A dicembre disoccupati in aumento. Nei pubblici esercizi previsioni nere
Per l’Istat la disoccupazione a fine anno era salita in Italia al 9%. Nel 2014 eravamo oltre il 12%. La situazione è critica perché stavolta c’è un trucco: il blocco dei licenziamenti. Finora i disoccupati sono cresciuti fra autonomi e i lavoratori temporanei, in particolare le donne impiegate nel commercio e nel turismo
Quando nei prossimi mesi verrà ripristinata la libertà di licenziare, il tasso di disoccupazione arriverà almeno all’11-12% per poi scendere, forse, al 10% nel 2022. Nel secondo semestre di quest’anno potremmo avere un rimbalzo e fare crescere il Pil fra il 3 e il 4% e ciò potrebbe stabilizzare l’occupazione.
Il problema è che la perdita di occupazione potrebbe avvenire proprio nei servizi, l’area più colpita finora dalla pandemia: commercio, pubblici esercizi, turismo e tempo libero. E se non si riparte in fretta i danni sociali qui potrebbero esser davvero pesanti.
Va anche considerato che, superata la pandemia, alcune abitudini dei consumatori potrebbero essere cambiate in modo definitivo: fare più smartworking e quindi mangiare meno spesso fuori casa. Oppure viaggiare di meno per lavoro. Con inevitabili conseguenze per bar, ristoranti e hotel.
A dicembre registrato un boom di disoccupazione femminile
Nel dettaglio, sono le 99mila donne che nel confronto tra novembre e dicembre 2020 hanno perso il lavoro, nonostante il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione, che ha raggiunto livelli mai visti in Italia. Nello stesso mese gli uomini che hanno perso il lavoro si sono fermati a 2000. Molte di quelle 99mila donne sono finite probabilmente anche tra le file degli inattivi (coloro cioè che, nel periodo di riferimento dell’indagine, non compiono alcuna azione per ricollocarsi) dal momento che, rileva l’Istat, a dicembre ce ne sono 60 mila in più, mentre le disoccupate in più rispetto a novembre sono 20 mila.
A dicembre in particolare c’è stato un boom di disoccupazione femminile: anche nel confronto annuo, tre lavoratori su quattro che hanno perso il lavoro sono donne (312 mila contro 132 mila). Anche in questo caso a “scoraggiarsi” sono soprattutto le donne: 338 mila inattive in più nel confronto annuo contro 144 mila uomini.
Ma non solo. I dati Istat certificano un’espulsione del lavoro selettiva: via i giovani, gli autonomi (79 mila nel solo mese di dicembre), i titolari di contratti a termine (nel confronto annuo sono 393 mila, mentre i titolari di contratto a tempo indeterminato crescono di 158 mila unità).
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Alberto Lupini
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