Bar e piccoli ristoranti quanto risparmiano con la flat tax?

Con la tassa piatta del 15% utilizzabile anche da chi ha un fatturato maggiore di 85mila euro, i risparmi per le partite Iva e gli autonomi possono arrivare, in alcuni casi, a quasi 10mila euro all’anno . Vediamo come funziona la nuova flat tax e se ci sono vantaggi concreti per i pubblici esercizi, anche se i guadagni maggiori sono per i professionisti

26 novembre 2022 | 15:39

Meno tasse per tutti, soprattutto per bar e piccoli ristoranti? Questo è il futuro che si prospetta con la nuova flat tax inserita nella manovra del Governo Meloni. Ora la tassa piatta del 15% (che richiama cioè a una tassa facile e comprensibile) sarà utilizzabile anche da chi ha un fatturato fino a 85mila euro (e in parte anche oltre). Il tetto attuale era, invece, di 65mila euro. Ora la domanda sorge spontanea: quanto risparmieranno le imprese e i professionisti? E in particolare che vantaggi ci saranno per bar e piccoli ristoranti? Conti alla mano, i risparmi per le partite Iva e gli autonomi possono arrivare, in alcuni casi, a quasi 10mila euro all’anno. Ma andiamo con ordine: per arrivare a capire i vantaggi, i risparmi e gli eventuali svantaggi, vediamo cosa è e come funziona la flat tax.


Come funziona la flat tax

Chi ha una attività, come un bar o un piccolo ristorante, ma anche i commercianti e le partite Iva individuali, che non rientra in un regime fiscale forfettario deve pagare oggi diverse tasse durante l’anno. Il regime della flat tax è oggi l'unico regime agevolato privo di Irpef, Iva e, Irap in cui le tasse sono pagate con un’aliquota fissa al:

  • 15% per chi ha un’attività aperta da più di 5 anni
  • 5% per chi ha una neo-attività o un’attività fino a 5 anni di vita.


Il limite è che questo regime non permette di scaricare spese e costi dalla dichiarazione dei redditi (come, ad esempio, il mutuo sulla casa, le spese di lavori di ristrutturazione o la detrazione dovuta a una polizza assicurativa), ma, essendo a tassa fissa agevolata, è un aiuto concreto per le attività individuali appena aperte, come appunto i nuovi bar o ristoranti, sorti come funghi negli ultimi mesi.


Questi vantaggi, come dicevamo, erano solo per partite Iva con un fatturato fino ai 65mila euro. Ora la nuova flat tax al 15% del Governo Meloni si estende anche a partite Iva che fatturano fino a 85mila euro all’anno. Secondo i calcoli del ministero dell’Economia dovrebbero entrare nel regime agevolato altre 100mila partite Iva in aggiunta ai 2,1 milioni che avevano scelto questo regime quando il tetto era, come detto, a 65mila euro.

In pratica se un bar o un ristorante fattura 85mila euro pagherà un’aliquota unica sulle tasse al 15% invece:

  • delle cinque aliquote Irpef;
  • dei cinque scaglioni di reddito attuali.

 


Risparmi fino a 10mila euro

Ora per capire il risparmio concreto, facciamo un esempio pratico e chiediamoci quanto pagherà un professionista residente a Roma con 85mila euro di ricavi. Calcolatrice alla mano, una volta applicato il coefficiente di redditività (nel caso dei professionisti è del 78%) e versati i contributi, l’imponibile si riduce a 53.703 euro per un’imposta pari a 8.055 euro. Un bel risparmio rispetto al normale regime Irpef che sarebbe costato 18.019 euro.


Ma c’è un ma: il vantaggio si riduce (e anche di tanto) per le categorie che hanno costi più alti (come ad esempio i commercianti che hanno un indice di redditività del 40%).

Un esempio pratico per i bar

Chiariamo intanto un concetto: quando si parla di fiscalità agevolata si intendono le “tasse sull’utile”, cioè quanto si paga quando, a chiusura di bilancio, si evidenzia un utile. Ci riferiamo cioè a quanto resta, tolti i costi di gestione. In genere, per un’attiva normale parliamo di una percentuale del 30%, anche se ci sono differenze in base al tipo di impresa (individuale, società di capitali o di persone etc...) e a seconda di altri parametri.

In pratica col regime Irpef:

  • se il fatturato di un bar a fine anno è 85mila euro
  • e le spese base sono state 48.200 euro
  • con il regime Irpef normale avremo un’utile di 36.800 euro
  • su questo si paghererebbero 11.000 euro di tasse
  • al titolare restano in tasca 25.800 euro.

Il tetto del fatturato di 85mila euro potrebbe equivalere a un piccolo locale che, se aperto 300 giorni l’anno equivale a incassi di 385 euro il giorno. Certo possono apparire un po’ bassi per un bar o una trattoria, ma non dimentichiamo (senza alcuna polemica) che parliamo di incassi ufficiali nei quali non rientra un eventuale nero che, per non nasconderci dietro un dito, in non pochi casi resta una possibilità in molte parti d’Italia.

Ma vediamo come agisce la flat tax con questi stessi valori.

Con un fatturato di questo tipo non si calcolano Irap, Irpef, Iva e studi di settore. Per il calcolo delle tasse di un bar con la flat tax si deve prendere, infatti, il solo fatturato netto annuo e trovare il valore da utilizzare in base al coefficiente di reddittività Ateco (per la ristorazione come detto è il 40%) e sottrarre l’eventuale Inps. A questo punto si applicherà il 15% per determinare la tassa da pagare.

Per rifarci all’esempio di prima, immaginiamo che nel 2022 un bar abbia i seguenti valori:

  • Incassi fino a 85mila euro.
  • Costi di gestione pari 44.700 euro
  • Contributi Inps per 3.500 euro

A questo punto verrà calcolato il 40% del fatturato sugli incassi e da qui con il coefficiente Ateco (40%) si ricava l'utile fiscale: 85mila euro x 40% = 34mila euro.

Da questo importo togliamo i contributi Inps (35.500 euro) e otteniamo il reddito (34mila euro -3.500 euro = 30.500 euro ) su cui sarà applicata la flat tax del 15% (30.500 euro ×15%= 4.575 euro di tasse da pagare).

Considerando l’attuale livello di tassazione sembra molto conveniente (nell’esempio che abbiamo fatto si pagherebbero 4.575 euro con la flat tax contro gli 11mila euro del regime normale, più altre imposte). Ma non si deve dimenticare che utilizzando la flat tax si perdono come detto  alcune detrazioni altrimenti possibili a livello personale, come per esempio quella di un mutuo sulla casa, le spese di eventuali lavori di ristrutturazione o la detrazione dovuta ad una eventuale polizza assicurativa.

Va infine ricordato che nel caso delle flat tax, salvo modifiche al momento non annunciate, l’attività per cui si chiede l’adesione al regime fiscale agevolato deve essere l’unica svolta e non deve essere riconducibile a vecchia attività come dipendente o proprietario; non si può quindi chiudere una attività per aprirne un’altra solo per rientrare nel regime agevolato.

In ogni caso va ricordato che la convenienza o meno di questa agevolazione fiscale va verificata con il commercialista. Una flat tax è in genere più conveniente a professionisti (che hanno un coefficiente di redditività del 78% rispetto al 40% della ristorazione) o nuove imprese, ma meno interessanti per attività come i bar o i piccoli ristoranti che, avendo molti costi di personale hanno in realtà utili molto più bassi di quel 40% calcolato in maniera un po’ astratta.

Per la flat tax incrementale il tetto arriva a 40mila euro

Inoltre, ricordiamoci che il Governo pensa anche alla flat tax incrementale per autonomi e professionisti che dichiarano di più rispetto ai tre anni precedenti: sul reddito aggiuntivo, con il limite di 40mila euro, verseranno ancora il 15%.

Per fare un esempio pratico, chi nel 2022 fattura 30mila euro e nel 2023 50mila, l’incremento di 20mila euro sarebbe tassato con un’aliquota fissa più conveniente rispetto alle regole Irpef attualmente in corso.

Come dicevamo, la flat tax “doppia” sarà applicata a chi per chi esce dal vecchio regime ordinario nel 2022 e resterebbe valida per due anni di imposta successivi. Ciò significa, ad esempio, che chi ha avuto un aumento di fatturato nel 2022 tale da passare al regime ordinario (quindi maggiore di 65mila), sarà accompagnato per due anni pagando un’aliquota fissa sulle tasse più conveniente.

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Alberto Lupini


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