La storia dell'ulivo tra mitologia e religione

Nella prima tappa di questo percorso per professionisti della ristorazione dedicato all'olio ripercorriamo la sua storia e l'importanza che da sempre questo alimento ha avuto nei Paesi mediterranei e non solo

12 settembre 2023 | 14:30
di Matteo Scibilia

Con questo numero iniziamo un percorso di studio e di approfondimento sull’olio extravergine di oliva, quasi un piccolo corso di formazione dedicato ai professionisti della cucina, agli studenti di scuole alberghiere ma anche dedicato a chiunque voglia approfondire la conoscenza di questo grande prodotto della nostra agricoltura, prodotto che spesso è intrinsecamente collegato alla cultura ed alla storia di un territorio, il nostro territorio.

L'olio e la sua storia tra mito e religione

Gli eroi dei poemi omerici traevano forza dall’uso dell’olio che garantiva eterna giovinezza. Democrito attribuiva la sua longevità all’impiego del miele per uso interno e di olio per quello esterno.

L’ulivo è l’albero nazionale in Grecia, dacché nella disputa tra Atena e Poseidone per il possesso dell’Attica, Atena vinse facendo nascere la pianta dell’ulivo. Il prodotto delle olive, sacro alla dea, divenne un ingrediente fondamentale per le pratiche cultuali, cioè religiose, oltre che base per la cucina. Era già ingrediente importante per la cucina etrusca e per la romana.

Tito Livio narra che quando Annibale venne a conoscenza delle proprietà dell’olio di fornire calore, fece ungere il corpo dei suoi soldati per riscaldarlo e rinvigorirlo e così racconta la leggenda, ottenne molte vittorie.

Nell’Antico testamento l’olio rappresenta uno dei doni della terra promessa, è infatti uno degli elementi fondamentali della liturgia e dell’alimentazione ebraica.

Nella Genesi dopo la fine del diluvio universale, la colomba reca un ramoscello d’ulivo, segno del placarsi della collera divina.

Ricco di grasso, l’olio, frutto dell’albero ulivo, mescolato a profumi assume un significato sacrale nell’unzione del re d’Israele, e nell’arredo del santuario cui conferiva sacralità sapienza e gloria divina.

L’olio d’oliva è presente anche nel cristianesimo primitivo, come simbolo della grazia di Dio.

Dalla Mesopotamia al mondo

Insomma, tra leggenda e storia, in molti casi ancora attuale, quando parliamo dell’ulivo e del suo frutto, l’oliva, e, di fatto, del suo prodotto ottenuto da sempre con la pressatura, cioè l’olio, stiamo parlando di qualcosa che è strettamente legato alla storia dell’uomo. Si può ipotizzare che la specie, della pianta dell’ulivo, apparve sulla terra 15.000 anni fa, diverse fonti riconoscono nella mezzaluna fertile della Mesopotamia, attuale Iraq, il luogo di origine della pianta dell’ulivo, si pensa che in questi luoghi siano stati raccolti per la prima volta i frutti di questa pianta, si trattava allora come ancora oggi di frutti dal sapore amaro molto marcato e non commestibili, ma in quei territori dove si fa nascere le prime forme di agricoltura e di allevamento, qualcuno, sicuramente, cominciò ad utilizzare questo frutto, le olive, perché si accorse che schiacciando fra le mani, queste risultavano unte da un liquido scuro e scivoloso, che in seguito risultò efficace nell’allievare il fastidio e il dolore delle ferite, di far scivolare gli oggetti e di fare luce, da qui tra l’altro la nascita dell’olio lampante.

Questa pianta, poi dalla Mesopotamia, l’ulivo ha viaggiato in un lungo e largo arrivando anche in Egitto, citazioni che sottolineano l’importanza nutritiva dell’olio  d’oliva si ritrovano nel codice Babilonese di Hammurabi, nel papiro di Ebers, vero e proprio trattato medico risalente a due mila anni prima di Cristo e negli scritti di Omero ( VIII sec. a.C. ) che definisce l’olio d’oliva "oro liquido".

La diffusione con Fenici, Greci e Romani

Furono i Fenici che diffusero la pianta dell’ulivo nel Mediterraneo, ma è grazie agli uomini e soprattutto agli uccelli che trovò pianta stabile in Grecia, che non ha più abbandonato. Il valore non solo commerciale che l’olio d’oliva raggiunse nell’area del Mediterraneo è riconosciuto anche dal fatto che veniva offerto in premio agli atleti, per esempio nei giochi Panatenaici, prime e vere olimpiadi, il vaso, l’anfora Panatenaica data ai vincitori delle gare era normalmente colma di olio d’oliva ed era il premio più ambito. Alcune fonti raccontano che in Grecia il consumo dell’olio d’oliva, dell’oro liquido, arrivasse a ben 55 litri l’anno per ogni adulto di cui quasi la metà destinata all’uso d’igiene del corpo, una piccola parte all’illuminazione e all’uso religioso e il restante nella alimentazione.

I Greci di sicuro diffusero le prime piante d’ulivo nell’Italia meridionale, poi i Romani fecero il resto portando l’ulivo nel resto della Penisola. Questi ultimi lo diffusero anche in Spagna, nell’area definita Spagna Betica, corrispondente all’attuale Andalusia, area realmente eletta per la coltivazione dell’ulivo, e quindi per la produzione di olio, tra l’altro questa parte di Spagna e di olio ha qualcosa che lega la città di Roma a questo territorio, un immenso cumulo di anfore rotte, chiamate anche testi, usate per il trasporto di olio proveniente probabilmente dalla Spagna Betica, si accumularono così tra il 1 e il III secolo d.C. nelle vicinanze delle installazioni portuali del Tevere, creando una specie di collina di oltre 50 mt di altezza, quello che ancora oggi si chiama il Monte Testaccio. Sotto il regno di Costantino nella capitale, cioé Roma, si narra esistevano oltre 300 forni per il pane e circa 2.500 distributori di olio d’oliva che veniva distribuito ai cittadini.

Come spesso racconto, se da un lato i Romani diedero un forte impulso alla diffusione della coltivazione dell’ulivo e quindi dell’olio, furono in realtà i monaci e i religiosi che piantarono olivi nei pressi dei monasteri per produrre olio che era utilizzato nelle pratiche religiose, a contribuire alla diffusione così come fu anche per la vite e per il suo prodotto finale, cioè, il vino. Il vinsanto che serviva e serve anche oggi per la funzione della messa cristiana, il vino è il sangue di Cristo, parola in origine Christos che vuol dire unto, l’olio viene utilizzato nel battesimo, nella Cresima, nell’estrema unzione, nell’ordinamento sacerdotale, oltre che non ricordare il rametto di olivo benedetto distribuito ai fedeli la Domenica delle Palme, usanza che si rifà al racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme atteso da una folla che sventolava rami di ulivo e palme. Insomma, una pianta che affonda le sue radici realmente nella storia dell’uomo e che produce un prodotto, l’olio, che ha anche una grande proprietà salutistica, quasi una farmacia viaggiante, ma di questo ne parleremo nei prossimi numeri. 

Le prime piante di ulivo si ipotizza fossero piante simili ad arbusti spinosi definiti olivastri il cui nome botanico/scientifico è olea europaea oleaster, da cui la pianta finale, il comune olivo, nome botanico olea europaea L.

Terminiamo qui con un racconto tra storia e mitologia della pianta dell’ulivo, sul prossimo numero cominceremo a raccontare del frutto stesso dell’ulivo, cioè dell’oliva, un frutto chiamato drupa, frutto dalla polpa carnosa con un nocciolo, endocarpio, solitamente uno o due, appunto come l’oliva o la pesca.

 

 

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Alberto Lupini


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