Gli alberghi e la crisi senza fine Gli aiuti del Governo non bastano
A lanciare l'ennesimo allarme la vicepresidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo: «Le misure individuate sinora dal Governo hanno un effetto tampone e non c’è nulla per il post emergenza»
12 novembre 2020 | 09:51
La credenza che potesse essere una crisi temporanea è stata ormai abbandonata da tempo. C’è chi guarda alla primavera 2021 per sperare nella ripresa. Ma di fatto, nessuno sa quello che succederà. E allora si guarda al presente, dove, nella triste classifica dei settori più colpiti, il Covid ha dato un colpo pesantissimo al turismo. Non è bastato l’ossigeno nei mesi estivi che poi di fatto ha permesso di respirare solo gli alberghi di alcune zone di villeggiatura. Non bastano le azioni del Governo che mettono le toppe nell’immediato, ma serviranno a poco o nulla nel post emergenza.
«Siamo all’inseguimento di una crisi che non si è mai fermata – spiega la vicepresidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo, in un’intervista a Adnkronos/Labitalia - le misure individuate sinora dal Governo hanno sempre avuto un effetto tampone e non c’è nulla che stia guardando al post emergenza. Quella che, infatti, sembrava un’emergenza temporanea si sta nei fatti prolungando, le misure individuate non sono già più sufficienti e il settore necessità di nuovi e ulteriori aiuti per un periodo che purtroppo non siamo in grado di stabilire».
Perché, di fatto, anche se gli alberghi possono rimanere aperti, rimangono vuoti, un po’per la paura, ma, soprattutto, per i divieti di spostamenti che impediscono alle persone di viaggiare: «i recenti interventi del Governo non hanno imposto la chiusura degli alberghi ma la situazione di fatto è bloccata a causa dell’impossibilità di spostarsi da alcune regioni alle altre».
Alberghi chiusi da aprile, altri che stanno per chiudere, e gli stagionali? Non si sa…
Lo scenario presente per gli alberghi italiani è desolante: «Attualmente abbiamo alberghi chiusi che non hanno più riaperto, strutture che stanno per chiudere per assenza della domanda e quelli ad apertura stagionale (offerta montagna) che non sanno ancora se potranno avviare l’attività invernale», aggiunge Colaiacovo.
A rischio posti di lavoro: gli stagionali non saranno richiamati
Con, naturalmente, un effetto a valanga da tanti punti di vista, a partire dall’occupazione: «Un problema che si riflette anche sull’aspetto occupazionale. Se è pur vero che le aziende ricorrono e stanno ricorrendo alla cassa integrazione, molti lavoratori stagionali nei fatti non potranno essere richiamati in servizio», aggiunge la Colaiacovo.
Nonostante gli alberghi siano sicuri…
Una situazione drammatica da tutti i punti di vista, dunque. Soprattutto, pensando a tutti gli sforzi fatti dal settore per mettere le strutture in sicurezza: «I nostri alberghi hanno posto e sempre continueranno a porre attenzione alla sicurezza per garantire agli ospiti ambienti sani, confortevoli offrendo loro luoghi dove trascorrere un soggiorno sereno – sottolinea la Colaiacovo - C’è, nel mondo dell’ospitalità alberghiera, l’innata capacità di accogliere il turista occupandosi di ogni dettaglio dal momento del check-in al momento in cui termina il soggiorno», dice.
«Un’attenzione a 360 gradi che come Confindustria Alberghi abbiamo voluto amplificare siglando, questa estate, un accordo con Unipol che consente di offrire ai clienti delle strutture associate una copertura sanitaria per le vacanze. Un sistema ulteriore volto ad aumentare la percezione di sicurezza dei clienti che visitano i nostri alberghi», aggiunge.
Covid Hotel: la pronta solidarietà del settore
Così come gli alberghi si sono fatti trovare pronti e subito disponibili per aiutare a fronteggiare l'emergenza dal punto di vista sanitario: «Ad oggi - spiega - non ci risulta assolutamente un rallentamento delle adesioni da parte di alberghi per sostenere l’emergenza e riconvertire temporaneamente la propria struttura in un “Covid Hotel”. Nel momento così difficile come quello che stiamo vivendo a causa della crisi pandemica, è importante poter fare la propria parte e le strutture alberghiere riconoscono quanto sia fondamentale essere presenti e utili alla società anche solo potendo mettere a disposizione della collettività locale la propria struttura per ospitare malati e personale medico».
«La scelta di riconvertire temporaneamente una struttura in un “Covid-hotel” fa sempre seguito a un rapporto - spiega Colaiacovo - che si instaura tra le singole aziende e il servizio sanitario regionale che in un determinato momento si trova a gestire a livello locale l’emergenza».
«Le Regioni - continua - hanno sottoscritto accordi quadri con le associazioni per identificare standard e caratteristiche necessarie per accogliere pazienti e medici. Nel caso in cui si manifestassero quelle particolari esigenze che richiedono un incremento dei posti letto vengono attivati, attraverso l’ente locale di riferimento, gli alberghi disponibili. Va segnalato che per poter entrare nella rosa delle strutture attivabili dalla Regione l’albergo deve rispondere a una serie di requisiti indispensabili al servizio sanitario e non è detto che l’hotel sia strutturalmente adeguato ai bisogni specifici richiesti (un esempio: corridoi sufficientemente ampi per consentire il transito a carrelli ospedalieri)», conclude la vicepresidente dell'organizzazione di Confindustria.
Le misure individuate sinora dal Governo hanno un effetto tampone
«Siamo all’inseguimento di una crisi che non si è mai fermata – spiega la vicepresidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo, in un’intervista a Adnkronos/Labitalia - le misure individuate sinora dal Governo hanno sempre avuto un effetto tampone e non c’è nulla che stia guardando al post emergenza. Quella che, infatti, sembrava un’emergenza temporanea si sta nei fatti prolungando, le misure individuate non sono già più sufficienti e il settore necessità di nuovi e ulteriori aiuti per un periodo che purtroppo non siamo in grado di stabilire».
Perché, di fatto, anche se gli alberghi possono rimanere aperti, rimangono vuoti, un po’per la paura, ma, soprattutto, per i divieti di spostamenti che impediscono alle persone di viaggiare: «i recenti interventi del Governo non hanno imposto la chiusura degli alberghi ma la situazione di fatto è bloccata a causa dell’impossibilità di spostarsi da alcune regioni alle altre».
Maria Carmela Colaiacovo
Alberghi chiusi da aprile, altri che stanno per chiudere, e gli stagionali? Non si sa…
Lo scenario presente per gli alberghi italiani è desolante: «Attualmente abbiamo alberghi chiusi che non hanno più riaperto, strutture che stanno per chiudere per assenza della domanda e quelli ad apertura stagionale (offerta montagna) che non sanno ancora se potranno avviare l’attività invernale», aggiunge Colaiacovo.
A rischio posti di lavoro: gli stagionali non saranno richiamati
Con, naturalmente, un effetto a valanga da tanti punti di vista, a partire dall’occupazione: «Un problema che si riflette anche sull’aspetto occupazionale. Se è pur vero che le aziende ricorrono e stanno ricorrendo alla cassa integrazione, molti lavoratori stagionali nei fatti non potranno essere richiamati in servizio», aggiunge la Colaiacovo.
Nonostante gli alberghi siano sicuri…
Una situazione drammatica da tutti i punti di vista, dunque. Soprattutto, pensando a tutti gli sforzi fatti dal settore per mettere le strutture in sicurezza: «I nostri alberghi hanno posto e sempre continueranno a porre attenzione alla sicurezza per garantire agli ospiti ambienti sani, confortevoli offrendo loro luoghi dove trascorrere un soggiorno sereno – sottolinea la Colaiacovo - C’è, nel mondo dell’ospitalità alberghiera, l’innata capacità di accogliere il turista occupandosi di ogni dettaglio dal momento del check-in al momento in cui termina il soggiorno», dice.
«Un’attenzione a 360 gradi che come Confindustria Alberghi abbiamo voluto amplificare siglando, questa estate, un accordo con Unipol che consente di offrire ai clienti delle strutture associate una copertura sanitaria per le vacanze. Un sistema ulteriore volto ad aumentare la percezione di sicurezza dei clienti che visitano i nostri alberghi», aggiunge.
Covid Hotel: la pronta solidarietà del settore
Così come gli alberghi si sono fatti trovare pronti e subito disponibili per aiutare a fronteggiare l'emergenza dal punto di vista sanitario: «Ad oggi - spiega - non ci risulta assolutamente un rallentamento delle adesioni da parte di alberghi per sostenere l’emergenza e riconvertire temporaneamente la propria struttura in un “Covid Hotel”. Nel momento così difficile come quello che stiamo vivendo a causa della crisi pandemica, è importante poter fare la propria parte e le strutture alberghiere riconoscono quanto sia fondamentale essere presenti e utili alla società anche solo potendo mettere a disposizione della collettività locale la propria struttura per ospitare malati e personale medico».
«La scelta di riconvertire temporaneamente una struttura in un “Covid-hotel” fa sempre seguito a un rapporto - spiega Colaiacovo - che si instaura tra le singole aziende e il servizio sanitario regionale che in un determinato momento si trova a gestire a livello locale l’emergenza».
«Le Regioni - continua - hanno sottoscritto accordi quadri con le associazioni per identificare standard e caratteristiche necessarie per accogliere pazienti e medici. Nel caso in cui si manifestassero quelle particolari esigenze che richiedono un incremento dei posti letto vengono attivati, attraverso l’ente locale di riferimento, gli alberghi disponibili. Va segnalato che per poter entrare nella rosa delle strutture attivabili dalla Regione l’albergo deve rispondere a una serie di requisiti indispensabili al servizio sanitario e non è detto che l’hotel sia strutturalmente adeguato ai bisogni specifici richiesti (un esempio: corridoi sufficientemente ampi per consentire il transito a carrelli ospedalieri)», conclude la vicepresidente dell'organizzazione di Confindustria.
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Alberto Lupini
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