Altro anno nero per il turismo: senza ospiti, i ricavi crollano del 55%

Secondo l'Osservatorio di Confindustria Alberghi, il tasso di riempimento delle camere per il 2021 è crollato del 48,6%. Scomparsi i turisti stranieri per un danno di 25 miliardi (soprattutto nelle città d'arte). Maria Carmela Colaiacovo: «Sopravvivenza delle aziende garantita dal ricorso al credito. Servono misure urgenti sulla liquidità»

28 dicembre 2021 | 14:01
di Nicola Grolla

Anche il 2021 è un anno nero per il turismo. A testimoniarlo, sono i numeri dell'Osservatorio di Confindustria Alberghi: l'anno in corso va verso la chiusura con un ammanco del -48,6% del tasso di occupazione delle camere, con punte che si avvicinano al -60% nelle città d'arte come Roma, Firenze e Venezia. Mancanze che, alla fine, pesano sui ricavi con una perdita media del -55% a livello nazionale. Un dato confermato anche dall'analisi della Fondazione Nazionale dei Commercialisti per cui alberghi e ristorazione sono stati fra i settori più colpiti dalla pandemia a livello di perdita di fatturato (-44,3%) e di valore aggiunto (-53,2%).

 

Pesano le disdette e le incertezze

Dati in linea con le rilevazioni Istat, che nel solo periodo gennaio-settembre ha registrato una flessione sul fatturato ricettivo del 36%, e con le analisi della Banca d'Italia, che rilevava l’assenza del 63% dei turisti internazionali ed un crollo della spesa turistica degli stranieri di ben oltre il 55%. Il tutto mentre, dopo una breve tregua autunnale, l'incertezza legata alla variante Omicron ed eventuali nuove strette per il contenimento della pandemia ha imposto una nuova brusca frenata al turismo: solo per le vacanze tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, rispetto ai 25 milioni di italiani che avevano programmato le ferie, le disdette hanno toccato quota 5 milioni; mentre 5,3 milioni sono state modificate (riducendo i giorni di vacanza o cambiando destinazione) secondo le stime di Confcommercio.

 

Scomparsi i turisti internazionali

Fenomeni che mettono in crisi anche lo zoccolo duro del turismo domestico dopo che il turismo internazionale ha dovuto alzare bandiera bianca. Quest'anno gli arrivi internazionali, infatti, si fermeranno a 36 milioni di persone. Un dato drammatico se si pensa che, rispetto al 2019 (ultimo anno pre-Covid) mancano all'appello oltre 60 milioni di viaggiatori stranieri. Il tutto per una perdita di circa 25 miliardi di euro in spese turistiche (che, a caduta, impattano non solo sulle strutture ricettive ma anche su bar, ristoranti, esercizi commerciali, ecc). Il motivo? Le frontiere continuano a rimanere chiuse. E anche i pochi europei diretti in Italia devono sorbirsi il carico della stretta sugli ingressi nel nostro Paese: il green pass non basta più, ora ci vuole anche il risultato negativo di un test antigenico o molecolare.

Peccato che il settore turistico italiano sia «fatto soprattutto da flussi internazionali che attivano una filiera lunga e complessa capace di creare un valore sul territorio molto alto e che intreccia diversi settori», afferma Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi.

 

Maria Carmela Colaiacovo: «Difficoltà del settore aumentate dopo la fine degli aiuti»

«Due anni come questi mettono a durissima prova le nostre imprese, una difficoltà ulteriormente accentuata dall’assenza di aiuti che da luglio scorso non sono più stati rinnovati per le imprese del settore», ha denunciato Colaiacovo. Oltre al danno, il 2021 ha presentato anche la beffa. In una parola: Imu. «Lo scorso 16 dicembre alle aziende alberghiere italiane è stato chiesto di pagare oltre 268 milioni di Imposta municipale unica. Allo stesso modo è stato richiesto il pagamento integrale dell'imposta sui rifiuti, malgrado la produzione sia praticamente nulla in considerazione dell'attività svolta, afferma Colaiacovo. Costi su costi, spesso fissi e insopprimibili, come quelli degli affitti, che hanno messo a dura prova le casse delle aziende del settore ricettivo.

E non va meglio nemmeno sul fronte lavorativo: «La cassa integrazione Covid è agli sgoccioli, per molte aziende si va a esaurire questa stessa settimana e ancora non ci viene data indicazione su come procedere nei prossimi mesi nei quali necessariamente dobbiamo poter contare ancora su questo strumento per la tutela dei lavoratori», spiega la presidente.

 

 

 

Per ripartire servono aiuti selettivi

Ora, quindi, «servono aiuti urgenti mirati selettivi per quelle aziende che hanno registrato le maggiori perdite in questo periodo e che vedono seriamente messa a rischio la continuità aziendale. In questi due anni la sopravvivenza è stata garantita dal ricorso al credito ma ora non è più possibile procedere nella medesima direzione, è necessario un sistema di aiuti che accompagni le imprese da subito e nei prossimi mesi», ha concluso Colaiacovo. Un tema, quello del debito contratto dalle aziende dell'ospitalità, già trattato su Italia a Tavola. Il rischio è che non ci sia la liquidità necessaria per superare l'attuale fase di picco della pandemia.

Come testimoniato da una ricerca della Fondazione Nazionale dei Commercialisti sui bilanci 2020 delle società di capitali, infatti, nonostante il fatto che le medie e piccole aziende abbiano mostrato una maggiore resilienza verso i grandi gruppi (quelli con oltre 250 dipendenti che hanno perso il -11,2% dei ricavi contro il -7,6% delle aziende con una taglia minore) la pandemia si è abbattuta duramente su alberghi e ristoranti: -44,3% di fatturato e -53,2% di valore aggiunto. Il risultato? Molte di queste attività hanno dovuto chiudere il bilancio 2020 in perdita. In totale, le aziende con i conti in territorio negativo sono pari al 33% di quelle analizzate, con un +6,6% sul 2019. 

 

Dall'Europa in arrivo un fondo da 500 milioni di euro

In questo senso un aiuto potrebbe arrivare dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) grazie a un accordo fra la Banca europea per gli investimenti e il ministero dell'Economia italiano. Insieme le due istituzioni hanno sottoscritto un accordo per la creazione di un fondo pari a 772 milioni di euro. Di questi fondi, 500 milioni sono destinati al settore turistico. Il fondo interverrà, a partire dal secondo trimestre del 2022, a favore di imprese che proporranno programmi di investimento sostenibili, in linea con gli obiettivi e le priorità strategiche del settore. Potranno essere finanziati progetti volti al miglioramento delle strutture turistico-ricettive e dei servizi turistici, riqualificando e migliorando gli standard di offerta, con il duplice obiettivo di innalzare la capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi.

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Alberto Lupini


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