Alto Adige, dal 26 aprile ristoranti aperti anche al chiuso
La provincia autonoma di Bolzano consentirà ai locali di aprire anche in sala, ma vi potranno accedere solo i clienti con esito del tampone negativo, vaccino o certificato di guarigione. Un anticipo di green pass
20 aprile 2021 | 17:31
Dopo che il Trentino ha dato il via libera da lunedì 19 aprile ai ristoranti, ma solo all'aperto, ora tocca all'Alto Adige fare uno scatto in avanti rispetto a tutti: la provincia autonoma di Bolzano infatti ha decretato che da lunedì 26 aprile i ristoranti saranno aperti anche all'interno, ma avranno accesso su prenotazione solo i clienti che sono vaccinati o guariti dal Covid, oppure testati.
Ad annunciare la novità è stato il governatore Arnold Kompatscher (che nei giorni scorsi aveva detto di volersi allineare a Draghi) il quale ha detto che l'ordinanza sarà firmata nei prossimi giorni. «Vogliamo riaprire - ha spiegato - ma non per dover poi richiudere come è avvenuto in Sardegna. Per questo motivo proseguiamo sulla strada dei vaccini e dei test a tappeto».
Un malessere espresso proprio al primo giorno di riapertura anche dai ristoratori trentini, contenti sì nel rivedere un po' di gente al tavolo, ma sempre sul "chi-va-là" pregando che il cielo rimanga azzurro e non porti piogge. Un modo di lavorare di certo non adeguato, precario, frustrante sul - ci si augura - anche il Governo nazionale metta mano. Attualmente, con questa norma delle aperture solo negli spazi a cielo aperto, la metà dei locali dovrebbe rimanere chiusa, un lockdown prolungato che rischierebbe tra l'altro di creare una competitività non equa spingendo avanti alcuni a discapito di altri, già barcollanti dopo mesi di chiusure.
Ad annunciare la novità è stato il governatore Arnold Kompatscher (che nei giorni scorsi aveva detto di volersi allineare a Draghi) il quale ha detto che l'ordinanza sarà firmata nei prossimi giorni. «Vogliamo riaprire - ha spiegato - ma non per dover poi richiudere come è avvenuto in Sardegna. Per questo motivo proseguiamo sulla strada dei vaccini e dei test a tappeto».
Gli scatti in avanti reggeranno?
Per quanto riguarda il resto del Paese invece i ristoranti sono ancora fermi e potranno riaprire le porte, ormai sembra ufficiale, solo all'aperto nelle regioni gialle. Al chiuso la road map tracciata da Draghi si aprirà solo dal 1° giugno, a meno di colpi di scena. Sarà interessante monitorare l'andamento dell'Alto Adige che farà da apripista a questo ritorno verso la normalità. Le aperture anticipate dei mesi scorsi non hanno avuto risvolti positivi. Il Trentino Alto Adige a gennaio, subito dopo le vacanze natalizie (se così si potevano chiamare) aveva aperto i locali anche a cena, ma ma di lì a poco i dati sono notevolmente peggiorati tanto da portare la regione in zona rossa. Così come la Sardegna, che da zona bianca si è ritrovata in zona rossa nel giro di poche settimane mentre le altre regioni andavano verso un lento miglioramento.Al ristorante solo se vaccinati, guariti o testati
Ma la provincia autonoma di Bolzano ha una strategia più sicura stavolta che preannuncia il primo tentativo vero e proprio di green pass, lo stesso che il Governo dovrebbe ufficializzare nelle prossime ore per gli spostamenti tra regioni. Il "green pass altoatesino" avrà un’app per smartphone, di più non si sa ma la sensazione è che sia una metodologia avanzata, rapida ed intelligente.Aperture anche all'interno, una necessità
Oltre al vantaggio di avere uno statuto speciale che permette di emanare leggi che superano, entro certi limiti, quelle del Governo l'Alto Adige ha la necessità forte più di tanti altri di consentire ai ristoratori di aprire anche al chiuso. In un territorio quasi totalmente montuoso dove le temperature di questi tempi sono ancora rigide e le piogge abbondanti (per non dire le nevicate, come successo nei giorni scorsi) poter aprire all'aperto rischia di essere una di quelle casistiche per cui è quasi più conveniente tenere chiuso. Perchè il maltempo rischia di far saltare i piani all'ultimo, proprio mentre tutto era già stato apparecchiato.Un malessere espresso proprio al primo giorno di riapertura anche dai ristoratori trentini, contenti sì nel rivedere un po' di gente al tavolo, ma sempre sul "chi-va-là" pregando che il cielo rimanga azzurro e non porti piogge. Un modo di lavorare di certo non adeguato, precario, frustrante sul - ci si augura - anche il Governo nazionale metta mano. Attualmente, con questa norma delle aperture solo negli spazi a cielo aperto, la metà dei locali dovrebbe rimanere chiusa, un lockdown prolungato che rischierebbe tra l'altro di creare una competitività non equa spingendo avanti alcuni a discapito di altri, già barcollanti dopo mesi di chiusure.
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Alberto Lupini
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