«Airbnb è una piattaforma online» Regole diverse, stangata agli hotel
Una sentenza della Corte di giustizia europea differenzia il sito dalla classica agenzia immobiliare. Così leggi e tassazione si differenziano. Un pronunciamento che non piace agli albergatori
20 dicembre 2019 | 16:46
Né albergo, né tantomeno agenzia immobiliare. Airbnb è una “società dell’informazione”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea nell’esprimersi sul caso che ha visto coinvolto da un lato la piattaforma per l’affitto di case e dall’altro l’associazione francese Ahtop (Association pour un hébergement et un tourisme professionnels).
Ma la sentenza ha di fatto respinto l’accusa spiegando che Airbnb non può essere equiparata a un’agenzia immobiliare o rientrare nelle norme che regolamentano il settore alberghiero perché è principalmente una “società dell’informazione”, e quindi è soggetta al quadro normativo che riguarda gli operatori commerciali online e le piattaforme di ecommerce. Infatti, sempre secondo i giudici di Lussemburgo, i servizi di intermediazione offerti dalla piattaforma rientrano pienamente nei sevizi delle società dell’informazione.
Dal canto suo, Airbnb fa sapere di voler collaborare con i paesi in cui opera poiché “già lavora con più di 500 amministrazioni in tutto il mondo, con cui ha collaborato alla raccolta di oltre 2 miliardi di dollari di tasse soggiorno e di hotel versate dai turisti e dai proprietari iscritti”.
Colpo duro per gli albergatori che così vedranno Airbnb permettersi di essere partner, oltre che sponsor ufficiale, nella fornitura di alloggi per atleti e spettatori nelle città che ospiteranno i prossimi giochi olimpici, entrando così in diretta concorrenza con gli albergatori.
La sentenza è un colpo basso per gli hotel
L’episodio risale al 2017, quando l’associazione di albergatori e agenzie, che conta oltre 30mila iscritti, aveva deciso di denunciare Airbnb perché - a loro modo di vedere - stava agendo in violazione delle norme che regolano la professione. Di fatto, come accade in molte delle città in cui il colosso americano opera, gli attori del settore turistico e degli affitti francesi chiedevano di essere maggiormente tutelati nel loro lavoro e un trattamento paritario per quanto riguarda la tassazione del gigante americano.Ma la sentenza ha di fatto respinto l’accusa spiegando che Airbnb non può essere equiparata a un’agenzia immobiliare o rientrare nelle norme che regolamentano il settore alberghiero perché è principalmente una “società dell’informazione”, e quindi è soggetta al quadro normativo che riguarda gli operatori commerciali online e le piattaforme di ecommerce. Infatti, sempre secondo i giudici di Lussemburgo, i servizi di intermediazione offerti dalla piattaforma rientrano pienamente nei sevizi delle società dell’informazione.
Dal canto suo, Airbnb fa sapere di voler collaborare con i paesi in cui opera poiché “già lavora con più di 500 amministrazioni in tutto il mondo, con cui ha collaborato alla raccolta di oltre 2 miliardi di dollari di tasse soggiorno e di hotel versate dai turisti e dai proprietari iscritti”.
Colpo duro per gli albergatori che così vedranno Airbnb permettersi di essere partner, oltre che sponsor ufficiale, nella fornitura di alloggi per atleti e spettatori nelle città che ospiteranno i prossimi giochi olimpici, entrando così in diretta concorrenza con gli albergatori.
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Alberto Lupini
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