Agricoltura italiana al collasso: debiti per 41 miliardi

Gli effetti della guerra si fanno sentire sulle imprese che hanno chiesto aiuto alle banche per sopravvivere. Secondo Coldiretti un'azienda su dieci ha già chiuso e un terzo lavora in perdita

12 aprile 2022 | 15:47

L'agricoltura italiana è in crisi. Lo certifica un dato che dice che il 5,5% dei prestiti bancari, per un totale di 41 miliardi, è destinato alle imprese dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Abi in riferimento al Def, il Documento di economia e finanza del Governo, nel sottolineare che per garantire la sostenibilità finanziaria delle imprese occorre prevedere misure in favore del settore agricolo per contenimento dei costi dell’energia, strumenti di accesso al credito e garanzie ma anche norme per semplificare e sbloccare tutte le risorse già stanziate per il settore. Coldiretti segnala che già un'impresa su dieci ha dovuto cessare l'attività, mentre un terzo delle aziende si trova a lavorare in perdita.

Un'azienda agricola su 10 ha cessato l'attività

Coldiretti riferisce che più di una azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Ma non solo, ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. È il risultato di uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole.

I costi delle materie prime sono saliti anche del 170%

Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media, ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. «Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte».

Così si rischia di aumentare la dipendenza dall'estero

Coldiretti rileva che l’incremento dei costi rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.

L'appello: «Intervenire per contenere gli aumenti»

Per Coldiretti il Governo deve agire tempestivamente per arginare questo tsunami. «Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Ha poi sottolineato che «occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali».

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Alberto Lupini


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