«L'arte del “Dry stone walling” - si legge nella motivazione dell’
Unesco - riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull'altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra secco. Presenti nella maggior parte delle regioni italiane, i muretti a secco sono tra i primi esempi di manifattura che l’uomo ha costruito, sia per fini abitativi che per scopi collegati all'agricoltura. «Le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l'ambiente - dice l’Unesco - e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l'uomo e la natura. La pratica viene trasmessa principalmente attraverso l'applicazione pratica adattata alle particolari condizioni di ogni luogo in cui viene utilizzata». Il Comitato ha sottolineato anche come i muri a secco «svolgano un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l'erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l'agricoltura».
Per l’Italia, la candidatura della pratica rurale dell’arte dei muretti a secco è stata portata avanti dal ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo in sinergia con il Maeci e con la Commissione nazionale Unesco. «Ancora una volta - commenta il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo,
Gian Marco Centinaio - i valori dell’agricoltura sono riconosciuti come parte integrante del patrimonio culturale dei popoli. Il nostro Paese si fonda sull’identità. I nostri prodotti agroalimentari, i nostri paesaggi, le nostre tradizioni e il nostro saper fare sono elementi caratterizzanti della nostra Storia e della nostra cultura. Non è un caso quindi che, dei 9 elementi italiani riconosciuti dall´Unesco patrimonio immateriale dell’umanità, ben 4 appartengano al patrimonio rurale e agroalimentare. Un risultato che conferma l’importanza di questo comparto nel nostro Paese e quanto sia fondamentale, come Governo e come cittadini, non dimenticare mai le nostre radici. Ecco perché è necessario continuare a investire nella promozione e nella valorizzazione, anche a livello internazionale, delle nostre produzioni agroalimentari e dei nostri territori».
È la seconda volta, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, che viene attribuito questo riconoscimento a una pratica agricola e rurale. Nel 2010 la Dieta mediterranea è stata iscritta come primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare nella lista Unesco; nel 2014 il riconoscimento della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, primo elemento culturale al mondo di carattere agricolo riconosciuto dall´Unesco; nel 2017 è stata la volta de "
L’arte del pizzaiuolo napoletano".
Per informazioni:
www.unesco.it
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Alberto Lupini