Bar e ristoranti a corto di personale. C'è chi torna a parlare di voucher
Sono 150mila i profili che mancano nel mondo dell'accoglienza, proprio ora che si sta ripartendo. Tni Italia rispolvera lo strumento che consente di "assumere" facilmente e in modo vantaggioso
04 giugno 2021 | 12:59
Dopo un periodo in cui erano finiti nel dimenticatoio, tornano ora in voga i voucher. Sono stati definiti “emergenziali” per rispondere alla carenza di personale nel mondo dell’accoglienza che proprio mentre vede la possibilità di ripartire si ritrova a vivere il paradosso dei professionisti che mancano.
A rispolverare uno strumento molto discusso in passato è stata la delegazione di Tutela Nazionale Imprese Italia (Tni) al sottosegretario al Lavoro Tiziana Nisini nel corso dell'incontro che si è svolto a Roma. La proposta, già avanzata mesi fa al governo, è quella di reintrodurre i buoni lavoro da 10 euro lordi (di cui 7,5 euro netti vanno al lavoratore), che sono stati aboliti dal 1 gennaio 2018 dal governo Gentiloni e che consentono di pagare le prestazioni accessorie, per esempio il lavoro di un cameriere durante il fine settimana.
A denunciare il problema “carenza di personale” era stata in prima battuta la Fipe. «In questo momento abbiamo bisogno di riportare il personale in sala e nei locali - aveva detto in proposito il direttore generale di Fipe, Roberto Calugi - visto che il 2020 ci ha portato via circa 150mila lavoratori, la maggioranza dei quali a tempo indeterminato».
Ma se questa è la situazione come fare “rientrare” questo personale? Non basta riassumerli? «Le aziende sono spesso stremate da quasi un anno e mezzo di chiusure e senza risorse adeguate - dice Calugi - oltre a prevedere sgravi contributivi per questo tipo di assunzioni, sarebbe oggi auspicabile introdurre incentivi per l’assunzione dei lavoratori stagionali. Dobbiamo poter rimettere in moto queste imprese senza generare nuovi debiti».
Nessun dubbio sui motivi: «In questa pandemia la politica del Governo ha costretto alla chiusura e apertura a singhiozzo le attività della ristorazione - risponde Tagliamento - e di conseguenza si è assistito ad una dispersione di professionalità. Molti dei nostri dipendenti, finiti in cassa integrazione, o gli stagionali rimasti senza un'occupazione per assenza di turisti hanno preferito reinventarsi e andare a fare i cassieri in un supermercato o a lavorare in fabbrica. Anche il reddito di cittadinanza non ha aiutato».
«Per questo - sottolinea Tagliamento - torniamo ad avanzare la proposta che mesi fa abbiamo fatto al presidente del Consiglio, ovvero quella di reintrodurre il voucher, oggi più che mai necessario. Non trovando personale specializzato da inserire stabilmente in organico ed essendo già a stagione inoltrata, l'unica possibilità che ci rimane, infatti, è fare ricorso a lavoratori, anche non specializzati, che possano lavorare almeno temporaneamente come cuochi, camerieri, receptionist nelle nostre aziende in attesa che questa situazione, mai vissuta prima dal settore, sia superata».
«Anche perché il decreto Sostegni bis - sottolinea il segretario di Tni Italia - sotto questo aspetto non ci aiuta in nessun modo. Il nuovo contratto di rioccupazione parte solo dal 1 luglio, quando siamo già a metà stagione, se non oltre, e riguarda solo le nuove assunzioni. Inoltre l'esonero contributivo dura solo sei mesi».
A rispolverare uno strumento molto discusso in passato è stata la delegazione di Tutela Nazionale Imprese Italia (Tni) al sottosegretario al Lavoro Tiziana Nisini nel corso dell'incontro che si è svolto a Roma. La proposta, già avanzata mesi fa al governo, è quella di reintrodurre i buoni lavoro da 10 euro lordi (di cui 7,5 euro netti vanno al lavoratore), che sono stati aboliti dal 1 gennaio 2018 dal governo Gentiloni e che consentono di pagare le prestazioni accessorie, per esempio il lavoro di un cameriere durante il fine settimana.
150mila professionisti mancano all'appello
Non possiamo non ricordare che fin dal primo lockdown Italia a Tavola aveva segnalato proprio il possibile pericolo di professionisti che sarebbero mancati: le troppo prolungate chiusure e la mancanza di sostegni economici adeguati avrebbero potuto fare fuggire il personale dei pubblici esercizi e degli alberghi. E oggi, con la riapertura, i vuoti nell’organico rischiano di essere proprio la nuova palla al piede per il mondo dell’accoglienza che si è impoverito di professionalità. 150mila sono i professionisti che mancano a fronte di oltre 235mila assunzioni previste tra maggio e luglio dalle imprese del mondo della ristorazione e negli alberghi (dati Excelsior). In dettaglio, sono quasi 189mila gli addetti ricercati nelle attività di ristorazione. Tra questi, 17.350 camerieri, 7.430 aiuto cuochi, 2.240 addetti alla pulizia delle camere. Non mancano le entrate programmate per addetti alla reception: gli alberghi italiani ne hanno intenzione di assumere 1.310 entro fine luglio.A denunciare il problema “carenza di personale” era stata in prima battuta la Fipe. «In questo momento abbiamo bisogno di riportare il personale in sala e nei locali - aveva detto in proposito il direttore generale di Fipe, Roberto Calugi - visto che il 2020 ci ha portato via circa 150mila lavoratori, la maggioranza dei quali a tempo indeterminato».
Ma se questa è la situazione come fare “rientrare” questo personale? Non basta riassumerli? «Le aziende sono spesso stremate da quasi un anno e mezzo di chiusure e senza risorse adeguate - dice Calugi - oltre a prevedere sgravi contributivi per questo tipo di assunzioni, sarebbe oggi auspicabile introdurre incentivi per l’assunzione dei lavoratori stagionali. Dobbiamo poter rimettere in moto queste imprese senza generare nuovi debiti».
Il progetto di Tni
Anche Cristina Tagliamento, segretario nazionale di Tni Italia è sulla stessa lunghezza d'onda: «Al nord, al centro, al sud, la situazione è la stessa - spiega - così dopo che le nostre attività sono state chiuse, rischiamo adesso di non poter lavorare a regime perché non troviamo cuochi e camerieri».Nessun dubbio sui motivi: «In questa pandemia la politica del Governo ha costretto alla chiusura e apertura a singhiozzo le attività della ristorazione - risponde Tagliamento - e di conseguenza si è assistito ad una dispersione di professionalità. Molti dei nostri dipendenti, finiti in cassa integrazione, o gli stagionali rimasti senza un'occupazione per assenza di turisti hanno preferito reinventarsi e andare a fare i cassieri in un supermercato o a lavorare in fabbrica. Anche il reddito di cittadinanza non ha aiutato».
«Per questo - sottolinea Tagliamento - torniamo ad avanzare la proposta che mesi fa abbiamo fatto al presidente del Consiglio, ovvero quella di reintrodurre il voucher, oggi più che mai necessario. Non trovando personale specializzato da inserire stabilmente in organico ed essendo già a stagione inoltrata, l'unica possibilità che ci rimane, infatti, è fare ricorso a lavoratori, anche non specializzati, che possano lavorare almeno temporaneamente come cuochi, camerieri, receptionist nelle nostre aziende in attesa che questa situazione, mai vissuta prima dal settore, sia superata».
«Anche perché il decreto Sostegni bis - sottolinea il segretario di Tni Italia - sotto questo aspetto non ci aiuta in nessun modo. Il nuovo contratto di rioccupazione parte solo dal 1 luglio, quando siamo già a metà stagione, se non oltre, e riguarda solo le nuove assunzioni. Inoltre l'esonero contributivo dura solo sei mesi».
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Alberto Lupini
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