Alberghi, la battaglia sui ristori passa dall'indennizzo per la tassa di soggiorno
Federalberghi denuncia la disparità di trattatamento sul tema dei rimborsi: ai Comuni il 60% del mancato gettito della tassa di soggiorno, alle imprese solo briciole. Nel frattempo, anche gennaio negativo
11 febbraio 2021 | 16:34
Al grido di "due pesi, due misure" Federalberghi rilancia il tema dei ristori per il sistema alberghiero italiano colpito dalla crisi Covid. Nel mirino dell'associazione di categoria, che riunisce gran parte degli attori del settore ricettivo nazionale, c'è la sperequazione fra i fondi destinati ai Comuni (per il mancato gettito della tassi di soggerno) e quelli dati alle imprese.
Lo scontro con i comuni
A causa di alcuni provvedimenti presi a livello centrale, entrati in vigore sul volgere dell'anno nuovo, i Comuni hanno potuto di benificiare dei ristori sulla tassa di soggiorno, circa il 60% di quanto incassato nel 2019. Elargizione che non sta bene ai professionisti del settore alberghiero che in precedenza avevano ricevuto solo un indennizzo calcolato sul fatturato perso ad aprile e sono stati esclusi dal decreto Natale. Una «disparità di trattamento» che evidenzia anche alcuni casi limite. A Venezia, per esempio, un hotel che ha perso il 90% del fatturato, ha ricevuto solo l’1,8% dei ricavi 2019, mentre lo Stato ha riconosciuto all’amministrazione comunale il 61% dell’imposta di soggiorno riscossa nel 2019.
La disastrosa situazione del mercato
«Le casse degli alberghi italiani sono vuote e le imprese al limite della sopravvivenza. Il lockdown totale a Natale e Capodanno e il perdurare del divieto di spostarsi da una regione all’altra hanno moltiplicato gli effetti di una devastazione che non accenna ad arrestarsi», si legge nel comunicato diramato da Federalberghi. La ricognizione del mercato realizzata dall'associazione di categoria mette a nudo le difficoltà del settore alberghiero che anche nel 2021 non ha pace: -83% di presenza turistica a gennaio 2021 rispetto allo stesso mese del 2020.
Nelle città d’arte, gran parte delle strutture ricettive è chiusa da marzo 2020, per non parlare degli alberghi di Venezia, che hanno iniziato a soffrire con l’acqua alta di novembre 2019. Il business travel è fermo, così come fiere, congressi ed eventi di tutti i generi. La montagna ha perso più di metà della stagione invernale ed è in attesa di capire se qualcosa si potrà salvare. Le aziende termali e del benessere sono costrette a lavorare a scartamento ridotto. Il mare, partito in notevole ritardo l’estate scorsa, subirà una nuova penalizzazione se sarà confermato l’intento di prolungare il calendario scolastico sino a fine giugno.
Il richiamo alla politica
«Tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, avevano preannunciato il proprio sostegno al cosiddetto decreto ristori quinquies - ricorda Federalberghi - La crisi di governo ha poi rallentato l’adozione del provvedimento, che confidiamo venga collocato ai primi posti dell’agenda del nuovo esecutivo». Nel frattempo è aumentata la pressione sulle prospettive di sostenibilità delle singole imprese. Da qui la richiesta di un sostegno che copra tutto l'anno in corso («Le nostre imprese hanno bisogno di essere accompagane sino alla fine del tunnel») e sistemi la "beffa di fine anno".
Alberghi al collasso: -83% di traffico turistico a gennaio
Lo scontro con i comuni
A causa di alcuni provvedimenti presi a livello centrale, entrati in vigore sul volgere dell'anno nuovo, i Comuni hanno potuto di benificiare dei ristori sulla tassa di soggiorno, circa il 60% di quanto incassato nel 2019. Elargizione che non sta bene ai professionisti del settore alberghiero che in precedenza avevano ricevuto solo un indennizzo calcolato sul fatturato perso ad aprile e sono stati esclusi dal decreto Natale. Una «disparità di trattamento» che evidenzia anche alcuni casi limite. A Venezia, per esempio, un hotel che ha perso il 90% del fatturato, ha ricevuto solo l’1,8% dei ricavi 2019, mentre lo Stato ha riconosciuto all’amministrazione comunale il 61% dell’imposta di soggiorno riscossa nel 2019.
Due pesi, due misure sui ristori al turismo
La disastrosa situazione del mercato
«Le casse degli alberghi italiani sono vuote e le imprese al limite della sopravvivenza. Il lockdown totale a Natale e Capodanno e il perdurare del divieto di spostarsi da una regione all’altra hanno moltiplicato gli effetti di una devastazione che non accenna ad arrestarsi», si legge nel comunicato diramato da Federalberghi. La ricognizione del mercato realizzata dall'associazione di categoria mette a nudo le difficoltà del settore alberghiero che anche nel 2021 non ha pace: -83% di presenza turistica a gennaio 2021 rispetto allo stesso mese del 2020.
Nelle città d’arte, gran parte delle strutture ricettive è chiusa da marzo 2020, per non parlare degli alberghi di Venezia, che hanno iniziato a soffrire con l’acqua alta di novembre 2019. Il business travel è fermo, così come fiere, congressi ed eventi di tutti i generi. La montagna ha perso più di metà della stagione invernale ed è in attesa di capire se qualcosa si potrà salvare. Le aziende termali e del benessere sono costrette a lavorare a scartamento ridotto. Il mare, partito in notevole ritardo l’estate scorsa, subirà una nuova penalizzazione se sarà confermato l’intento di prolungare il calendario scolastico sino a fine giugno.
Il richiamo alla politica
«Tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, avevano preannunciato il proprio sostegno al cosiddetto decreto ristori quinquies - ricorda Federalberghi - La crisi di governo ha poi rallentato l’adozione del provvedimento, che confidiamo venga collocato ai primi posti dell’agenda del nuovo esecutivo». Nel frattempo è aumentata la pressione sulle prospettive di sostenibilità delle singole imprese. Da qui la richiesta di un sostegno che copra tutto l'anno in corso («Le nostre imprese hanno bisogno di essere accompagane sino alla fine del tunnel») e sistemi la "beffa di fine anno".
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