Arabba, mito per gli sciatori e comunità montana ricca di tradizioni
Arabba, in lingua ladina Reba, piccolo centro nel cuore delle Dolomiti, è un mito e un punto di riferimento per molti sciatori in Europa. Ma Arabba è anche comunità antica, oggi veneta, che deve dimostrarsi competitiva
17 gennaio 2018 | 17:57
di Alberto Lupini
Si trova a 1.600 metri di altitudine, nella valle di Fodom, circondata dall'imponente gruppo della Sella e verso sud, ai piedi dell'imponente Marmolada. «Noi sopravviviamo proprio grazie a questa posizione privilegiata - spiega l'assessore Michela Lezuo, assessore al Turismo e alla Cultura comune di Livinallongo del Col di Lana (Bl) e proprietaria del Miki's Grill-Hotel Mesdi - non siamo una valle, ma un paese che ha però un potenziale enorme, in quanto non solo è arroccata al Sella Ronda, ma è anche una porta di ingresso immediata alla Marmolada».
Da una parte, quindi, lo skitour del Sellaronda, uno dei più apprezzati nel comprensorio del Dolomiti Superski, e dall'altra la Marmolada, la Regina delle Dolomiti Patrimonio Unesco, alla quale si accede dalla zona sciistica di Porta Vescovo. Dalla Marmolada si scende per una vertiginosa discesa di 12 km, da quota 3.269 fino ai 1.450 metri di Malga Ciapela. Insomma, «da un punto di vista turistico-invernale - continua Lezuo - una posizione più che strategica per chi si muove sugli sci».
Ma un comune non vive di solo inverno, ed ecco allora che Arabba ha saputo nel tempo fronteggiare anche le sfide che la bella stagione le ha posto di fronte, presentandosi come centro indiscusso per ciclisti, amatoriali e professionisti: «Essendo ai piedi del Passo Padon, siamo anche vicini a tutte le cime più ricercate dagli amanti delle due ruote, come il Fedaia o il San Pellegrino».
La particolarità però più interessante di Arabba è la sua capacità di distinguersi non soltanto per la sua posizione, ma anche per la sua identità: «Una piccola comunità - la definisce l'assessore al Turismo - che negli anni è riuscita a mantenere una dimensione tipicamente montana. Un elemento che, se sei anni fa poteva essere considerato sfavorevole, oggi sta diventando un valore aggiunto». Parla di «presepe d'inverno» Michela Lezuo, non di certo a caso: Arabba ha non solo mantenuto, ma costruito la sua immagine attorno alla propria tipicità, quella «classica autenticità di montagna» che molti turisti ricercano e che spesso è difficile da trovare in zone sempre affollate causa piste e discese di grande appeal.
Se ad esempio, l'ospitalità è il primo indicatore di questa tendenza - tutti le strutture alberghiere sono a conduzione più o meno familiare - in aiuto viene anche la stessa dimensione del paese: «Sicuramente, il fatto di essere un paese di dimensioni ridotte porta ad avere innanzitutto una vita simile a quella di un piccolo rione: tutto è estremamente vicino, le piste arrivano quasi alle porte di casa e degli alberghi; nel giro di qualche giorno i turisti si conoscono tutti o quasi».
Senza poi dimenticare che Arabba è - «ed io lo vivo con grande orgoglio», dice fiera Michela Lezuo - una comunità ladina: «Noi qui parliamo il ladino. Siamo in territorio bellunese, ma abbiamo la nostra minoranza linguistica, un fattore determinante per l'autenticità di un popolo. Si tratta della nostra lingua madre, ciò significa che come si nasce si parla questa lingua, e questa soltanto fin quando non si frequentano le scuole».
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Come si dice, lingua e costumi di un popolo. Così Michela Lezuo, dopo aver identificato nel ladino un tratto distintivo, racconta anche dei costumi tipici, quelli della tradizione: «In casa mia, ogni domenica, si indossano gli abiti tradizionali. Ma, se dovessi "allargarmi di più", potrei tranquillamente dire che è l'estate il momento in cui uno si sente un po' più stimolato, grazie soprattutto alle festività religiose, a vestire i costumi tipici».
Il Miky's Grill di Michela Lezuo
Meno spazio ha giustamente l'enogastronomia, non perché non venga valorizzata, ma appunto per le dimensioni della comunità: «Non esiste un menu da poter offrire, una terra di montagna è povera». Tuttavia, per una comunità che ha fatto del turismo la sua forza e della tradizione il suo tratto distintivo, non è stato difficile crescere, in qualche modo, anche sotto questo punto di vista. «Noi abbiamo una nostra latteria, che raccoglie il latte dalle varie stalle locali e produce formaggio esclusivamente con questo latte. Sono mucche che pascolano sui nostri prati, quindi cosa c'è di più autentico e territoriale di questo?».
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Un'ottima osservazione quella fatta dall'assessore al Turismo di Livinallongo, che racconta passo per passo anche l'evoluzione di questo comparto, il quale, come tutti i servizi turistici, ha saputo aprirsi al turismo: «Si tratta di un'evoluzione degli ultimi anni. Non abbiamo più quelle stalle fatte di due o tre mucche, con ogni famiglia proprietaria di una stalla. Ora sono state costruite delle vere e proprie realtà imprenditoriali, non molte e nemmeno grandi da garantire una produzione e una lavorazione del latte a livello industriale come accade in Pianura Padana, ma comunque capaci di soddisfare le richieste sia del residente che del turista».
Per informazioni: www.arabba.it
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Alberto Lupini