Ristorante “vietato” ai bambini Se i maleducati fossero i genitori?
21 gennaio 2016 | 10:37
Sul web non è passata inosservata la decisione di un ristoratore di Roma che vieta l'ingresso dei bambini minori di 5 anni nel suo locale. «È vergognoso», commenta una cliente su Facebook. «Sarebbe stato meglio se il proprietario avesse scritto un cartello con un regolamento, invece che vedere un cartello con la sbarra sulle carrozzine e ovetti». E ancora: «Un ristoratore che non è in condizione di accogliere i suoi clienti, anche se hanno meno di 5 anni, è meglio che vada a fare un altro mestiere».
Sembra dunque che il ristorante La Fraschetta del Pesce abbia superato ogni aspettativa esponendo il cartello che riporta le seguenti parole: «A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di 5 anni, nonché l'ingresso di passeggini e/o seggiolini per motivi di spazio».
Da parte sua il titolare del ristorante in causa, che sul cartello esposto si firma come “Il Comandante” giustifica la sua decisione appellandosi a motivi logistici: «Non mi aspettavo tutto questo clamore. Io sono nonno, ho dei nipoti anche io. Non ce l'ho con i bambini, guai a chi li tocca. Ce l'ho con i genitori che non sanno educare i propri figli. Tante volte mi è capitato di richiamare i genitori che avevano abbandonato i propri figli all'interno del locale. Tanti miei colleghi, ristoratori, hanno lo stesso problema ma non hanno il coraggio di dirlo».
Che sia forse questo il problema? Se qualche genitore, senza fare di tutta l'erba un fascio, sapesse educare il proprio figlio, forse provvedimenti di questo genere non sarebbero necessari. Purtroppo però capita molto spesso che gli stessi genitori pensino che il benessere e il diritto alla riservatezza degli altri clienti valga meno rispetto al divertimento dei propri figli, che si comportano al ristorante come se fossero in un parco giochi. Chi gestisce un ristorante ha il diritto di fissare dei criteri in base al tipo di ambiente e di ospitalità che vuole offrire.
Per questi motivi non mancano clienti che sostengo questa “iniziativa”: «Ci tengo a esprimere solidarietà al titolare per questa polemica assurda (e tante persone la pensano come me). Ha ragione, anche chi non ha figli ha il diritto di cenare in pace e relax in un ristorante, e condivido il fatto che spesso ci sono bambini maleducati e genitori che non gli dicono niente se disturbano gli altri».
Esistono molti locali che accolgono con entusiasmo i bambini, evidentemente perché la struttura punta molto su un certo tipo di clientela e di conseguenza è attrezzata per offrire il miglior servizio anche ai più piccoli. La Braseria di Osio Sotto (Bg) con la sua nuova area giochi chiamata “Casa Giocattolo” è un esempio, per non parlare del Cavallino Bianco di Ortisei (Bz), un punto di riferimento per le vacanze in famiglia.
È probabile che molte delle polemiche che si sono accese in questi giorni non abbiano tenuto conto della tipologia del ristorante di cui si sta parlando. Non è detto che tutti i ristoranti debbano avere per forza dei seggioloni o lo spazio sufficiente che consenta ai bambini di correre e giocare senza problemi.
Sembra dunque che il ristorante La Fraschetta del Pesce abbia superato ogni aspettativa esponendo il cartello che riporta le seguenti parole: «A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di 5 anni, nonché l'ingresso di passeggini e/o seggiolini per motivi di spazio».
Da parte sua il titolare del ristorante in causa, che sul cartello esposto si firma come “Il Comandante” giustifica la sua decisione appellandosi a motivi logistici: «Non mi aspettavo tutto questo clamore. Io sono nonno, ho dei nipoti anche io. Non ce l'ho con i bambini, guai a chi li tocca. Ce l'ho con i genitori che non sanno educare i propri figli. Tante volte mi è capitato di richiamare i genitori che avevano abbandonato i propri figli all'interno del locale. Tanti miei colleghi, ristoratori, hanno lo stesso problema ma non hanno il coraggio di dirlo».
Che sia forse questo il problema? Se qualche genitore, senza fare di tutta l'erba un fascio, sapesse educare il proprio figlio, forse provvedimenti di questo genere non sarebbero necessari. Purtroppo però capita molto spesso che gli stessi genitori pensino che il benessere e il diritto alla riservatezza degli altri clienti valga meno rispetto al divertimento dei propri figli, che si comportano al ristorante come se fossero in un parco giochi. Chi gestisce un ristorante ha il diritto di fissare dei criteri in base al tipo di ambiente e di ospitalità che vuole offrire.
Per questi motivi non mancano clienti che sostengo questa “iniziativa”: «Ci tengo a esprimere solidarietà al titolare per questa polemica assurda (e tante persone la pensano come me). Ha ragione, anche chi non ha figli ha il diritto di cenare in pace e relax in un ristorante, e condivido il fatto che spesso ci sono bambini maleducati e genitori che non gli dicono niente se disturbano gli altri».
Esistono molti locali che accolgono con entusiasmo i bambini, evidentemente perché la struttura punta molto su un certo tipo di clientela e di conseguenza è attrezzata per offrire il miglior servizio anche ai più piccoli. La Braseria di Osio Sotto (Bg) con la sua nuova area giochi chiamata “Casa Giocattolo” è un esempio, per non parlare del Cavallino Bianco di Ortisei (Bz), un punto di riferimento per le vacanze in famiglia.
È probabile che molte delle polemiche che si sono accese in questi giorni non abbiano tenuto conto della tipologia del ristorante di cui si sta parlando. Non è detto che tutti i ristoranti debbano avere per forza dei seggioloni o lo spazio sufficiente che consenta ai bambini di correre e giocare senza problemi.
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Alberto Lupini
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