Alla scoperta del Veneto attraverso le vie d'acqua, per un turismo lento e sostenibile

È questo l'obiettivo di Slow Flow - Veneto Waterways Experience, progetto che valorizza e promuove il Veneto, facendo scoprire il territorio da un altro punto di vista, quelli dei fiumi e dai canali artificiali

02 luglio 2023 | 12:30
di Giulia Marruccelli

Riscoprire gli ambienti più suggestivi del Veneto attraverso le antiche vie d'acqua navigabili, per un turismo lento, responsabile e sostenibile. È questo l'obiettivo di Slow Flow - Veneto Waterways Experience, progetto che valorizza e promuove il Veneto, facendo scoprire il territorio da un altro punto di vista, quello dei fiumi e dai canali artificiali, attraverso la combinazione di proposte esperienziali e vacanze Slow&Green

Un'innovativa offerta turistica che si sviluppa attraverso una stretta collaborazione tra 24 operatori del settore della navigazione fluviale e lagunare, del turismo in bicicletta, delle strutture ricettive e dei servizi per eventi. L'obiettivo primario è quello di promuovere e valorizzare il turismo lungo le vie d'acqua e rafforzare visibilità e conoscenza delle destinazioni turistiche minori del Veneto. Diverse sono le opportunità che aggregano l'esperienza della lenta navigazione con la conoscenza del territorio, il paesaggio culturale, la storia, l’architettura e le esperienze enogastronomiche. Ecco, ad esempio, un suggestivo itinerario che ha come base di soggiorno Abano Terme (Pd) e che si snoda tra le morbide pieghe dei Colli Euganei.

Abano Terme, oasi di benessere tra sorgenti termali

Abano Terme, rinomata per le sue acque che sgorgano a una temperatura di circa 80°C, è uno dei centri termali più antichi e prestigiosi d'Europa. Adagiata in una posizione incantevole ai piedi dei Colli Euganei, Abano è specializzata in trattamenti di fangoterapia e balneoterapia da provare, ad esempio presso l'Hotel Plaza nel cuore della cittadina termale. Qui l'esperienza si arricchisce con la Sensory Pool, la prima piscina in Italia ad offrire un'immersione totale grazie a stimoli audiovisivi che amplificano l'effetto rilassante dell'acqua termale. Al Plaza il benessere è protagonista anche a tavola grazie a piatti gustosi, bilanciati e ben eseguiti con ingredienti di stagione, preferibilmente biologici e a chilometro zero, magari abbinato a birre e vini di cantine dei Colli Euganei. La zona pedonale di Abano Terme è ideale per una piacevole passeggiata, lo shopping e un aperitivo nei locali della zona con un classico Spritz o una birra artigianale come la Monterosso, magari andando direttamente alla sede del birrificio a Montegrotto Terme (Pd), a pochissimi chilometri da Abano: fondato nel 2012 da tre amici, è un laboratorio che valorizza le materie prime dei Colli Euganei e i processi artigianali.

Tra le più richieste ecco le birre Stagionali, caratterizzate da un ingrediente tipico di ogni stagione, realizzate anche in collaborazione con aziende più rappresentative del posto. Il timbro primaverile è una Fruit Beer alle Marasche Luxardo, mentre quello di questa estate è la Session Ipa ai fiori di sambuco euganeo. Alla sera si può approfittare, per una cena di classe, del suggestivo Ristorante La Posata Bianca che offre due sale romantiche: una in stile shabby chic e l'altra in stile chalet rustico moderno. Il menu propone piatti ricercati che esprimono il talento e la formazione rigorosa dello chef Mariana Epure, accompagnati da una selezione di vini che valorizzano il territorio euganeo e italiano nel suo complesso.

Alla scoperta del Canale Battaglia, antico crocevia per il commercio

A pochi passi da Abano si parte alla scoperta della Riviera Euganea, navigando tra le acque del canale Battaglia, opera costruita dai padovani all’inizio del 1200. Come un fiume di storia, si snoda sinuoso dal Bacchiglione, dal cuore antico di Padova, per poi espandersi verso Sud-Sud Est fino ad abbracciare Battaglia Terme (Pd). Questo canale, compagno di viaggi dei secoli passati, ha sempre rappresentato un cruciale crocevia per il commercio (tra i suoi flutti si trasportavano tesori, come ad esempio la trachite estratta dalle viscere dei Colli Euganei) collegando, attraverso l’intreccio di canali, fiumi e navigli, i Colli Euganei a Venezia, Vicenza e anche oltre, addirittura si poteva raggiungere la Svizzera.

 

Castello del Catajo, un viaggio nel tempo lungo l'antico sentiero fluviale

Il corso di questo antico sentiero acquatico accompagna con il suo silenzio meraviglie come il Castello del Catajo, che si erge come un integro faro nel tempo: costruito tra il 1570 e il 1573 e successivamente ampliato fino alla seconda metà del XIX secolo, è il riflesso tangibile dell'ambizione e del fascino di un'epoca passata. Ma qual è l'etimologia del nome “Catajo”? Secondo alcune teorie, potrebbe essere correlato al termine "Catai", che nel passato si riferiva alla Cina (testimoniato anche dalla presenza di una statua fontana in cui Bacco e altre divinità cavalcano un elefante). Altri sostengono invece che derivi da “Ca del Tajo” ovvero “la residenza/tenuta del taglio”, con possibile riferimento allo scavo del Canale di Battaglia che tagliò a metà molti appezzamenti agricoli.

 

Quale sia la verità non lo sappiamo, ma le diverse interpretazioni offrono un fascino intrigante all'origine di questo nome sia che sia collegata a terre lontane o alla sua attigua posizione privilegiata lungo la via d'acqua. Le pareti interne del Castello, testimonianza viva della grandezza dei giorni andati, furono affrescate da Gian Battista Zelotti, discepolo di Paolo Veronese e i cicli di affreschi che si snodano lungo queste mura narrano le gesta della famiglia Obizzi, portando in vita uno spettacolo pittorico straordinario come una favola dipinta. Il tutto, oggi, sotto l’attenta supervisione del custode felino: il rosso gatto Gingerino. 

Museo della Navigazione Fluviale, immersione nella storia delle vie d'acqua

L'avventura continua a bordo della motonave condotta dal capitano Maurizio del Delta Tour Navigazione Turistica, della rete Slow Flow, lungo il placido canale Battaglia per arrivare a uno dei momenti più sorprendenti del percorso, l'attraversamento della conca di navigazione: un capolavoro ingegneristico inaugurato nel lontano 1922 da Benito Mussolini, che regala timorosi brividi di emozione mentre si supera un dislivello di oltre 7 metri attraverso l’attenta gestione dell’apertura delle paratie tra i due corsi d'acqua per approdare al Museo della Navigazione Fluviale. Diretto da Maurizio Ulliana, è un luogo affascinante che permette ai visitatori di immergersi nella storia delle vie d'acqua e dei barcari che solcavano canali e fiumi del Veneto e oltre regione. Un mondo che corre sull’acqua che Paolo Malaguti ha riportato nel suo romanzo "Se l'acqua ride" (Premio Campiello 2021) ed è documentato anche dal volume “Canali e Burci” testimonianza della navigazione interna locale e della cultura di uomini che per tanti anni si sono guadagnati la vita nelle vie d’acqua del Veneto.

Attraverso gli oggetti esposti, il Museo della Navigazione Fluviale ci conduce in un viaggio attraverso 5 sezioni (su 3 piani) che illustrano le diverse tipologie di imbarcazioni, le attrezzature utilizzate negli squeri (cantieri navali tradizionalmente utilizzati per la costruzione, la riparazione e la manutenzione delle gondole), il sistema idroviario del territorio, l'evoluzione dei mezzi di propulsione e gli oggetti di vita di bordo delle barche. Una curiosità esposta è la barca forata che serviva per il trasporto dei pesci vivi come fonte di alimentazione ma anche per scambi e baratti. Allontanandosi dalla conca di Battaglia Terme, ci si imbarca sul canale Bisatto che conduce verso Monselice (Pd), cittadina dominata dall’alto del Colle della Rocca da una imponente fortificazione meglio nota come il Mastio Federiciano. Ma Monselice non è solo un luogo di antiche roccaforti: il centro storico è un labirinto di stradine pittoresche, piazze accoglienti e palazzi affascinanti, che invitano a passeggiare e a perdersi tra le sue meraviglie architettoniche.

Giardino Monumentale Valsanzibio, l'incanto eterno di un paradiso verde

A pochi chilometri da Monselice tra le meraviglie nascoste del passato, sorge il Giardino monumentale Valsanzibio di Villa Barbarigo. Un luogo incantevole che un tempo poteva essere raggiunto via acqua e che ha affrontato le sfide della bonifica che prosciugò la valle antistante. Fu creato tra il 1665 e il 1696 dalla potente famiglia veneziana dei Barbarigo, come voto a Dio per sconfiggere la peste del 1630, ed è stato concepito per dare un messaggio di speranza, invitando i visitatori ad affrontare le difficoltà della vita e a trovare sempre una soluzione, a riflettere sul valore del tempo e a vivere intensamente, gioiosamente, in attesa dell'eternità. L'itinerario all'interno del giardino si snoda attraverso diverse tappe "salvifiche" e inizia con il suggestivo “Padiglione di Diana”, l'antica e monumentale porta d'ingresso via acqua alla tenuta dei Barbarigo nel XVII e XVIII secolo. Questo padiglione fu una delle prime opere realizzate nel progetto concepito dal geniale Bernini, i cui lavori ebbero inizio intorno al 1662.

 

Tutto il giardino monumentale si sviluppa poi come un'opera d'arte che combina architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti e giochi d'acqua, immersi in una vegetazione composta da alberi secolari tra cui Cedri dell’Himalaya, dell’Atlante, della California. All'interno di questo paradiso verde, si articola un labirinto di bossi, il cui percorso è lungo un chilometro e mezzo, che forse è il più antico del suo genere al mondo, risalente a circa 400 anni fa. Le pareti di bosso si ergono fino a 5 metri di altezza e incantano i visitatori con la loro bellezza senza tempo. È un giardino monumentale quello di Valsanzibio così sfarzoso che è stato soprannominato “Piccola Versailles italiana”, richiamando alla mente la sontuosità dei giardini francesi. Oggi, si presenta come uno dei più grandi e meglio conservati giardini storici del mondo, tanto da essere stato premiato come “Il più bel giardino d'Italia” nel 2003 e tra i primi in Europa nel 2007.

Laghetto della Costa e Arquà Petrarca, tesori nascosti tra natura e poesia nei Colli Euganei

Il Laghetto della Costa, incastonato nel territorio di Arquà Petrarca (Pd) nel suggestivo Parco Regionale dei Colli Euganei, si presenta come uno straordinario specchio d'acqua formatosi naturalmente grazie a sorgenti termali sotterranee. La sua storia e il suo valore naturalistico sono così rilevanti che, dal 2011, l'insediamento del Lago della Costa è stato riconosciuto come un luogo di interesse comunitario e incluso nel sito Unesco “Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino”.

A pochi chilometri dal Laghetto della Costa, ai piedi dei Colli Euganei, si staglia, Arquà Petrarca, uno dei borghi più incantevoli d'Italia. Questo luogo è stato scelto dal poeta Petrarca come ideale “buon retiro” presso una una magnifica dimora donata da Francesco il Vecchio da Carrara, Signore di Padova, cui Petrarca stesso sovrintese al restauro nel 1369, agognando un luogo dove trascorrere serenamente la sua vecchiaia. Gli affreschi sulle pareti, che raffigurano scene tratte dal Canzoniere e dai Trionfi, trasmettono ancora oggi l'essenza di quel periodo sereno. Ma c'è un'insolita curiosità che rende questa dimora ancora più affascinante. La custodia della casa fu affidata a una discendenza di donne, eredi della famiglia Trentin, che ancora oggi accolgono i visitatori in un emozionante viaggio nel tempo.

 

Tra queste, spiccava la figura di Maria Trentin, una delle figlie nubili della famiglia la cui conoscenza profonda del Canzoniere era così vasta che negli anni '60 partecipò e vinse al quiz “La Fiera dei Sogni”, condotto da un giovane Mike Bongiorno. Con il premio ottenuto, Maria donò un contributo inestimabile alla Biblioteca Comunale, che è stata dedicata a lei, e ricevette il riconoscimento di cavaliere del lavoro, simbolo tangibile del suo impegno e dedizione. La testimonianza di Petrarca recentemente si è fatta ancora più viva grazie al Parco Letterario Petrarca e Colli Euganei, il primo in Veneto che coinvolge 16 comuni del Padovano: il trait d’union che accomuna queste località è una serie di targhe letterarie con citazioni di scrittori che nelle loro opere hanno descritto e celebrato questi luoghi. Ad esempio presso la tomba del Petrarca si trovano due targhe letterarie con i versi tratti dal IV canto del Childe Harold’s Pilgrimage (Il pellegrinaggio del giovane Aroldo) di Lord Byron e un’altra si trova di fronte la casa museo con una citazione dalla Canzone CXXIX del Canzoniere.

Giuggiole dei Colli Euganei, gusto e tradizione in un frutto simbolo di Arquà Petrarca

La zona di Arquà Petrarca, caratterizzata da un clima mediterraneo e una straordinaria biodiversità, è il luogo ideale per la coltivazione della giuggiola, tanto che è stata scelta come il frutto simbolo di Arquà. Gli antichi Romani consideravano il giuggiolo come un simbolo del silenzio, poiché adornava i templi dedicati alla dea Prudenza. Questa pianta ha trovato la sua strada fino ai Colli Euganei grazie ai Veneziani ed era coltivata in prossimità delle dimore padronali, in luoghi riparati e baciati dal sole, come simbolo di buon auspicio. Ricca di vitamina C e con proprietà benefiche per il fegato, la giuggiola si mangia sia appena giunge a maturazione sia quando raggrinzisce diventando più dolce e assumendo le sembianze di un dattero.

 

Sebbene molti conoscano il celebre modo di dire “andare in brodo di giuggiole”, non tutti sanno che è esiste realmente un dolce liquore di circa 24°, il Brodo di Giuggiole prodotto dall'Azienda Agricola Scarpon, che unisce sapientemente giuggiole, mele cotogne, melograno e uva, particolare per la fragranza di mandorla e rosa. Inoltre, la giuggiola ha dato vita all'aperitivo “bandiera” dei Colli Euganei, lo Spritz Euganeo, creato da Pino Cesarotto presso l'Enoteca di Arquà. Questo cocktail a base di Fior d'Arancio Moscato Docg dei Colli Euganei è arricchito da un bitter dalla ricetta segreta, preparato personalmente da Pino. Per completare l'esperienza, lo spritz viene guarnito con una giuggiola sotto grappa.

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Alberto Lupini


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