale ha analizzato i dati dei contagi e dei morti. Mentre il sottosegretario Andrea Costa, a Radio 1 ha affermato che «bisogna riflettere se estendere l'obbligo anche ad altre categorie, quella che sono a contatto con il pubblico, tipo le forze dell'ordine o chi lavora nella grande distribuzione».

Per il governo è ormai chiaro che «la situazione sta peggiorando, non si può stare fermi» e sarà inevitabile che «i non vaccinati paghino più di chi ha invece scelto di immunizzarsi». Segue la stessa linea la titolare degli Affari Regionali Mariastella Gelmini che di fronte ai presidenti di Regione ha chiarito come non ci sia «alcuna volontà di spaccare il Paese, ma se l’aumento dei contagi e delle ospedalizzazioni dovesse portare a nuove restrizioni, non sarebbe ipotizzabile mettere sullo stesso piano i vaccinati e i non vaccinati». La prossima settimana - dopo un nuovo confronto con i governatori - sarà dunque convocata la cabina di regia e poi si procederà con un decreto.

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Alberto Lupini


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