Bar e ristoranti, misure devastanti Stoppani: servono aiuti subito!

Per il presidente della Fipe-Confcommercio è allarme rosso per tutti gli esercizi pubblici a rischio di chiusura. Serve un piano straordinario urgente del Governo di fronte alle ingenti perdite delle imprese . Vanno estese le misure previste per le zone chiuse: cassa integrazione in deroga e slittamento delle scadenze fiscali

08 marzo 2020 | 16:29
Negozi ad attività ridotto e bar e ristoranti in ginocchio. se già non c'erano stati danni per i pubblici esercizi e il turimo, gli obblighi del decreto di chiusura di Lombardia e di 14 provincie sono devastanti per il comparto. Alla responsabilità non può però non seguire un piano straordinario immediato per aiutare le imprese del comparto ed evitare le chiusure. A scendere subito in campo, ribadendo interventi già fatti nei gionri scorsi (quando era stato richiestio ad esempio lo stato di crisi), è il presidente della Fipe ConfCommercio, Lino Stoppani, che in una nota ricorda come si siano «300mila imprese e un milione di lavoratori del settore, come purtroppo molti altri della nostra economia» che « sono messi in grave crisi da una situazione preoccupante affrontata con provvedimenti che non hanno precedenti nella storia repubblicana».


Lino Stoppani

Stoppani ricorda che «le perdite stanno mettendo in ginocchio intere categorie e il mondo dei Pubblici Esercizi risulta particolarmente colpito da una gestione altalenante delle disposizioni che li riguardano direttamente e da una comunicazione che ha contribuito a generare confusione, incertezza e panico». In questa situazione, ahgggiunge «gli imprenditori che Fipe-Confcommercio rappresenta - quelli delle zone chiuse, come quelli di tutta Italia –rispetteranno i provvedimenti annunciati nella notte dal Governo e in tanti si stanno impegnando in queste ore per garantire vivibilità e servizio alle comunità in cui operano, ben consapevoli del ruolo sociale svolto e dei rischi sanitari in cui incorrono».

Chiarito che imprese e sindacato faranno la loro parte, Lino Stoppani aggiunge che «è un dovere per la tutela della salute pubblica, prima ancora che delle stesse attività economiche, far presente che alcune disposizioni appaiono incoerenti e altre risultano di difficile applicazione, come la regola che riversa sulle imprese l’onere di tenere i clienti alla distanza di un metro. Fipe riceve oggi centinaia di telefonate e appelli che chiedono la chiusura temporanea delle attività di Pubblico Esercizio, nella comprensibile preoccupazione - da imprenditori e da cittadini - per la salute di clienti, dei propri dipendenti e delle relative famiglie, come reazione alla difficoltà di gestione delle attuali disposizioni e nella speranza che questo sacrificio possa almeno servire ad accelerare il ripristino della normalità».

Di fronte a questa tragedia, la Fipe sottolinea che comprensione e solidarietà vanno a tutti gli imprenditori che in questo momento sono messi di fronte a scelte dolorose e difficili, e aggiunge che un ringraziamento va rivolto a coloro che stanno cercando con senso civico di fare la propria parte a servizio della salute e della capacità di ripresa del territorio.

«È una situazione drammatica per migliaia e migliaia di imprenditori e lavoratori, che insieme alla Presidenza della Federazione, riunitasi oggi in seduta permanente - afferma con forza Stoppani - chiede con forza un “Piano economico straordinario”, da approvarsi con risorse ingenti subito, già con il Decreto Legge in approvazione la settimana prossima. Vanno estese le misure previste per le zone chiuse a tutto il territorio nazionale, aprire la cassa in deroga per almeno 6 mesi a tutte le imprese di tutte le Regioni, far slittare tutte le scadenze fiscali a fine anno, fermare gli sfratti per morosità, individuare un meccanismo di credito di imposta che sostenga, almeno parzialmente, le perdite documentabili delle imprese. Ci sarà modo per riflettere e discutere su quanto è accaduto, soprattutto nelle ultime ore, ma questo è il momento della responsabilità e dello stare uniti come cittadini e come imprenditori».

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Alberto Lupini


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