Alla scoperta delle 98 terrazze della Valmorbia

Dal 1° al 3 luglio la piccola frazione della Vallarsa, in Trentino, è pronta ad accogliere vignaioli, contadini e appassionati di storia del territorio e delle sue tradizioni culturali e agricole

29 giugno 2022 | 10:07
di Giuseppe Casagrande

La terra non è unicamente luogo di produzione, una merce cui dare un prezzo di scambio, privandola dei suoi valori più profondi, espressione dell’identità di una comunità. Allo stesso modo l’agricoltura, che da quella terra prende forma come espressione di simbiosi tra uomo e ambiente, non può essere ridotta a un semplice sistema produttivo ed economico che non considera i costi sociali, economici, ambientali e paesaggistici.


Vera agricoltura di montagna

Un quadro economico di profitto è sempre più diffuso in fondovalle, ma difficilmente replicabile per l’agricoltura di montagna, caratterizzata dalle limitate possibilità di utilizzo del suolo, le difficili condizioni climatiche, le forti pendenze e la situazione di extra-marginalità. L’agricoltura di montagna deve ritrovare la sua tipicità, che è prima di tutto la radice dell’identità del mondo rurale fatta di tradizioni, usi e costumi, paesaggio, architettura, varietà di specie vegetali e animali, gastronomia e arte e di molteplici benefici collettivi mai monetizzati quale la gestione dei suoli, delle acque, delle foreste.


In un processo agricolo montano vanno considerate le economie di scopo e non di scala, valorizzando la salubrità del terreno e di chi ci vive, valorizzando i saperi e le culture locali, le tecniche tradizionali e il mantenimento del paesaggio storico frutto di orme di storia e di natura.
Orme, queste, visibili nel disegno di piccole e grandi terrazze sui versanti delle nostre montagne, definite da Alberto Folgheraiter «un pentagramma di muri a secco che disegnano i fianchi della montagna per trattenerne la terra dell’autoconsumo». Terrazze visibili anche nelle immagini e nelle parole, negli usi e costumi della tradizione cimbra, nelle leggende e nei linguaggi sempre più rari nella parlata.


Il progetto 98 terrazze nasce per recuperare terre e tradizioni

Dalla volontà di raccontare il valore e la dignità culturale ed esistenziale di questo passato, di creare un progetto condiviso di recupero delle proprie terre e delle tradizioni in Trentino, a Valmorbia, minuscola frazione (40 abitanti) della Vallarsa è nato il progetto "98 terrazze", con la convinzione che attraverso un diverso concetto di agricoltura sia possibile dare una nuova prospettiva alla civiltà contadina montanara, prima che si tramuti in una storia muta.


Un progetto ambizioso che diverrà momento di approfondimento per un’idea di recupero collettivo di alcuni dei 98 terrazzamenti, patrimonio rurale della valle, attraverso interventi di restauro conservativo da destinare all’allevamento di varietà storiche di vite con l’ambizione di produrre un vino locale frutto della partecipazione e dei saperi antichi delle comunità della Vallarsa.


Durante il festival, in programma dal 1° al 3 luglio 2022, si proporranno tante attività che possano animare le tradizioni e gli aspetti folcloristici legati a questa vallata, la Vallarsa, da sempre luogo di emigrazione, ma anche crocevia, passaggio e scambio tra il mondo trentino, veneto e - non meno importante - cimbro.


Incontri culturali, proiezioni, mostre fotografiche, momenti conviviali

Sono previste proiezioni cinematografiche dedicate al mondo della montagna in dialogo con gli autori, corsi di agricoltura, convegni storici e di viticoltura, con la presenza di illustri ospiti, attivi in entrambi gli ambiti. Il paesino di Valmorbia si animerà inoltre con allestimenti testimoni del lavoro dei nonni e con due mostre: una divulgativa dedicata a una storia sconosciuta della Vallarsa (da Napoleone al Risorgimento) e una più introspettiva: un progetto fotografico di Luca Matassoni che ha raccolto i volti, le mani, i dettagli di alcuni dei contadini che a oggi ancora coltivano la terra su questi impervi crinali.


Non mancheranno degustazione di vini terrazzati alternati a momenti conviviali con pizze agricole e pasti rurali. E ancora momenti per le famiglie: passeggiate alla scoperta del paesaggio e delle leggende che lo hanno caratterizzato. Un filo rosso, sulle tavole, con l’accompagnamento dei cosiddetti “vin de la caneva”, quello dei viticoltori testimoni di questi luoghi e di queste tradizioni.

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Alberto Lupini


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