Affitti brevi, anche la Campania fa da sé: legge regionale contro il nero
Mentre la bozza di legge sugli affitti brevi della ministra Santanchè è ancora in alto mare, comuni e regioni vanno avanti. Dopo Firenze e la Valle d'Aosta, la Campania lancia la stretta: 180 giorni per mettersi in regola
Anche da Le Monde avevano tuonato: la situazione affitti brevi in Italia sta davvero scappando di mano. Il giornale francese si era concentrato in particolare su Napoli che aveva definito come «un simbolo dell'esplosione del turismo e della gentrificazione: i quartieri spagnoli, vicini al porto, dove fiorivano la prostituzione, il contrabbando e traffici vari – aveva scritto Le Monde - sono ormai saturi di bed and breakfast, negozi di souvenir, appartamenti in affitto su Airbnb. Parte degli abitanti teme di vedere la città diventare una seconda Barcellona, sottratta alle classi popolari, asettica e mercificata». La “risposta” della Campania? Approvata una legge regionale contro gli affitti abusi con multe che arriveranno anche a 5mila euro (a rischio circa 3mila dei 5mila annunci di locazione abusivi a Napoli). Ora i proprietari hanno 180 giorni per mettersi in regola. Ma, in fatto, di autoregolazione sugli affitti brevi, la Campania non è di certo la prima. Mentre, infatti, la bozza di legge sugli affitti brevi proposta dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che aveva lasciato scontenti tutti, è ancora in alto mare, Firenze aveva approvato all'unanimità il primo atto formale che avvia la procedura urbanistica per bloccare le nuove attività di affitti turistici nell'area Unesco della città, e la Valle d’Aosta ha varato la sua legge a riguardo. Una legge, dicono dalla regione, che regola gli affitti brevi in modo «molto meno restrittivo» rispetto alla proposta della ministra Santanchè.
Affitti brevi, la bozza Santanchè in alto mare
Anche perché, ricordiamolo, il disegno di legge sugli affitti brevi proposto dalla ministra del Turismo, aveva lasciato scontenti tutti. In primis chi avrebbe dovuto tutelare, cioè, gli alberghi e i sindaci delle 14 città ad alta densità turistica interessate, per i quali non ci sarebbe stata nessuna vera stretta su Airbnb e simili. Ora, anche se ci sono state anticipazioni positive sulle possibili modifiche in particolar modo sugli standard minimi, sui controlli e sulla normativa fiscale, c’è il nodo minimum stay (il numero di notti minimo da trascorrere in una locazione turistica) che da 2 notti potrebbe scendere ancora, scontentando ancora di più gli alberghi.
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Quindi meglio fare da soli. Come ha pensato anche la Campania dove finora solo i titolari di b&b e affittacamere (gestiti da imprese e con eventuali servizi di colazione) e dalle case vacanze (che mettono in affitto al turista un intero immobile per un periodo superiore ai 30 giorni) dovevano presentare in comune la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). Ma ora e a stretto giro le cose non saranno più così: anche per gli affitti di pochi giorni bisognerà fornire diverse garanzie al municipio.
La circolare regionale prevede, infatti, l’estensione del Codice Unico Identificativo delle strutture ricettive alle locazioni brevi. Tutti i comuni, inoltre, «sono tenuti a istituire un apposito registro per la tenuta della banca dati» e «i soggetti interessati all’attività sono tenuti a comunicare al Comune i dati catastali, l’indirizzo, il numero di camere e posti letto, i periodi di locazione effettuata», più «codice fiscale e pec» dell’host. Ma non solo tra i criteri che le case per turisti dovranno rispettare, in termini di spazio e vivibilità c’è un minimo di 28 metri quadrati per mettere in affitto un monolocale. L’ampiezza minima è invece di 38 metri quadrati per una doppia.
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Alberto Lupini
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