A rischio ci sono 30 mila imprese e 130 mila posti di lavoro in Italia nel comparto dei bar e dei ristoranti. Tra le molte richieste, al primo posto gli interventi in materia energetica, tra cui la definizione di un piano energetico nazionale che preveda la diversificazione delle fonti e dei fornitori, con l’implementazione di un “Recovery Fund Energetico” europeo, capace di correggere anche il perverso meccanismo di determinazione del prezzo dell’energia.
A lanciare l'allarme è Fipe-Confocommercio che durante la sua assemblea annuale, che si è svolta giovedì 10 novembre a Roma, ha sottolineato quanto il comparto della ristorazione, più di altri, sia stato vittima negli ultimi anni di un costante contesto di instabilità, insicurezza e preoccupazioni, creato prima dalla pandemia e ora dalla guerra, dalla diffusione di nuove varianti Covid, dai costi dell’energia e delle materie prime fuori controllo e dal pesante ritorno dell’inflazione.
Tracciati i contorni delle criticità che sta attraversando il comparto, ecco i punti su cui è necessario intervenire per Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi e Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio-Imprese per l'Italia:
- emergenza costi energetici;
- fisco;
- lavoro, formazione e politiche attive e dumping contrattuale;
- soluzione al problema delle concessioni balneari;
- fondi destinati al turismo all'interno del pnrr;
- normativa sui dehor;
- responsabilità delle imprese
Il rischio di chiusura e perdita di posti di lavoro è reale
Il comparto della ristorazione arriva da anni molto complessi in cui è stato particolarmente penalizzato dalla pandemia e dai conseguenti lockdown, ma ancora oggi è messo in difficoltà dal caro energia, dall'esplosione dei costi delle materie prime e dalla corsa dell'inflazione, che va a incidere sulla capacità di spesa dei consumatori. In occasione dell'assemblea annuale di Fipe, infatti, è emerso che tutti questi elementi, nonostante la ripresa estiva del turismo, rischiano di far chiudere 30mila imprese con la conseguente perdita di almeno 130mila posti di lavoro, che andrebbero ad appesantire l’emorragia di occupati subita dal settore durante la pandemia.
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La prospettiva per moltissime attività è la chiusura
Sul tema è intervenuto il presidente Carlo Sangalli che ha dichiarato: «Viviamo uno dei periodi più difficili della nostra storia recente, prima la pandemia, poi la guerra con i drammatici costi umani e le ricadute economiche, l’inflazione che ormai viaggia verso il 12% e il travolgente caro energia che sta mettendo in ginocchio il sistema delle imprese. La prospettiva per moltissime attività è la chiusura».
Il termine corretto per definire il contesto odierno è «permacrisis»
A cui si è aggiunto anche il presidente Stoppani, ribadendo come «bisognerebbe utilizzare il termine «permacrisis», che definisce un prolungato periodo di instabilità e insicurezza, per definire ciò che sta pericolosamente accadendo: instabilità e insicurezza sono tratti ormai dominanti di questo momento storico. Se la confortante ripresa del turismo è stato un toccasana per l’economia del Paese, la guerra con minaccia nucleare, la strisciante diffusione di nuove varianti di Covid, i costi di materie prime e di energia fuori controllo, il pesante ritorno dell’inflazione, proiettano l’ombra della recessione sul prossimo futuro. Trovarsi in crisi permanente significa dover prendere nuove decisioni, impone capacità di adattamento e di visione sul futuro, comporta essere sottoposti ad un continuo stress, individuale e collettivo. L’invito è quello di andare oltre la crisi, con l’azione, con il coraggio e con la determinazione di assumere nuove fondamentali scelte che il presente impone».
Il richiamo è all'intervento da parte del nuovo Governo
Durante l'assemblea annuale il presidente Stoppani, dopo aver fatto un quadro chiaro delle criticità da affrontare per bar e ristoranti, ha subito chiesto, come primo punto programmatico, un sostegno sul piano energetico da parte del nuovo Governo Meloni. «Il nuovo Governo - ha precisato Stoppani - andrà sensibilizzato e pressato sulle tante cose da fare e la rappresentanza sindacale ha proprio anche questa funzione, ma andrà anche aiutano per superare le delicate criticità di contesto, recuperando ognuno per la propria parte i migliori valori civili e tutta la responsabilità etico-sociale». E hai poi proseguito, sottolineando: «Un settore come il nostro, uscito dall’emergenza in gravissime condizioni, va sostenuto con provvedimenti emergenziali di rafforzamento e di estensione temporale dei crediti d’imposta sui costi energetici, la rateizzazione delle bollette e nuovi interventi di sostegno alla liquidità delle imprese, anche con gli strumenti di garanzia pubblica. Inoltre va definito un Piano energetico nazionale che preveda la diversificazione delle fonti e dei fornitori, con l’implementazione di un “Recovery Fund Energetico” europeo, capace di correggere anche il perverso meccanismo di determinazione del prezzo dell’energia».
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Bene gli interventi sul piano energetico, ma anche quelli sul fisco
Per quanto riguarda le richieste sul caro energia al nuovo Governo, durante l'assemblea, è intervenuto anche il presidente Sangalli che ha specificato come abbia ritenuto importanti le recenti decisioni del Governo di concentrare le risorse per affrontare l’emergenza energetica. «Resta comunque decisiva la messa a terra di quanto in qualche modo deciso dagli ultimi vertici europei - ha aggiunto - sia in materia energivora (energy recovery found), sia per fissare un tetto al prezzo del gas, sia per la revisione dei meccanismi di formazione dei prezzi dell’elettricità». Il richiamo di Sangalli è poi andato anche al tema fiscale: «Sono certo giusti gli obiettivi programmatici presentati dal presidente del consiglio Meloni alle camere di un nuovo patto fiscale, che tenga insieme riduzione delle tasse secondo equità, dalla tregua fiscale alla riduzione graduale del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro» - ha aggiunto.
Oltre le richieste sull'energia, servono interventi su lavoro, formazione e politiche attive
Se gli interventi su energia e fisco sono fondamentali, il settore ha bisogno anche di misure che affrontino i nodi strutturali emersi durante la pandemia. Per primo il lavoro, tema centrale per un settore che fa del servizio l’elemento premiante della sua offerta. Sono necessarie politiche attive in grado di riqualificare, innovare e investire sulle competenze – vecchie e nuove – e percorsi di orientamento per i giovani verso percorsi formativi e scolastici in grado di dare prospettive occupazionali, contrastando anche il dumping contrattuale che interessa il settore. Senza dimenticare il riordino delle norme che regolano il mercato, per dare corpo al principio “stesso mercato, stesse regole”. Infine politiche di rigenerazione urbana che vedano i pubblici esercizi come una risorsa e non come un problema, valorizzando i dehors come parte di un nuovo progetto di spazio pubblico finalizzato a rendere le città più belle, più attrattive e più sicure.
Rammarico sui fondi destinati all'interno del pnrr
Il presidente Lino Stoppani, durante il suo intervento, ha ripreso anche il tema del pnrr, sottolinenando che: «Per investire sulla crescita c'è anche la grande riforma del pnrr con obiettivi che potranno migliorare il Paese. Certo segnaliamo, non senza rammarico, che si è persa l’occasione di investire sul turismo italiano, da tutti considerato tra i più importanti per le sue potenzialità e il suo contributo al pil, poi costantemente trascurato, quando ci sono risorse da assegnare. Nel pnrr sono previsti per il turismo solamente 2,4 miliardi di euro per il turismo sugli oltre 221 miliardi di stanziamento complessivo, con una dotazione praticamente nulla per la ristorazione, che mortifica il settore e impedisce interventi sulle sue carenze strutturali. Occorrerebbe superare la visione obsoleta del turismo, ridisegnandone la governance, riportandola in una sfera di più efficace coordinamento tra Stato e Regioni, rivedendo i cardini, oggi ancorati ai temi dell’accessibilità e della ricettività, investendo sui servizi, che sono il vero tessuto connettivo dell’economia turistica. In tale ambito ristorazione e intrattenimento devono avere ben altra considerazione».
L'appello per la questione delle concessioni balneari
Durante l'assemblea il presidente Fipe ha anche ripreso il tema delle concessioni balnerari, ampiamente discusso negli ultimi giorni, anche inseguito al sostegno al comparto a cui si è detta disposta Giorgia Meloni. «A proposito delle politiche per il turismo - ha dichiarato - al nuovo Governo toccherà la responsabilità di trovare un’equa soluzione alla questione delle concessioni balneari, bilanciando l’esigenza della concorrenza con la tutela degli attuali concessionari, che tradotto significa un adeguato periodo transitorio per la mappatura del demanio marittimo, anche ai fini di una corretta applicazione delle politiche europee.
E il richiamo al successo del piano per i dehor
Il presidente Fipe è poi tornato anche sul tema dei tavolini all'aperto, definendoli una delle uniche eredità positive della pandemia, dichiarando: «Necessario è continuare con il riordino della normativa di riferimento sui dehor, semplificata nel periodo dell’emergenza sanitaria, continuando con gli effetti positivi che ha prodotto sulle nostre comunità».
La politica non basta. Occorre una nuova consapevolezza da parte delle imprese
Molte aziende stanno già ripensando i modelli di offerta e riorganizzando i processi anche all’insegna della sostenibilità, non solo per ottenere benefici economici nell’immediato, ma anche per una nuova sensibilità verso il contesto nel quale l’impresa opera. «È in momenti come questo – spiega Stoppani - che diviene tanto più necessario intervenire sui processi, sulla logistica, sugli orari e i tempi di servizio, sulla organizzazione e gestione del personale, sulla determinazione dei prezzi, e sull’implementazione di nuovi servizi. Nessuno, se non noi stessi, possiamo risolvere il problema della bassa marginalità, che a sua volta nasce dalla difficoltà di associare il prezzo al valore dell’offerta impedendo di trasferire correttamente sui listini le dinamiche dei costi e le legittime aspettative di profitto». E anche Fipe fa la sua parte: «Fipe – conclude Stoppani - è impegnata con responsabilità a sostenere le istanze dell’ampio a articolato mondo della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo con l’obiettivo di accrescerne le competenze e accompagnalo a uscire prima e meglio dalle tante crisi che continuano a susseguirsi».
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Alberto Lupini
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