Affitti brevi a Venezia, la proposta per bloccarli: moratoria di due anni

L'opposizione propone una moratoria di due anni sugli affitti brevi per fermare gli affitti brevi e l'impennata dei costi degli immobili. Ma l'esperienza di New York solleva dubbi sull'efficacia di queste misure

02 ottobre 2024 | 16:23

Continua la battaglia delle città d'arte italiane contro gli affitti brevi, e questa volta è Venezia a fare notizia. Infatti, di recente, le forze politiche di opposizione hanno presentato al Comune una proposta di moratoria di due anni sull'apertura di nuove locazioni turistiche. Una mossa necessaria, secondo i promotori (il gruppo Terra e Acqua 2020 guidato da Marco Gasparinetti), per mettere un freno all'esplosione degli affitti brevi, che nella città lagunare hanno raggiunto numeri impressionanti (sono oltre 6mila gli immobili già registrati per affitti turistici), e per evitare rialzi incontrollati dei prezzi degli immobili. Ma l'esperienza di città come New York, che ha già introdotto norme restrittive contro gli affitti brevi da un anno, solleva dubbi sulla reale efficacia di queste misure.

Venezia e gli affitti brevi: il Comune chiamato a intervenire

A Venezia, l'attuale iniziativa di moratoria sugli affitti brevi si inserisce in un contesto di misure già attuate per preservare il tessuto urbano. Infatti, nel 2017, la città aveva introdotto una variante al Piano Urbanistico per bloccare la creazione di nuovi alberghi e l'ampliamento di quelli esistenti nel centro storico. Oggi, la sfida riguarda le locazioni turistiche, che rischiano di rendere la situazione ancora più insostenibile. Nonostante l'emendamento Pellicani, convertito in legge nel luglio 2022, abbia dato a Venezia la possibilità di adottare un regolamento specifico sugli affitti brevi, il Comune non ha ancora preso provvedimenti concreti per far fronte al problema. Considerando, però, la pressione di cittadini e studenti universitari, presto potrebbero esserci novità, come già accaduto a Firenze.

Affitti brevi, le prime mosse del Governo

Parallelamente, il Governo Meloni si sta muovendo per affrontare la questione su scala nazionale. La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha promosso negli ultimi mesi una serie di normative per limitare la proliferazione di nuovi affitti brevi e garantire una regolamentazione più rigida e uniforme. Tra le prime misure adottate c'è il Codice identificativo nazionale (Cin), che obbliga i proprietari di immobili destinati a locazioni turistiche e i gestori di strutture ricettive a dotarsi di un identificativo unico, da riportare in tutti gli annunci online e rendere visibile all'interno delle strutture.

Le nuove normative sono accompagnate da sanzioni significative per chi non rispetta le regole. Gli affittuari che non registrano il proprio immobile con il Cin rischiano multe fino a 8mila euro, mentre gli annunci privi del codice possono essere sanzionati con una multa di 5mila euro. Ma non è tutto: gli immobili destinati agli affitti brevi devono rispettare specifici requisiti di sicurezza, come l'installazione di rilevatori di gas e estintori.

Inoltre, i proprietari sono obbligati a comunicare le generalità degli ospiti alle autorità entro 24 ore dall'arrivo. In caso di mancato rispetto di queste disposizioni, sono previste ulteriori sanzioni. Infine, i proprietari di più di quattro immobili devono aprire una partita Iva e rispettare le norme previste per la gestione imprenditoriale degli affitti.

Affitti brevi, le contromosse faticano però a funzionare: il caso di New York

Ma se in Italia il Governo tenta di arginare il problema degli affitti brevi (e delle sue conseguenze sul tessuto cittadino delle città) con una serie di normative, dall'altra parte del mondo New York, che ha già introdotto da un anno regolamenti stringenti, continua a lottare senza successo contro le stesse sfide. Nel settembre 2023, ricordiamo, il sindaco Eric Adams ha introdotto la Local Law 18, che limita drasticamente l'uso di piattaforme come Airbnb per contrastare l'aumento dei prezzi immobiliari.

La legge stabilisce che gli affittuari possano ospitare solo due persone per un massimo di due notti consecutive, a condizione che risiedano nella stessa abitazione e non ci siano stanze chiuse a chiave. Inoltre, l'affitto massimo consentito è di soli 30 giorni all'anno. Questa norma, pensata - appunto - per ridurre l'impatto degli affitti brevi sul mercato immobiliare e proteggere il tessuto abitativo della città, non sembra però aver prodotto gli effetti sperati. Anzi, secondo i dati disponibili, i prezzi degli immobili e degli hotel a New York sono continuati ad aumentare, registrando anche incrementi dell'8%. Un risultato che, per Airbnb, suona quasi come una rivincita...

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Alberto Lupini


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