Anche a Bologna bar e ristoranti sempre di più nelle mani della mafia?
L'inchiesta presentata da Andrea Giagnorio e Sofia Nardacchione a Fili-Festival dell'informazione libera e dell'impegno mostra un incremento improvviso e considerevole di pratiche sospette da parte di alcuni locali della città
Il Fili-Festival dell'informazione libera e dell'impegno a Bologna ha inaugurato la sua ottava edizione con un focus importante sulle connessioni tra attività di ristorazione e possibili legami con la criminalità organizzata. Attraverso incontri, proiezioni e inchieste, l'evento organizzato da Libera Bologna ha esaminato i casi emersi nel territorio, mettendo in luce fenomeni che sollevano dubbi e interrogativi sulla trasparenza e la legalità di alcune attività. L'ultima videoinchiesta presentata, intitolata "La febbre del cibo: le ombre della ristorazione bolognese", firmata da Andrea Giagnorio e Sofia Nardacchione, ha puntato i riflettori sulle dinamiche che coinvolgono il comparto, evidenziando situazioni sospette e anomalie legate a determinati imprenditori e pratiche commerciali. Attraverso un approccio di attivismo e indagine, sono stati esaminati diversi casi che mostrano un incremento improvviso e considerevole di alcuni locali di stampo mafioso, insieme a modalità operative che sollevano perplessità sulle reali condizioni economiche.
Bologna e l'Emilia Romagna, quindi, si aggiungono alla lunga lista delle regioni con più presenza mafiosa in bar e ristoranti. Nella classifica, nel 2022, la Sicilia contava ben 14.036 locali, seguita dalla Campania (6.091) e Calabria (4.930) e dalla Lombardia (circa 3.256), che negli ultimi anni sta vedendo aumentarsi a dismisura la presenza di organizzazioni criminali sul proprio territorio - basti pensare che ben 25 gruppi di 'ndrangheta insistono su 28 Comuni nelle province di Milano.
Mafia nei bar e ristoranti di Bologna? L'ultima inchiesta
Tornando all'inchiesta su Bologna, frutto di indagini sul campo e interviste condotte con ristoratori, imprenditori e lavoratori del settore, questa ha rilevato la presenza di situazioni che, sebbene apparentemente ineccepibili formalmente, nascondono aspetti sfuggenti e poco trasparenti. Dall'intervista del Corriere della Sera ad Andrea Giagnorio, sono emersi casi di crescite esponenziali non supportate da evidenze concrete, coinvolgimenti improvvisi di nuovi attori nel mondo della ristorazione e presunte attività illecite come la creazione di società schermo.
La preoccupazione espressa da diversi intervistati, alcuni dei quali hanno preferito mantenere l'anonimato per timore di ritorsioni, indica una situazione che oltre a sollevare dubbi, genera anche timori e potenziali ripercussioni negative sul tessuto economico e sociale della città. Ciò che emerge è la necessità di aumentare la consapevolezza dei cittadini su tali dinamiche, fornendo loro strumenti per riconoscere e segnalare comportamenti sospetti, con l'obiettivo di contrastare e prevenire fenomeni potenzialmente dannosi per la comunità.
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Bar e ristoranti di Bologna sotto il controllo della mafia? Bisogna agire tempestivamente
È stata poi sottolineata da Giagnorio l'importanza di comprendere il contesto e di agire tempestivamente per adottare misure che possano preservare l'integrità e la legalità nella ristorazione. In tal senso, il coinvolgimento attivo dei cittadini, unitamente a un'azione coordinata e trasparente, potrebbe contribuire a preservare l'ambiente imprenditoriale e sociale della città da possibili infiltrazioni criminali.
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Alberto Lupini
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