Aperti a cena in zona gialla? Per i ristoranti si apre uno spiraglio
L'associazione Tutela Nazionale Impresa-Ristoratori Toscana ha di nuovo chiesto alle istituzioni di poter lavorare nei locali anche a cena in zona gialla. Indiscrezioni dicono che c'è stata un'apertura del Governo
22 gennaio 2021 | 16:42
Aprire i locali che si trovano in zona gialla anche a cena. È la richiesta (che sta diventando un'ipotesi), l’ennesima, avanzata anche da Tutela Nazionale Impresa-Ristoratori Toscana, che rappresenta 40mila aziende in Italia, alla presidenza del Consiglio, al ministro allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, al ministro alla Salute Roberto Speranza e al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per chiedere la riapertura immediata dei locali in zona gialla anche la sera. Una richiesta che segue quella di Fipe e Fiepet.
Perchè a pranzo sì e a cena no?
«Perché, in zona gialla, a pranzo si può aprire e a cena no? - spiega il portavoce Tni-Ristoratori Toscana Pasquale Naccari - abbiamo chiesto ai prefetti di tutta Italia le prove scientifiche che sono alla base delle restrizioni. Lo abbiamo chiesto alla presidenza del Consiglio e alla Regione Toscana. Abbiamo avuto numerosi incontri a tutti i livelli istituzionali e siamo riusciti a far sentire la nostra voce. Alcune fonti ci dicono che sembra che il Governo stia valutando la possibilità di aprire i nostri locali anche a cena, nelle zone gialle. Speriamo sia così. Sarebbe una decisione che va incontro a migliaia e migliaia di imprese che ora stanno rischiando la sopravvivenza».
Ristoranti luoghi sicuri
Secondo una ricerca della Public Health England «i ristoranti sono tra i luoghi più sicuri, meno rischiosi di supermercati e scuole. Inoltre, una nuova indagine pubblicata da un pool di scienziati in Lombardia evidenzia lo scarso impatto dei pubblici esercizi nella creazione di focolai: 3/4 avvengono in casa, il resto a lavoro o in altri luoghi. Solo lo 0,8% nei locali. Quindi non ha senso tenerci chiusi. Soprattutto considerando che siamo sottoposti a protocolli che sono tra i più rigidi di Europa e che le restrizioni che riguardano la capienza valgono sia a pranzo che a cena. Però vogliamo di più, non ci bastano gli studi: vogliamo che sia il ministero alla Salute a riconoscere i nostri locali come spazi sicuri e quindi a darci la possibilità di aprire la sera».
Naccari aggiunge: «Noi stiamo lottando per salvare le nostre aziende, essere riconosciuti come luoghi sicuri e fare in modo che tutti i livelli istituzionali e l'opinione pubblica ci identifichino come luoghi sicuri. La protesta deve essere atta a legittimarci e non a delegittimarci. Noi continueremo a lottare per far sì che le nostre proposte siano riconosciute, questo è il nostro obiettivo. Questo è quello che ci tiene uniti e questo vuol dire fare sindacato allo stato puro. Lo facciamo per noi, per le nostre aziende, per i nostri dipendenti e per l'Italia che vive grazie alle nostre luci accese».
Si tornerà a cena nei ristoranti in zona gialla?
Perchè a pranzo sì e a cena no?
«Perché, in zona gialla, a pranzo si può aprire e a cena no? - spiega il portavoce Tni-Ristoratori Toscana Pasquale Naccari - abbiamo chiesto ai prefetti di tutta Italia le prove scientifiche che sono alla base delle restrizioni. Lo abbiamo chiesto alla presidenza del Consiglio e alla Regione Toscana. Abbiamo avuto numerosi incontri a tutti i livelli istituzionali e siamo riusciti a far sentire la nostra voce. Alcune fonti ci dicono che sembra che il Governo stia valutando la possibilità di aprire i nostri locali anche a cena, nelle zone gialle. Speriamo sia così. Sarebbe una decisione che va incontro a migliaia e migliaia di imprese che ora stanno rischiando la sopravvivenza».
Ristoranti luoghi sicuri
Secondo una ricerca della Public Health England «i ristoranti sono tra i luoghi più sicuri, meno rischiosi di supermercati e scuole. Inoltre, una nuova indagine pubblicata da un pool di scienziati in Lombardia evidenzia lo scarso impatto dei pubblici esercizi nella creazione di focolai: 3/4 avvengono in casa, il resto a lavoro o in altri luoghi. Solo lo 0,8% nei locali. Quindi non ha senso tenerci chiusi. Soprattutto considerando che siamo sottoposti a protocolli che sono tra i più rigidi di Europa e che le restrizioni che riguardano la capienza valgono sia a pranzo che a cena. Però vogliamo di più, non ci bastano gli studi: vogliamo che sia il ministero alla Salute a riconoscere i nostri locali come spazi sicuri e quindi a darci la possibilità di aprire la sera».
Naccari aggiunge: «Noi stiamo lottando per salvare le nostre aziende, essere riconosciuti come luoghi sicuri e fare in modo che tutti i livelli istituzionali e l'opinione pubblica ci identifichino come luoghi sicuri. La protesta deve essere atta a legittimarci e non a delegittimarci. Noi continueremo a lottare per far sì che le nostre proposte siano riconosciute, questo è il nostro obiettivo. Questo è quello che ci tiene uniti e questo vuol dire fare sindacato allo stato puro. Lo facciamo per noi, per le nostre aziende, per i nostri dipendenti e per l'Italia che vive grazie alle nostre luci accese».
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Alberto Lupini
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