Aiuti irrisori, ecco il calcolo: coperta una settimana di incassi

L'esempio di due ristoranti di Bergamo che, conti alla mano, riusciranno a mettere una toppa minima coi ristori. Appena 17mila euro nel caso di un fatturato di 738mila e 4mila a fronte di entrate annuali da 300mila . Intanto per bar, alberghi e gelaterie arriva un +50% di sostegno se si passa da zona gialla ad arancione

12 novembre 2020 | 15:46
Che questi benedetti aiuti fossero pochi, maledetti e (non per tutti) subito lo si era capito già dal decreto ristori, e anche con il bis arrivato dal governo la situazione per le casse di bar e ristoranti non è migliorata. Col risultato di non riuscire nemmeno a coprire del tutto i più basilari costi di gestione, come denunciato dalla Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe).

I conti insomma continuano a non tornare. Se non altro però per bar, alberghi e gelaterie il sostegno economico salirà automaticamente del 50% in caso cui governo e Comitato tecnico scientifico decidessero di passare da zona gialla ad arancione. Basterà? Intanto andiamo con ordine e facciamo due calcoli.



Gli aiuti per i ristoranti coprono mediamente solo una settimana di incassi

Due casi emblematici proprio a Bergamo
La presidente dell’Ordine dei Commercialisti Simona Bonomelli, parlando col Corriere della sera, ha fotografato una situazione insostenibile valutando i bilanci di due attività di Bergamo, l'epicentro della prima ondata di coronavirus: il ragionamento è che se, per esempio, un ristorante nel 2019 ha incassato 738 mila euro, riceverà un contributo dalla Stato di 17.163 euro. Praticamente l'incasso medio di una settimana dell'anno.

  1. Come si arriva a quel dato? Partendo dal fatturato del mese di aprile 2020, che nell'esempio del Corriere è pari solo a 7.910 euro, probabilmente ottenuto grazie al delivery. Lo stesso periodo del 2019 aveva portato 65.120 di incassi. La differenza tra le due mensilità è di 57.210 euro: qui viene effettuato il calcolo del 15%, perché in questo caso si applica ai ricavi che vanno da 400 mila euro fino al milione. Quindi arriviamo a circa 8.500 euro. Con l’applicazione del 200% previsto per i ristoranti, eccoci a 17 mila euro. Praticamente bruscolini.

  2. Per non parlare di quei locali aperti recentemente. L'altro esempio riguarda un ristorante con fatturato di meno della metà del primo caso: 300 mila euro. Il problema è che nel 2019 aveva appena iniziato la sua attività, e così non incassava già grandi cifre. Quindi il solito calcolo: fatturato di aprile 2020 è 7.335 euro, ma quello di aprile 2019 stavolta risulta poco meno di 17 mila euro. La differenza fa 9.500, euro, su cui viene applicato il 20%, in questo caso valido per i ristoranti che hanno registrato ricavi fino a 400 mila euro: viene 1.888 euro che si arrotonda a 2 mila e si raddoppia a 4 mila. Ancora una cifra irrisoria.
Bonifico più ricco se la crisi sanitaria sale di livello cromatico
Se non altro, almeno 153mila attività potranno ottenere dall'agenzia delle Entrate un bonifico più ricco col decreto ristori bis. Si tratta in particolare di:
  1. gelaterie e pasticcerie (Ateco 561030);
  2. gelaterie e pasticcerie ambulanti (Ateco 563000);
  3. bar e altri esercizi simili senza cucina (Ateco 561041);
  4. alberghi (Ateco 551000).
Tutti, come ricordato da Il Sole 24 Ore, potranno vedersi aumentare i ristori incassati nell'estate con il decreto rilancio di un ulteriore 50% aggiuntivo quando la crisi sanitaria sale di livello, cioè passando da un rischio moderato (regioni gialle) a uno medio-alto (arancioni) o addirittura elevato e di alta gravità (rosse).

Bonifico aggiuntivo immediato per chi aveva già fatto domanda
Per chi aveva già chiesto i vecchi aiuti il bonifico del 50% arriverà in automatico sul conto corrente. Chi invece presenterà domanda ora, come le attività sopra i 5 milioni di euro di fatturato o le 140mila aziende che non hanno presentato la domanda con il decreto rilancio, si vedranno calcolare direttamente l'indennizzo nel 200% del fondo perduto di luglio.

I destinatari di quel +50% sono le 153mila imprese e attività economiche delle prime quattro regioni indicate in zona rossa (Piemonte, Lombardia, Calabria e Valle d'Aosta) e le prime due inserite dal governo su indicazione del Comitato tecnico scientifico in zona arancio, Puglia e Sicilia.

Nel dettaglio, 33mila attività lombarde con bonifici ulteriori per 102 milioni, oltre 13mila pugliesi e siciliane che possono contare su 34 e 37 milioni di ristori aggiuntivi, che diventano 31 milioni per bar, pasticcerie e gelaterie del Piemonte e 17 milioni per le attività chiuse in Calabria.

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Alberto Lupini


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