Bar e ristoranti, crisi continua Il 30% è a rischio chiusura
Il giro d’affari del settore era previsto in crescita, dal 2018 al 2024, del 2,4% medio annuo per i ristoranti e dell’1,7% per bar e catering. La pandemia ha portato invece a una perdita di 14 miliardi di euro
23 settembre 2020 | 13:01
Con i tavoli vuoti da marzo ad aprile a causa del lockdown, ristoranti e bar italiani (285mila imprese che danno lavoro a un 1milione e 200mila persone, con un impatto diretto sul Pil dell’1,4% e un giro d’affari da 60 miliardi di euro di fatturato annuo) hanno già perso 14 miliardi di euro e il 30% degli esercizi è oggi a rischio chiusura.
I dati della ricerca “PMI. La ripresa post-Covid in 8 focus” (che Repower, gruppo svizzero attivo nel settore energetico e della mobilità sostenibile, ha affidato al Sole24 Ore e Infodata) confermano le previsioni, sottolineando che per gli operatori del settore “ora è la tenuta dei conti a preoccupare di più”.
Il giro d’affari del settore era previsto in crescita, dal 2018 al 2024, del 2,4% medio annuo per i ristoranti e dell’1,7% per i servizi di bar e catering, stime che la crisi Covid-19 ha chiaramente portato a rivedere. Le cause sono ormai note: la chiusura di tutti i bar e i ristoranti e i profondi cambiamenti nel contesto e nelle abitudini del consumo, primi fra tutti lo smart working.
Un altro fattore è legato alle misure richieste di distanziamento fisico, per cui molti locali non sono adatti a garantire gli spazi necessari per i clienti e altri, anche laddove sia possibile, dovranno fare i conti con una riduzione della clientela e quindi del fatturato.
La domanda ora è “cosa poter fare per iniziare davvero la ripresa?”: puntare su sicurezza, comunicazione chiara, fidelizzazione della clientela, ottimizzare gli spazi disponibili, adottare tecnologie che favoriscano il distanziamento e potenziare i servizi di delivery.
Il tutto per non perdere i 5,4 milioni di italiani che ogni giorno fanno colazione al bar. A pranzo, invece, nonostante l’idealizzazione che se ne ha dall’estero, da una recente indagine Fipe, emerge che un terzo degli italiani non consuma mai cibo fuori casa. Durante la settimana, solo il 10% lo fa tutti i giorni (e perlopiù utilizza i bar), mentre nei weekend capita tutte le settimane soltanto nel 6,4% dei casi.
La spesa privata per consumi nel settore si mantiene elevata, ma stabile, attorno a 80 euro al mese per famiglia secondo Istat. Come rileva sempre la Fipe, in media e ogni volta che succede, al ristorante il 43% degli italiani spende tra i 10 e i 20 euro, mentre il 38% ricade nella fascia tra 20 e 30 euro; soltanto meno del 3% spende invece più di 50 euro.
I dati della ricerca “PMI. La ripresa post-Covid in 8 focus” (che Repower, gruppo svizzero attivo nel settore energetico e della mobilità sostenibile, ha affidato al Sole24 Ore e Infodata) confermano le previsioni, sottolineando che per gli operatori del settore “ora è la tenuta dei conti a preoccupare di più”.
Il giro d’affari del settore era previsto in crescita, dal 2018 al 2024, del 2,4% medio annuo per i ristoranti e dell’1,7% per i servizi di bar e catering, stime che la crisi Covid-19 ha chiaramente portato a rivedere. Le cause sono ormai note: la chiusura di tutti i bar e i ristoranti e i profondi cambiamenti nel contesto e nelle abitudini del consumo, primi fra tutti lo smart working.
Il settore ha già perso 14 miliardi di euro
Un altro fattore è legato alle misure richieste di distanziamento fisico, per cui molti locali non sono adatti a garantire gli spazi necessari per i clienti e altri, anche laddove sia possibile, dovranno fare i conti con una riduzione della clientela e quindi del fatturato.
La domanda ora è “cosa poter fare per iniziare davvero la ripresa?”: puntare su sicurezza, comunicazione chiara, fidelizzazione della clientela, ottimizzare gli spazi disponibili, adottare tecnologie che favoriscano il distanziamento e potenziare i servizi di delivery.
Il tutto per non perdere i 5,4 milioni di italiani che ogni giorno fanno colazione al bar. A pranzo, invece, nonostante l’idealizzazione che se ne ha dall’estero, da una recente indagine Fipe, emerge che un terzo degli italiani non consuma mai cibo fuori casa. Durante la settimana, solo il 10% lo fa tutti i giorni (e perlopiù utilizza i bar), mentre nei weekend capita tutte le settimane soltanto nel 6,4% dei casi.
La spesa privata per consumi nel settore si mantiene elevata, ma stabile, attorno a 80 euro al mese per famiglia secondo Istat. Come rileva sempre la Fipe, in media e ogni volta che succede, al ristorante il 43% degli italiani spende tra i 10 e i 20 euro, mentre il 38% ricade nella fascia tra 20 e 30 euro; soltanto meno del 3% spende invece più di 50 euro.
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Alberto Lupini
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