A Natale Brescia riscopre il suo dolce Bossolà
Il tipico dolce bresciano è stato protagonista di un evento in suo onore. A presentarlo Iginio Massari che ha rivelato la ricetta del suo bossolà (dal maestro pasticcere chiamato Bussolà)
Dimenticato per secoli, ed ora riscoperto alla grande! È sua maestà il Bossolà di Brescia, dolce natalizio le cui origini, ricorda Marino Marini, insuperabile decano della cucina padana, risalgono al 1671.
Tradizione antica
Secondo una dettagliata ricostruzione fatta durante la Conviviale dell'Accademia della Cucina italiana promossa da Giuseppe Masserdotti, ha avuto il suo massimo splendore fra l'800 e il '900 con i mitici Bossola di Piccinelli, Chiappa e Camera. E non poteva mancare un libro scritto da Marini e Giovanni Brondi, sulla storia, realtà e futuro di un dolce di eccellenza. Intanto, sabato 10 dicembre Sua Maestà il Bossolà al Teatro Sociale di Brescia è stato protagonista di una grande festa tutta in suo onore. A raccontarlo è stato Iginio Massari, pasticcere, divulgatore e star televisiva bresciana di fama internazionale, considerato il più grande maestro pasticcere italiano nel mondo. Ad affiancarlo la figlia Debora.
Massari ha dialogato con un’altra bresciana eccellente: Camilla Baresani, scrittrice e giornalista presidente del Ctb, Centro Teatrale Bresciano, che si è spesso dedicata al tema del cibo nei suoi lavori di saggistica e di narrativa.
«L’Amministrazione comunale- ha rimarcato l'assessore alla cultura Laura Castelletti - è fermamente convinta che le tipicità enogastronomiche locali siano volano di attrattività turistica. È un onore avere tra i nostri concittadini un ambassador come il maestro Massari, che grazie al suo talento, alla sua popolarità e alla sua generosità è riuscito a portare dolci ricchi di storia e tradizione come il Bossolà alla notorietà nazionale e non solo». Entusiasta il sindaco Emilio Del Bono: «Bossolà vuol dire Brescia - afferma - e Iginio Massari ha saputo racchiudere, nel soffice impasto di questo dolce tradizionale, tutta la concretezza della nostra storia e il sapore delicato delle cose semplici. Ora, grazie al talento e alla profonda conoscenza dell’arte pasticcera del Maestro, Brescia e il bossolà hanno varcato i confini della nostra città e l’hanno resa, ancora di più, una meta da visitare».
Il bossolà secondo Massari
Iginio Massari non ha mai fatto mistero del suo affetto nei confronti del dolce bresciano, che ha il merito di aver destagionalizzato, proponendosi tutto l’anno nelle sue pasticcerie come il più noto panettone. Se un dolce è buono infatti, perché, limitarsi a consumarlo un mese all’anno?
Il bossolà, dal maestro chiamato Bussolà per un divertente aneddoto che è stato raccontato in teatro, ha la forma di una ciambella e richiede una preparazione piuttosto lunga: cinque fasi di lavorazione e impasto e quasi sette ore di lievitazione. Il suo sapore principale è il burro, e Massari lo definisce poeticamente “una nuvola”.
Dolce da… Capitale
Alla conferenza è seguita una degustazione di Bossolà, offerta dal Consorzio Pasticceri Artigiani (aderente all’Associazione Artigiani di Brescia), che già nel 1998 avviò un’azione mirata alla riscoperta delle specialità dolciarie tradizionali. L’evento ha visto la collaborazione, oltre che del Centro Teatrale Bresciano, di Brescia nel Piatto, giovane realtà volta a promuovere l’enogastronomia della leonessa, e dell’Istituto Superiore
Andrea Mantegna, che ha partecipato con una squadra di studenti. «Il Mantegna - sottolinea il direttore Giovanni Rosa - è stato lieto di aver supportato con il servizio dei propri ragazzi un’iniziativa che celebra uno dei dolci più rappresentativi della tradizione culinaria bresciana con l’auspicio che anche il mondo della scuola possa contribuire a farla conoscere a tutto il pubblico che incontrerà Brescia, la sua cultura e le sue tradizioni in occasione di Bergamo Brescia 2023».
E appunto, come è stato ribadito durante l'incontro dell'Accademia, il Bossolà, fra un mese diventerà uno dei simboli della Capitale Italiana della Cultura. Siederà con onore e per donar piacere, al desco della Dea e della Leonessa.
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Alberto Lupini