Caporalato e sfruttamento sono due piaghe aperte per l’agricoltura in Italia, dove almeno 10mila migranti lavorano nei campi senza diritti e vivendo in condizioni disumane (secondo gli ultimi dati del Rapporto "Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare", pubblicato dal Ministero del Lavoro e dal'Anci). Ultimo caso è quello in alcune aziende agricole del Foggiano dove i braccianti venivano sfruttati e pagati a cottimo 4 euro per ogni cassa di pomodoro da 300 chili. Per questo il neoministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e forestale Francesco Lollobrigida, ha deciso di dire no e ha firmato il decreto interministeriale sulla “condizionalità sociale”, in linea con le direttive dell'Unione europea su questo tema. L’obiettivo è di contrastare il caporalato e il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori nelle aziende agricole. Un successivo provvedimento, in collaborazione con il ministero del Lavoro, stabilirà le sanzioni relative alla mancata applicazione. Anche se, in verità, l’Italia ha già una legge per combattere il caporalato, la 199 del 2016, che tuttavia non riesce a risolvere il problema non dando un’alternativa legale al caporalato.
Garantire idonee condizioni di lavoro
Il provvedimento, precisa il Masaf, ha l'obiettivo di garantire idonee condizioni di lavoro, tutelare le norme di salute e sicurezza all'interno delle aziende agricole, nonché contrastare il caporalato e il fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori del settore.
Il caso di Foggia: braccianti pagati 4 euro all’ora: 5 arresti
Il ministro ha firmato il decreto nello stesso giorno in cui nel Foggiano i carabinieri arrestato 5 persone con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in quattro aziende agricole pugliesi. Gli arresti sono la conclusione dell’indagine cominciata nell’ottobre 2020, in seguito all’incidente stradale che coinvolse un furgone con 5 braccianti agricoli africani a bordo. La manodopera illegale veniva reclutata nella baraccopoli di Rignano: i braccianti venivano sfruttati e pagati a cottimo 4 euro per ogni cassa di pomodoro da 300 chili.
La legge in Italia che non dà un’alternativa legale
Ora con la presa di posizione del ministro, si spera sia risolva l’impasse della legge italiana sul caporalato, la 199 del 2016. Questa legge, infatti, è rimasta inapplicata, soprattutto nella parte del collocamento dei lavoratori stagionali. Il nocciolo del problema, come dicono i sindacati, è non aver creato un sistema efficiente di incontro tra domanda e offerta di lavoro, insomma un’alternativa legale al caporalato.
Rota (Fai-Cisl): Proseguire per attuare la clausola prevista dalla nuova Pac
Soddisfatto il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota che ha commentato: «La firma da parte del ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, del decreto interministeriale sulla condizionalità sociale, rappresenta un'ottima notizia per il mondo del lavoro, una scelta coerente con quanto ottenuto dopo tante battaglie dalle parti sociali per garantire che i fondi europei non siano soltanto vincolati al rispetto dell'ambiente e del benessere animale ma anche dei diritti dei lavoratori. Auspichiamo presto un confronto con il Governo per proseguire questo percorso: dobbiamo tutti impegnarci a costruire e applicare le nuove regole, di concerto anche con il ministero del Lavoro, per concretizzare la clausola sociale prevista dalla nuova Pac come ulteriore strumento di contrasto e prevenzione dello sfruttamento e di tutela della salute e sicurezza in tutti luoghi di lavoro».
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Alberto Lupini
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