Le aziende del food sbarcano online, ma servono strategie di marketing
Le chiusure di bar e ristoranti impongono alle imprese dell'agroalimentare di cercare nuovi canali di vendita. JacLeRoi le aiuta a trovare soluzioni su misura per imporsi anche in rete
05 dicembre 2020 | 06:37
di Sergio Cotti
Il team JacLeRoi
Perché è importante affidarsi a una strategia di marketing, soprattutto in momenti come questo, anche nell’ambito del foood?
L’Horeca, lo sappiamo, è un settore molto penalizzato da questa crisi. Fare marketing potrebbe aiutare le aziende a trovare dei canali di vendita diversi rispetto a quelli tradizionali. Mi riferisco alle imprese che operano nell’agroalimentare, e in particolare a chi ha clienti solo nel settore dei bar e dei ristoranti. Cerchiamo di aiutare le persone a cambiare l’approccio e, se possibile, anche l’occasione di consumo. In altre parole, spingiamo verso un consumo diverso, a casa, anche per invogliare la gente a distrarsi, in un periodo in cui non sempre è possibile uscire e vedere altre persone. Proviamo a spostare il focus di queste aziende verso la vendita al consumatore finale, soprattutto attraverso l’e-commerce.
I vostri clienti sanno già muoversi in questo contesto o piuttosto chiedono a voi come fare?
Quelli che operano solo nell’Horeca non sanno come fare. Alcuni di loro e credono che sia sufficiente aprire una sezione di e-commerce sul loro sito perché la gente li trovi e inizi ad acquistare i loro prodotti, senza pensare che c’è bisogno invece di un supporto di comunicazione.
Lo stesso vale anche per i clienti finali?
Sì. La scelta di alcuni prodotti tramite un portale può essere più difficile, soprattutto se non si è formati. Capita, per esempio, con il vino: non è come al ristorante, dove c’è un sommelier che può consigliare. Per questo diamo consigli per far capire al consumatore che tipo di prodotto stiamo vendendo.
Quali sono i settori più colpiti?
Senz’altro il vino, perché non c’è ancora una cognizione forte rispetto alle opportunità che offrono altri canali di vendita. Molti clienti sono scoraggiati. Al contrario hanno guadagnato molto le aziende che vendono farine e semole, in particolare quelle che vendono al consumatore finale, magari nella Gdo. Per chi non è già presente è difficile far conoscere i suoi prodotti al cliente finale ed è importante portarlo con una strategia.
Enza Bergantino
È un processo che continuerà anche dopo la pandemia?
Penso di sì. Le abitudini acquisite durante il Covid non si perderanno. Chi ha iniziato a fare la spesa online, continuerà a farlo perché si sarà abituato a trovare determinati prodotti o perché ha sviluppato la capacità di fare scelte diverse, più con-sapevoli e meno compulsive, dettate magari da una minore disponibilità economica.
La presenza nel vostro team di sommelier, gastronomi, assaggiatori di olio vi avvicina ai clienti rappresenta un plus per la vostra azienda.
Essendo nati nella food valley, abbiamo dovuto specializzarci da subito nel comparto dell’agroalimentare, per via della vicinanza di tante aziende del territorio che ne fanno parte. Abbiamo quindi sentito l’esigenza di formare persone che potessero dare un servizio in più, che andasse oltre la comunicazione. Noi oggi offriamo un servizio completo, dalla scrittura di una scheda tecnica, alla consapevolezza di come si scrive un’etichetta.
Un percorso continuo di stimolo e formazione, per clienti e dipendenti.
Sì. Ogni anno organizziamo dei corsi per approfondire un determinato settore; quest’anno, non potendolo fare, ci siamo impe-gnati in un corso interno per i nostri dipendenti, di avvicinamento all’olio al vino, ma anche ai salumi e ai formaggi.
Per informazioni: www.jacleroi.com
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Alberto Lupini