Alle penne lisce scivola addosso anche il coronavirus

Tra utenti Twitter che le usano per accaparrarsi like e italiani convinti davvero che per loro natura non trattengano il sugo, ci sono cuochi che le difendono a spada tratta con ricette ad hoc

03 marzo 2020 | 11:30
di Marco Di Giovanni
È nel momento della difficoltà che un uomo si mostra davvero per quel che è. E l'uomo, l'italiano in particolare, è proprio nel momento del panico, dell'allarmismo dei primi giorni di contagio, che ha mostrato se stesso, o meglio, i suoi gusti. Avete presente quando l'ansia da coronavirus ha portato mezza Lombardia a svaligiare i centri Esselunga di riferimento? Cosa che, peraltro, sta accadendo anche in Umbria e in altre regioni d'Italia... Che sia la verità o una sorta di trovata (il "merito" va all'utente Twitter @diodeglizilla), poco importa: mentre di tutti i prodotti si faceva scorta come se l'indomani ci sarebbe stato l'Armageddon, le penne lisce de Cecco se ne stavano lì, impilate una dopo l'altra, come a dimostrare che "il grande sconfitto da questo virus sono proprio loro che agli italiani fanno schifo (eufemismo) pure quando sono presi dal panico e si preparano all'apocalisse".


Una manciata di penne lisce, per non dimenticare

Che veramente quella foto sia la verità o semplicemente uno scatto causale - a ritrarre un momento preciso del rifornimento - non fa molta differenza: le penne lisce sono un prodotto da quest'epidemia ne uscirà mortificato. E di certo non aiutano network di settore che addirittura le inseriscono nell'elenco di "pastasciutta da rottamare".

In realtà pochi sanno che le penne (come tutti gli altri formati) sono nate lisce, «proprio come tradizione partenopea comanda ancora oggi». Rappresentano la storia della pasta, tanto che la prima luce la videro nel lontano 1865.


La foto incriminante: le penne de Cecco abbandonate sullo scaffale di un supermercato

La favola del condimento che scivola via è anch'essa un'opinione tanto diffusa quanto fake: «La storia del condimento che scivola non regge - ha spiegato Dino Martelli, del pastificio Famiglia Martelli dal 1926 al Gambero Rosso - non se la lavorazione è di qualità: i formati lisci artigianali mantengono la porosità naturale dell'impasto, che assorbe naturalmente il sugo, e anzi combina un matrimonio più armonico rispetto al formato rigato».

Se purtroppo queste verità di fatto sfuggono a gran parte dell'opinione pubblica, c'è chi ancora ci tiene: c'è chi ha voglia di rilanciare le penne lisce, figlie della tradizione del Made in Italy, perché non subiscano la stessa sorte delle Ruote (le stesse che effettivamente sono state usate pressoché da tutti per i lavoretti copia e incolla all'asilo).


Alessandro Caputo crede nel Made in Italy

Si tratta di Alessandro Caputo, chef del Bernini Bristol di Roma, che ci ha scritto mandandoci una ricetta ad hoc con protagoniste proprio le penne lisce: «Credo fermamente nei prodotti italiani, mi piacerebbe poter contribuire alla rivalsa della penna liscia». Nessun sentimento se non "stima" nei confronti di un giovane cuoco attaccato alle sue radici tanto da muoversi spontaneamente per rilanciarle. E allora eccola qui: le Penne lisce de Cecco contro la psicosi da coronavirus.

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Alberto Lupini


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