Amerigo ha lo spirito battagliero da perfetto toscano acquisito, sferzante e ironico ma deciso. Non canta ancora vittoria per la sentenza perché ritiene che il percorso sia ancora lungo e impervio ma è soddisfatto del punto a cui si è giunti.
Amerigo Capria, da dove facciamo iniziare la sua vicenda?
Da quando sono stato contattato dalla società che mi ha proposto di acquistare, dietro pagamento in denaro ovviamente, un pacchetto di recensioni positive da postare poi sulla bacheca del mio ristorante. Io ho naturalmente rifiutato e da lì ho iniziato a vedere comparire una serie di recensioni fortemente negative alla mia attività.
Recensioni false, si intende?
Chiaramente false. Si parlava di piatti e di persone che nulla avevano a che fare col mio ristorante. Le recensioni erano una truffa, una sorta di moneta di scambio.
E quindi cosa ha fatto?
Ho denunciato alla polizia spostale.
A quando risale la denuncia?
A 7 anni fa.
Sette anni per la prima sentenza, il percorso è stato lunghissimo. Viene quasi da pensare: chi lo ha fatto fare a voi ristoratori a fare le denunce?
Mi ha convinto a proseguire nel mio intento la voglia di smascherare certi personaggi, la voglia di permettere a me e ai miei colleghi di lavorare in serenità e di “pulire” TripAdvisor da queste faccende così losche. È stata una vicenda lunga e dispendiosa, ma non ho mai mollato. Nè ho mai pensato di cedere, non ho mai pensato - per ottimismo mio - che si potesse risolvere in una bolla di sapone nonostante ci siano stati periodi in cui l’attenzione è calata. Il problema è solo partire, poi una volta che il procedimento si avvia si può sperare di giungere alla fine. E per qualcuno c'è stata la prima vittoria.
Quanto le è costato portare avanti una procedura come quella che ha vinto?
Tantissimo tempo e anche un po’ di danaro. Ma tempo soprattutto perché ho voluto coinvolgere i colleghi parlando con loro, condividendo esperienze, ampliando la mia problematica a più professionisti possibile per il bene del settore.
Giustizia a parte, l’ha aiutata qualcuno in questo percorso?
Sì, certamente. La Fipe soprattutto con i vertici che si sono mossi in primissima persona. Diciamo che senza il loro sostegno non sarei andato da nessuna parte.
E TripAdvisor? Si è costituito come parte civile, ma quale è stato il suo supporto nel suo caso?
TripAdvisor non posso dire che abbia collaborato con me, non si è mai aggiunta alla mia denuncia penale. Ora, non so esattamente le tempistiche del suo inserimento in questa vicenda, ma credo che si sia costituito parte civile solo dopo la sentenza del Tribunale.
Può spiegare, passo dopo passo, anche per aiutare i colleghi che si dovessero trovare nella sua posizione, come ha avviato la procedura e come l’ha portata avanti?
A questo purtroppo non posso ancora rispondere per motivi legali.
Ha mai ricevuto minacce per questa sua battaglia?
No, mai, di nessun tipo. Anche perché tutto avviene per via telematica, il confronto umano è quasi nullo.
Nel corso di questi sette anni è incorso ancora in tentativi di vendita di recensioni?
Sì, diverse volte e ancora ne ricevo.
Pensa che questo problema sia risolvibile?
No, credo che risolvere completamente questo fenomeno sia impossibile. È come pensare di poter smascherare tutti i profili Facebook accertandosi che siano autentici. Il web è una giungla dobbiamo prenderlo come dato di fatto.
E quindi?
E quindi bisogna comunque lavorare per ridurre il livello di “fake”. Penso che raggiungere un 90% di indice di affidabilità degli utenti TripAdvisor possa essere già un ottimo traguardo. Io chiedo alla piattaforma, che è un gigante, di lavorare per ridurre i rischi di ritrovarsi nella mia situazione.
Se usato bene, TripAdvisor può essere uno strumento utile anche ai ristoratori?
Io credo di sì, ma con delle riserve. Dico agli utenti di leggere sempre molto attentamente le recensioni. Questo sono portato a pensare che non sempre avvenga, basti pensare che sono le recensioni negative quelle più lette perché il Gufo diventa interessante più per gossip che per altro. Ma voglio sperare anche che ci siano sempre più utenti “formati”. Del resto TripAdvisor è un social e come tale tutti possono dire tutto, attenzione.
Questo però fa parte del gioco, il potere del popolo e dal passaparola esiste da sempre…
Vero, basta che chi posta e commenta sia onesto nel farlo.
In chiusura: Fipe quest’estate ha fatto un patto con TripAdvisor per collaborare al fine di creare una piattaforma sempre più affidabile. Lei è d’accordo?
Sì, è una cosa buona sicuramente anche se serverà del tempo perché si vedano risultati. È una strategia che deve inserirsi in una serie di azioni che, fatte coincidere, devono portare ad un cambio di registro.
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Alberto Lupini
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