Il Dipartimento Mobilità e Viabilità del Comune di Roma sta rispondendo picche a bar e ristoranti che chiedono di sfruttare spazi esterni. Il problema? Il codice della strada
. Fipe e Fiepet pronte a far ricorso al Tar e chiamare in causa gli avvocati. Sperando non sia un boomerang come capitato in Corso Garibaldi
26 giugno 2021 | 05:00
Sembra destinata a non trovare soluzione
la battaglia dei tavolini fra esercenti, residenti e autorità cittadine. Tanto che, dopo Milano,
un nuovo fronte si apre a Roma. Nella Capitale,
bar e ristoranti sono sul pide di guerra a causa del
diniego da parte degli uffici del Dipartimento Mobilità e Viabilità alle tante richieste di poter sfruttare gli spazi esterni per rilanciare la ripresa dei consumi fuori casa dopo la fine delle maggiori restrizioni all'attività economica. E dunque,
i commercianti si preparano a fare ricorso al Tar.
Problemi di viabilità deprimono la voglia di ripartire di 6-700 attività
«Stiamo valutando di presentare ricorsi al Tar, anche al Consiglio di Stato e se necessario di promuovere una class action per vincere la battaglia per i tavolini all'esterno», ha annunciato all'
AdnKronos Claudio Pica, presidente Fiepet Roma e Lazio. Azioni estreme per far fronte alla sfilza di "no" che stanno deprimendo la volontà di ripartire del settore. «L'Ufficio alla Mobilità respinge centinaia di richieste in varie zone sia centrali che periferiche per il fatto che
molte vie sono considerate di Grande Viabilità nell'elenco del Codice della Strada, dunque, i funzionari pongono un problema di mobilità e sicurezza stradale rifacendosi alla norma nazionale
e questo nonostante la delibera dell'assemblea capitolina a maggio abbia autorizzato il collocamento dei tavoli anche con pedane e ombrelloni in zone tariffate, andando in deroga a diversi vincoli», spiega Pica. A pagare il prezzo di questa rigidità circa 600-700 attività.
Anche la Fipe ha coinvolto gli avvocati
Pronta a muoversi
anche Fipe-Confcommercio che considera il diniego un «problema serio a Roma perché impedisce agli esercenti dei pubblici esercizi, bar e ristoranti di allestire gli spazi esterni», spiega sempre all'
AdnKronos Sergio Paolantoni, presidente Fipe Roma. «Noi abbiamo sottolineato all'assessorato alla Mobilità che
alcune strade che vengono considerate di primaria viabilità lo erano ma in effetti non lo sono più. Noi chiediamo che alcune
norme sulla codificazione della viabilità vadano riviste in base alla realtà attuale. Ci stiamo muovendo con gli avvocati. Non escludiamo la possibilità di fare ricorso per chiedere una revisione sulla interpretazione del Codice della strada noi abbiamo proposto anche di fare isole pedonali temporanee ma da una parte c'è l'assessorato al Commercio e la sindaca Raggi che hanno dato la possibilità e dall'altro l'assessorato alla Mobilità che invece nega i permessi perché troppi dehors lungo la strada negano la possibilità di parcheggi e rendono difficile il transito. Stiamo tra due fuochi», conclude Paolantoni. E intanto,
chi ha investito migliaia di euro fra pedane, ombrelloni e dehors si sente beffato.
Tar, arma a doppio taglio: il caso di Corso Garibaldi e gli scenari futuri
Certo, si spera che
l'eventuale ricorso al Tar possa avere risultati migliori di quelli ottenuti dal comitato di Corso Garibaldi 104 che, nel giro di nemmeno una settimana, è passato dal vedersi riconoscere la vittoria in una battaglia storica contro la movida (e il rumore) di una delle zone più frequentate di Milano al
dietrofront del sindaco Beppe Sala dopo il
ribaltamento delle sentenza avvenuto al Consiglio di Stato (che di fatto ha sospeso l'intervento del Tar fino al 15 luglio). Per farla breve:
i tavolini restano, così come non verranno toccati gli orari di apertura e servizio dei locali. Insomma, niente coprifuoco. Per la
gioia degli esercenti. Eppure
il problema rimane. «È chiaro che non immagino in condizioni normali una diffusione così larga degli spazi all’aperto, ma quest’anno va un po’ così, ne dobbiamo tener conto, i locali e le discoteche sono chiusi e i ragazzi da una parte o dall’altra stanno in giro. Io capisco il fatto che in alcune vie sia difficile ma
chiedo un po’ a tutti tolleranza», ha affermato sul tema il primo cittadino di Milano. Tolleranza che, anche a causa di episodi di malamovida, richiede però un intervento deciso affinché, come
auspicato da Roberto Calugi, direttore Fipe, l'utilizzo degli spazi esterni diventi
«caratteristica peculiare delle nostre città nel prossimo futuro».