Assohoreca alza la voce della filiera: «Il Governo ripensi i ristori»
L'associazione nata a febbraio conta 70 associati ma vale, potenzialmente, un mercato da 4 miliardi, essenziale per la filiera dell'ospitalità. Il presidente Fasoli: «Prossime mosse con Fipe per rilanciare il settore . Ci sono diversi punti importanti nella nostra mission. In prima battuta, la cancellazione dei codici Ateco per il calcolo dei ristori»
Nata ufficialmente a fine febbraio, Assohoreca punta a dare voce a tutta la filiera che sta a monte dell’attività ristorativa e ricettiva. Niente food, solo attrezzature: pentole, coltelli, coperchi e tutto quello che serve per operare davvero. «Attualmente contiamo circa 70 aziende attive per un volume d’affari potenziale di circa quattro miliardi», ha precisato il presidente Luigi Fasoli.
Abolizione dei codici Ateco, prima vittoria
Obiettivo dell’associazione è quello di dare una risposta a 360 gradi a tutti gli associati. Ma la vera partita è quella della rappresentanza verso le istituzioni: «Ci sono diversi punti importanti all’interno della mission che ci siamo dati. In prima battuta, la cancellazione dei codici Ateco per il calcolo dei ristori. E su questo l’ultimo decreto Sostegni ha fatto passi avanti. Peccato che per un anno intero la nostra categoria fosse stata mal rappresentata e quindi tagliata fuori da una riflessione complessiva sugli aiuti a fondo perduto. Ad oggi, inoltre, i primi due mesi del 2021 segnalano un -50% del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2020», ha spiegato Fasoli. Azioni a cui si sommano anche le consulenze alle aziende partner e i rapporti con gli enti fieristici. A partire da Host, l’evento più importante per il settore che dovrebbe tenersi a Milano Fiera dal 21 al 26 ottobre. Covid permettendo.
L'alternativa del canale domestico: non per tutti
Se quella sarà la sede per fare il bilancio di un anno, Fasoli sa che arrivarci non sarà semplice stante le attuali limitazioni sul canale Horeca: «Alcune delle nostre aziende si rivolgono anche al mercato domestico che l’anno scorso ha funzionato bene e che è riuscito, almeno in parte, a tamponare le perdite. Ma l’azienda che vive di Horeca non può cambiare pelle in sei mesi. E in ogni caso si rischierebbe ingolfare un mercato in cui la torta da spartirsi rimane sempre la stessa».
Gli aiuti? Solo quelli per far ripartire il mercato
Meglio concentrarsi sugli strumenti di sostegno al settore dei fornitori di attrezzature le cui vicissitudini rischiano, a cascata, di impattare la futura ripresa di bar, ristoranti e hotel. «Peccato che nell’ultimo decreto, il ristoro del 30% è calcolato sulla differenza fra 2019 e 2020. Ma per noi l’andamento della crisi è stato diverso. A fine maggio dello scorso anno, per esempio, abbiamo registrato un rimbalzo degli ordinativi in vista della stagione estiva. Dinamica che ci ha aiutato a fare cassa ma di fatto di ha escluso dai ristori», ha spiegato Fasoli. Il rischio è che così facendo, sia lo Stato il primo a mettere i bastoni fra le ruote a un settore che occupa circa 20mila persone e genera un gettito fiscale di un miliardo per l’Iva.
E proprio su questo punto, Assohoreca punta a convincere il Governo a inserire una nuova misura a favore del comparto: «Se lo stato concedesse il credito di imposta del 40% all’Horeca per un valore di 200 milioni da scaricare in due anni, metterebbe in circolo mezzo miliardo di acquisti. Lo stato qui potrebbe poi guadagnarci con l’Iva e di fatto recuperare gli investimenti facendo ripartire il settore. Altro che bonus monopattini e bici elettriche», ha commentato Fasoli.
In questa battaglia, una sponda potrebbe essere trovata in Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) con cui Assohoreca «farà delle operazioni congiunte affinché la filiera, tutta insieme, possa trovare una soluzione», ha concluso Fasoli.
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Alberto Lupini