Anno del cibo Sì, ma quando?
Nonostante i flop dei due anni rispettivamente dedicati a Cammini e Borghi, da questo 2018 incentrato sul Cibo italiano ci si aspettano cose diverse. Anche se promozione e comunicazione ancora scarseggiano
02 gennaio 2018 | 14:43
Dopo l’anno dei Cammini varato nel 2016 è seguito quello dei Borghi e ora è cominciato quello del Cibo. Parliamo delle iniziative del ministero dei Beni culturali per promuovere un turismo a tema in Italia. Visti i flop delle due precedenti iniziative non ci sarebbe però da aspettarsi nulla di che. Sarà perché mancano i fondi, o forse perché il Ministero non sembra proprio saperci fare con la promozione (la guida digitale del programma del 2016 è stata pubblicata solo un mese fa, e il sito dei Borghi non lo ha consultato praticamente nessuno…), sta di fatto che per i due anni passati si può parlare solo di occasioni perse.
Ma nel caso dell’anno del Cibo italiano le cose dovrebbero essere molto diverse. Un po’ perché parliamo di uno dei pochi elementi tipici dello Stile di vita italiano riconosciuto in tutto il mondo (e non a caso l’enogastronomia oggi è con l’arte il motivo principale dell’incoming straniero) e un po’ perché in campo c’è anche il ministero delle Politiche agricole e un partner di ferro come Coldiretti.
Come dire che sul Cibo stavolta non si scherza. O meglio, non si dovrebbe scherzare. Già, perchè non è che le cose siano proprio molto chiare. O meglio, al di là dei soliti annunci, non si son ancora visti programmi e dettagli e tutto sembrerebbe al momento limitato ad una campagna social tutta incentrata su alimenti e piatti d’autore in marmo o ceramica. Praticamente si invita a postare immagini Instagram con l’account @museitaliani e con #annodelciboitaliano.
È vero che dopo le abbuffate di questi ultimi giorni a pochi potrebbe interessare parlare di cibo, ma pur concordando in pieno sulla volontà di promuovere l’enogastronomia anche attraverso le opere d’arte che nei secoli l’hanno rappresentata, non si può non sottolineare il rischio che anche questa iniziativa alla fine non porti a grandi risultati.
Né ci si può illudere che per smuovere nuovi flussi turistici bastino quattro eventi con l’Enit in qualche ambasciata in giro per il mondo (con i soliti invitati locali e con i cuochi italiani che non sono conosciuti fuori dall’Italia…). Né avrebbe senso dedicare questo anno alla memoria di Gualtiero Marchesi, magari volutamente dimenticato fino a qualche giorno fa perché le sue proposte infastidivano qualcuno…
Da tempo sollecitiamo iniziative forti per dare valore al nostro mondo, mettendo in rete dai produttori ai cuochi, dai trasformatori agli albergatori. Vanno avviati programmi di investimenti per ammodernare le nostre strutture e i nostri servizi ricettivi. Vanno tutelati meglio i nostri prodotti. Non possiamo dire che non si sia fatto nulla finora, anzi. Quel che è mancato però è la creazione di un’immagine vera di un “sistema Paese” che per il cibo e il turismo poggi su agenzie ed istituzioni organizzate ed efficienti.
Che i ministri Dario Franceschini e Maurizio Martina ormai a fine mandato possano fare il miracolo in queste ultime ore è abbastanza improbabile. Salvo sorprese positive è abbastanza realistico immaginare che solo in autunno, varato un nuovo Governo, potremo vedere se la politica saprà avere un colpo di reni sul tema Cibo e presentare qualche novità. Speriamo. Per il momento buon anno e buon cibo a tutti.
Ma nel caso dell’anno del Cibo italiano le cose dovrebbero essere molto diverse. Un po’ perché parliamo di uno dei pochi elementi tipici dello Stile di vita italiano riconosciuto in tutto il mondo (e non a caso l’enogastronomia oggi è con l’arte il motivo principale dell’incoming straniero) e un po’ perché in campo c’è anche il ministero delle Politiche agricole e un partner di ferro come Coldiretti.
Come dire che sul Cibo stavolta non si scherza. O meglio, non si dovrebbe scherzare. Già, perchè non è che le cose siano proprio molto chiare. O meglio, al di là dei soliti annunci, non si son ancora visti programmi e dettagli e tutto sembrerebbe al momento limitato ad una campagna social tutta incentrata su alimenti e piatti d’autore in marmo o ceramica. Praticamente si invita a postare immagini Instagram con l’account @museitaliani e con #annodelciboitaliano.
È vero che dopo le abbuffate di questi ultimi giorni a pochi potrebbe interessare parlare di cibo, ma pur concordando in pieno sulla volontà di promuovere l’enogastronomia anche attraverso le opere d’arte che nei secoli l’hanno rappresentata, non si può non sottolineare il rischio che anche questa iniziativa alla fine non porti a grandi risultati.
Né ci si può illudere che per smuovere nuovi flussi turistici bastino quattro eventi con l’Enit in qualche ambasciata in giro per il mondo (con i soliti invitati locali e con i cuochi italiani che non sono conosciuti fuori dall’Italia…). Né avrebbe senso dedicare questo anno alla memoria di Gualtiero Marchesi, magari volutamente dimenticato fino a qualche giorno fa perché le sue proposte infastidivano qualcuno…
Da tempo sollecitiamo iniziative forti per dare valore al nostro mondo, mettendo in rete dai produttori ai cuochi, dai trasformatori agli albergatori. Vanno avviati programmi di investimenti per ammodernare le nostre strutture e i nostri servizi ricettivi. Vanno tutelati meglio i nostri prodotti. Non possiamo dire che non si sia fatto nulla finora, anzi. Quel che è mancato però è la creazione di un’immagine vera di un “sistema Paese” che per il cibo e il turismo poggi su agenzie ed istituzioni organizzate ed efficienti.
Che i ministri Dario Franceschini e Maurizio Martina ormai a fine mandato possano fare il miracolo in queste ultime ore è abbastanza improbabile. Salvo sorprese positive è abbastanza realistico immaginare che solo in autunno, varato un nuovo Governo, potremo vedere se la politica saprà avere un colpo di reni sul tema Cibo e presentare qualche novità. Speriamo. Per il momento buon anno e buon cibo a tutti.
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Alberto Lupini
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