La guerra tra Ucraina e Russia sta avendo numerose conseguenze sui mercati di tutto il mondo, Italia compresa. Oltre al dramma del conflitto, sono altissimi i rischi per il turismo, anche a causa della chiusura dello spazio aereo messa in atto sia dall'Europa sia dalla Russia, già fiaccato da due anni di Covid. A tenere banco è però il grano, che solo nell'ultima settimana è aumentato del 13% e addirittura del 9% soltanto nelle ultime ventiquattro ore. Una situazione che mette a rischio quasi un terzo del grano mondiale. I due Paesi forniscono infatti all'intero globo il 29% del grano tenero, oltre al 19% di mais e all'80% di olio di girasole.
Gli effetti di questi rincari sulle materie prime potrebbe vedersi a breve sugli scaffali dei supermercati italiani. Si parla infatti di aumenti complessivi fino al 50% per pane e pasta, che rappresentano due beni di consumo primari nel nostro Paese. Basti pensare che il consumo medio di pasta in Italia è di circa due chilogrammi al mese pro capite. A far crescere i prezzi non è però soltanto la guerra: sullo sfondo c'è infatti il caro energia, che sta giocando un ruolo altrettanto importante, in negativo.
Russia e Ucraina forniscono di grano il mondo
Russia e Ucraina sono a tutti gli effetti due granai del mondo. La prima è infatti il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale, la seconda produce 25 milioni di tonnellate di grano tenero, che la rendono il settimo Paese al mondo in questo settore. Al grano tenero si aggiunge poi il mais per l'alimentazione animale (quinto posto assoluto). Insieme rappresentano quasi un terzo del commercio mondiale di grano. Complessivamente le esportazioni agroalimentari dell’Ucraina verso la Ue-27 sono state pari a 5,4 miliardi di euro nel 2020, facendo del mercato comunitario, con una quota del 28%, una delle principali destinazioni delle derrate provenienti da Kiev.
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Mix micidiale tra conflitto e caro energia: come la guerra colpisce il grano
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L'Italia è fortemente legata a entrambi i paesi. Dall'Ucraina, nel 2021, il nostro Paese ha importato 122mila tonnellate di grano tenero, 72mila dalla Russia. Cifre che dicono che insieme i due Paesi coprono il 5% delle importazioni italiane di grano tenero. Un dato che nel 2020 era stato ancora più alto: 6,6%.
Porti chiusi sul Mar Nero. E i prezzi salgono...
A far volare i prezzi non ci sono soltanto i problemi di produzione ma anche quelli logistici, sempre legati alla guerra. Il conflitto ha infatti paralizzato le spedizioni commerciali in partenza dal Mar Nero verso l'Europa.
Gli effetti sui prezzi delle materie prime
La situazione emerge in tutta la sua gravità se si analizza l'andamento dei prezzi nelle ultime settimane e ancor di più negli ultimi giorni, da quando cioè la guerra è diventata realtà. In una settimana il prezzo del grano è salito del 13%, quello del mais addirittura del 29%. Parigi, una delle borse di riferimento, è passata dai 274 euro a tonnellata per il grano tenero prima dello scoppio del conflitto ai 310 euro di oggi. E il quadro sembra destinato soltanto a peggiorare. Sono infatti molto più che probabili nuovi aumenti.
Il pane è già aumentato e lo farà ancora
Coldiretti ha spiegato che il pane fresco in media è già aumentato del 3,8% a gennaio, dopo che nel 2020 era già salito in percentuali comprese tra il 10 e il 15%. La crisi russo-ucraina si sta però abbattendo sui forni e porterà una nuova ventata di rincari. Assopanificatori ha parlato di un possibile +10%, ma ha anche aggiunto che è presto per fare bilanci, sono troppi infatti i fattori in gioco.
Il caro energia e la pasta
Tra i fattori che incideranno sui prezzi non c'è infatti soltanto la guerra ma anche il caro energia, che continua a mordere senza che siano state trovate soluzioni. Nell'ultimo anno l'energia elettrica è aumentata del 200%, il gas addirittura del 600% e i risultati si vedono. Detto del pane, anche la pasta infatti è stata e sarà al centro di nuovi rincari. Questo nonostante il grano duro non abbia al momento subito il boom di prezzi toccato al grano duro. Poco cambia: le stime parlano di rincari fino al 30%, che si aggiungerebbero al già notevole 12,5% registrato a gennaio.
Mais e soia, è boom: allevamenti in crisi
Detto di pane e pasta, anche in altri settori la guerra sta colpendo duro. Per esempio, quello degli allevamenti. Come già anticipato, oltre al grano, Russia e Ucraina forniscono da sempre alimentazione per il bestiame i cui costi sono aumentati del 40% e si sommano al caro bollette in una tempesta perfetta che ha portato i costi di produzione di un litro di latte a 46 centesimi a fronte dei 38 centesimi riconosciuti agli allevatori.
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Alberto Lupini
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